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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Ecco perché la “caccia” di Madrid a Puigdemont rischia di diventare un caso giuridico. E una vittoria politica degli indipendentisti

I "limiti" del mandato d'arresto europeo. I precedenti dell'ETA. La sentenza del Tribunale dei diritti umani sulla giustizia spagnola. Il leader catalano potrebbe "salvarsi" dal carcere. Dando uno smacco non da poco al governo Rajoy e al Paese da cui vuole separarsi

La Spagna ha emesso un mandato d'arresto europeo, direzione Belgio, per chiedere la consegna dell'ormai ex presidente della Catalogna, Carles Puigdemont, e dei suoi quattro ex ministri che con lui si sono “rifugiati” a Bruxelles. Le accuse sono sedizione, ribellione e malversazione. Nel frattempo, la giustizia spagnola ha arrestato altri 8 esponenti del Govern catalano, tra cui il vicepresidente Oriol Junqueras. Che potrebbero essere gli unici a finire dietro le sbarre per il tentativo di secessione delle scorse settimane. Già, perché la “caccia” a Puigdemont e ai quattro ex ministri potrebbe infrangersi contro un muro di leggi. Mettendo a nudo tutti i limiti della collaborazione giudiziaria tra i paesi dell'Ue.

Il mandato d'arresto europeo

Il problema è proprio il mandato d'arresto europeo, introdotto dal Consiglio Ue nel 2002 e attuato con non poche resistenze (Italia in testa) dagli Stati membri. Se finora la questione catalana è stata di fatto una vicenda di “politica interna spagnola”, come l'hanno definita le varie cancellerie europee e la stessa Commissione, con il mandato emesso da Madrid la battaglia per l'indipendenza della Catalogna fa il suo ingresso nell'ambito prettamente giuridico. Ed europeo. 

La questione giuridica

Per capirci meglio: con un'eventuale richiesta di asilo politico, Puigdemont avrebbe messo in imbarazzo il governo belga, perché una tale decisione avrebbe coinvolto il livello, per l'appunto, “politico”. Il mandato d'arresto, invece, chiama in causa direttamente le gisutizie dei due paesi, Spagna e Belgio. E toccherà adesso ai giudici di Bruxelles decidere se accogliere o meno la richiesta di estradizione di Madrid. Una decisione che non potrà essere “politica”, a meno di forzature che rischerebbero di far alzare ancora di più il livello delle proteste in tutta Europa e far crescere da un lato le “simpatie” verso Puigdemont e indipendentisti catalani e dall'altro le turbolenze delle altre regioni sepratiste dell'Ue, tra cui le Fiandre belghe.

Se la vicenda resterà in ambito prettamente giuridico, allora il leader catalano potrebbe avere buone speranze di non venire rispedito in Spagna. Il mandato d'arresto europeo, infatti, ha dei limiti e lascia spazio all'interpretazione dei giudici del paese che ha ricevuto la richiesta. 

La "doppia incriminazione"

Il limite sta essenzialmente nella cosidetta “doppia incriminazione”: se un reato previsto in Spagna non esiste in Belgio, il giudice puo' dire no all'estradizione. Dei tre capi di accusa formulati da Madrid, la ribellione non rientra nell'ordinamento belga, la sedizione non sarebbe più applicabile e resterebbe solo la malversazione. E' vero anche che il mandato d'arresto europeo prevede una deroga per 32 categorie di reati. Ma sedizione e ribellione non compaiono tra queste e anche la malversazione non ha una sua specifica categorizzazione (al massimo potrebbe rientrare in corruzione e frode, che fanno parte di questa lista). 
Ricapitolando, le accuse spagnole non troverebbero piena corrispondenza nelle leggi belghe, né nella lista di reati che rendono obbligatoria l'attuazione del mandato d'arresto europeo. Ecco, dunque, perché i giudici di Bruxelles potrebbero “salvare” Puigdemont e i suoi ministri esuli.  

Belgio paese garantista

Ma i punti a favore del leader catalano non si fermano qui. Innanzitutto perché il Belgio è, assieme a Regno Unito, Germania e Olanda, il paese più garantista sul fronte delle estradizioni, con tanto di una commissione che può valutare se concederla o meno e perché vigono anche altri paletti figli degli accordi internazionali in materia di giustizia. E difatti non sono mancati gli stop da parte di Bruxelles a richieste di altri paesi membri dell'Ue. Guarda caso, come difensore in terra belga, Puigdemont ha nominato Paul Bekaert, avvocato che appena un anno fa era riuscito a bloccare l'estradizione di una ex militante dell'ETA proprio in Spagna.

I limiti della giustizia spagnola

La motivazione addotta dai giudici belgi fu che le condizioni di detenzione dei militanti ETA sono estremamente dure, contrarie al rispetto dei diritti fondamentali. La Spagna è stata punita anche dal Tribunale europeo dei diritti umani (che non va confuso con la giustizia Ue) per violazione dei diritti fondamentali di una ottantina di detenuti dell'ETA. 

Inoltre, in una recente indagine della Commissione europea, la giustizia spagnola è stata inserita al quartultimo posto nell'Ue per indice di gradimento dei suoi cittadini, con ben il 58% che ne dà una valutazione negativa. 

Ecco un altro punto su cui Puigdemont proverà a far leva: le carenze della giustizia spagnola. Lo ha detto, tra le righe, nel corso della conferenza stampa a Bruxelles: “In Spagna, c'è una giustizia politicizzata”. Chissà se alla fine, il tribunale belga gli darà ragione. Trasformando cosi' un caso divenuto giudiziario in una vittoria, questa si', politica. 

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