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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Anche quest'estate l'Italia farà "da sola" sui migranti: niente da fare sulla redistribuzione Ue degli arrivi

Su richiesta di Draghi e Sanchez, il dossier migrazione verrà discusso al summit di giugno. Sul tavolo l’approvazione del Patto europeo che non piace al Sud Europa

Quando si parla di Mediterraneo, in Europa fioccano le promesse da marinaio. I tanti appelli alla solidarietà e all’azione coordinata Ue arrivati nelle ultime ore di fronte alle immagini della disperazione nei volti dei migranti respinti a Ceuta, dei cadaveri dei bambini sulla spiaggia libica di Zuwara e dei barconi in arrivo a Lampedusa si sono tradotti nella fissazione di un punto in agenda: il dossier verrà trattato dai leader al vertice europeo di fine giugno. Una magra consolazione per l’Italia, che da giorni prometteva di voler “portare il tema” alla riunione tra i leader Ue che si è conclusa ieri. Il segretario della Lega, Matteo Salvini, dopo il vertice ha ringraziato il premier Mario Draghi “che ha portato sul tavolo di Bruxelles i temi dell’immigrazione, della difesa dell’Europa e dei suoi confini”, ha twittato. “Volere è potere!”, ha aggiunto l’ex ministro. Ma Emmanuel Macron la pensa diversamente. 

Nessuna redistribuzione

“Mentiremmo a noi stessi - ha detto il presidente francese in conferenza stampa dopo il vertice - se pensassimo di risolvere l’intero pacchetto immigrazione al vertice di giugno”. A smorzare le speranze della politica italiana non è stato solo l’amaro realismo di Macron, ma soprattutto la semplice ricostruzione fatta dal capo dell’Eliseo delle conversazioni tenutesi a Bruxelles nelle ultime ore. “Non si è parlato di un sistema intergovernativo di ripartizione dei migranti né durante la breve discussione” al tavolo dei leader e tantomeno “durante il bilaterale con Mario Draghi”, che si è incontrato in separata sede con Macron ieri mattina. Sul tavolo rimane quindi la cooperazione sulla cosiddetta azione esterna dell’Ue: “Relazioni con i Paesi d'origine o transito e migliore protezione delle frontiere comuni”. Di redistribuzione obbligatoria non se ne parla neanche. 

Il Patto che non conviene all'Italia

A parte il sostegno Ue sull’azione in Libia, magari sul modello dell’accordo già in vigore con la Turchia per contenere l’arrivo dei migranti, il massimo che potrebbe ottenere l’Italia nella prima estate dopo la crisi del Covid è l’approvazione del piano della Commissione che, per stessa ammissione del Governo di Roma, non alleggerirà granché il Paese dalla pressione della rotta migratoria. Il Patto Ue sulla migrazione e l’asilo presentato da Palazzo Berlaymont a fine settembre prevede infatti un meccanismo di ‘sponsorizzazione’ dei rimpatri da parte degli Stati membri geograficamente meno esposti alle rotte migratorie. Si stabilisce anche un meccanismo di soccorso per i Paesi che si trovano in difficoltà, che verrebbero aiutati con la distribuzione concordata verso gli altri Stati. Novità accolte senza entusiasmo sia dai Governi del Sud Europa che dalle ong che si dedicano alle operazioni di salvataggio in mare. La principale innovazione introdotta dal Patto Ue è infatti un sistema di rimpatri pensato per velocizzare le pratiche. Ma secondo EuroMed Rights - organizzazione ‘ombrello’ che riunisce tante ong europee a difesa dei diritti umani (Amnesty International, Human Rights Watch e Arci, per citarne alcune) - il nuovo sistema avrà il solo effetto di moltiplicare a dismisura (almeno di sette volte) gli hotspot e i centri di permanenza per il rimpatrio. Non proprio la dimostrazione di solidarietà che si aspettava l’Italia.

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