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Giovedì, 25 Aprile 2024
Astana / Kazakistan

Il caos in Kazakistan non è solo per il caro-bollette

Le violenti proteste nell'ex Paese sovietico hanno provocato morti e feriti. Potrebbe essere una nuova Bielorussia, nel pieno delle tensioni tra Usa, Ue e Mosca

Un edificio del governo assaltato e incendiato. Un aeroporto occupato. Internet in black-out. E, secondo fonti governative, otto morti tra soldati e agenti di polizia e oltre 300 feriti. È questo il primo bilancio delle violente proteste scoppiate in Kazakistan contro il governo, la cui scintilla è stato il repentino aumento del prezzo del gas. Per il presidente dell'ex repubblica sovietica, Kassym-Jomart Tokayev, tra i principali alleati della Russia di Vladimir Putin, si tratta di azioni "terroristiche". E Mosca ha già inviato le sue truppe a sostegno del governo.

L'aiuto è scattato dopo che Tokayev ha fatto appello all'Organizzazione del Trattato di sicurezza collettiva (Csto), gruppo di ex repubbliche sovietiche a guida russa. "Queste gang terroristiche sono internazionali, sono state sottoposte a un serio addestramento internazionale all'estero e il loro attacco contro il Kazakistan può e deve essere considerato un atto di aggressione - ha detto Tokayev in un discorso in tv - Oggi faccio appello ai capi dei Paesi del Csto per assistere il Kazakistan nel superare questa minaccia terroristica".

Cosa sta succedendo

La proteste sarebbero scattate a Zhanaozen, per poi coinvolgere ad Almaty, la città più grande del Kazakistan. Secondo quanto riportano i media, la scintilla è stato il forte aumento dei prezzi del gas, per la precisione quelli del Gpl. Utilizzato da molti per alimentare le proprie auto, il prezzo del Gpl è raddoppiato con l'inizio del nuovo anno. Il governo, che ora si è dimesso, ha affermato che l'aumento è stato causato da un aumento della domanda e da una carenza di produzione.

Il Kazakistan ha da tempo dovuto affrontare una serie di problemi, soprattutto nel settore energetico. L'anno scorso, ad esempio, il Paese non è riuscito a generare elettricità sufficiente e ha dovuto fare affidamento sulla Russia per compensare le interruzioni di corrente. Anche il costo del cibo è aumentato drasticamente negli ultimi mesi, tanto che lo scorso autunno il governo ha emesso il divieto di esportare bovini e altri animali più piccoli, oltre a patate e carote.

Non solo caro bollette

La questione energetica potrebbe però essere solo la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. Il Kazakistan, considerato a lungo un'autocrazia stabile, si trova nel pieno di una profonda crisi politica, che potrebbe avere ripercussioni al di là dei propri confini. Il governo di Astana (la capitale ribattezzata di recente Nur-Sultan) è rimasto tra i più stretti alleati di Mosca fin dalla dissoluzione dell'Urss. E nel 2010 ha formato con la Bielorussia e la Russia l'Unione doganale eurasiatica, cui più tardi hanno aderito anche Armenia e Kirghizistan.

Sotto il cappello di Mosca, il Kazakistan ha vissuto tre decenni di relativa stabilità politica con il dominio incontrastato di Nursultan Nazarbayev (a cui è stato dedicato il nuovo nome della capitale). Nazarbayev, passato agli annali come il leader post-sovietico più longevo, si è dimesso da presidente nel 2019, ma ha mantenuto la guida del partito al potere, Nur Otan, e, secondo molti, anche il controllo dell'operato del governo e dell'attuale presidente Tokayev. Solo poche settimane fa, nel novembre 2021, l'ultraottantenne Nazarbayev ha abbandonato anche la leadership del partito.

Cosa chiedono i manifestanti

La coincidenza temporale tra le dimissioni dell'ex autocrate e le proteste non sarebbe casuale. La promessa delle autorità di una misura straordinaria per calmierare i prezzi del Gpl non ha fermato la rabbia dei manifestanti, che stanno prendendo di mira sempre più città del Paese. Stando a quanto racconta il Guardian, tra le rivendicazioni di chi protesta c'è innanziutto la richiesta di riforme politiche ed elezioni eque. Ma soprattutto di tagliare i ponti con il vecchio sistema di potere. “La gente è stanca di corruzione e nepotismo, e le autorità non ascoltano le persone. Vogliamo che il presidente Tokayev adotti vere riforme politiche, oppure se ne vada via e indica elezioni eque”, ha detto Darkhan Sharipov, un attivista della società civile kazaka.

Una nuova Bielorussia?

La sensazione, dunque, è che ci si trovi di fronte a una situazione molto simile a quella cui si è assistito di recente in Bielorussia. Il tutto nel pieno delle tensioni tra Washington e Mosca sull'Ucraina, dei rincari del gas che stanno colpeno l'Europa e mentre la Germania è alle prese con la delicata gestione del Nord Stream 2, il maxi gasdotto con la Russia che non piace agli Usa (e non solo). Ecco perché i riflettori di tutto il mondo sono puntati su Astana.

L'Unione europea, per il momento, sembra non voler prendere posizione, a differenta di quanto fatto con le manifestazioni in Bielorussia. Bruxelles ha chiesto a "tutte le parti coinvolte" nelle proteste contro il caro gas in Kazakistan di "agire con responsabilità e moderazione e di astenersi da azioni che possano portare a un'ulteriore escalation della violenza". In una nota del portavoce del servizio di azione esterna europea si sottolinea che, "mentre si riconosce il diritto alle manifestazioni pacifiche, l'Ue si aspetta che restino non violente e che si eviti ogni incitamento alla violenza".

I 27, inoltre, chiedono alle autorità di "rispettare il diritto fondamentale a protestare in modo pacifico e la proporzionalità nell'uso della forza quando difendono i legittimi interessi di sicurezza e di rispettare gli impegni internazionali", tra cui la libertà di stampa e l'accesso alle informazioni online e offline. Nella nota si ricorda che il Kazakistan "è un partner importante per l'Ue, che incoraggia una soluzione pacifica della situazione attraverso un dialogo inclusivo con tutte le parti coinvolte ed il rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini".

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