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Venerdì, 29 Marzo 2024
Fake & Fact

Perché l'Italia è il Paese Ue che sta spendendo di più contro il coronavirus

Dal senatore ex 5 stelle Paragone alla Lega, sul web circolano meme che equiparano le manovre anti-Covid19 dei governi europei. Il nostro sembra sfigurare, ma le cose sono ben diverse

"Tutti devono sapere: Germania padrona dell’Ue. Aiuti a imprese italiane 25 miliardi. Aiuti a imprese tedesche 550 miliardi". A scriverlo, un giornalista, nonché senatore della Repubblica, l'ex 5 stelle ed ex direttore della Padania (quotidiano), Gianluigi Paragone. Sulla stessa linea una serie di meme promossi da esponenti e attivisti del Carroccio, che segnalano, a loro giudizio, il braccino corto del governo italiano dinanzi alla 'generosità' non solo tedesca, ma anche di Francia, Regno Unito e Spagna. Peccato che, a conti fatti e facendo le giuste proporzioni, sia vero proprio il contrario: il Paese Ue che sta spendendo di più per contrastare le ricadute economiche del coronavirus è, al momento, proprio l'Italia. 

Già, perché nel fare i calcoli, il senatore Paragone, scusate il gioco di parole, sbaglia proprio i 'paragoni'. I 25 miliardi di euro stanziati dall'Italia, infatti, sono le risorse messe in campo direttamente dal bilancio statale, per la precisione, come spiega bene PagellaPolitica.it, si tratta dell’aumento "dell’indebitamento netto richiesto per finanziare il bilancio dello Stato nel 2020, al fine di fronteggiare l’emergenza economica creata dal coronavirus". Diversa cosa sono i 550 miliardi del piano di stimolo all'economia varato dal governo di Angela Merkel, cosi' come i 300 miliardi della manovra della Francia, i 200 della Spagna o ancora i 330 del Regno Unito, citati a vario titolo come esempio dai meme critici che circolano in queste ore sul web: in tutti questi casi, infatti, si tratta degli investimenti complessivi che verranno attivati grazie allo stimolo dell'azione del governo. Si tratta di risorse nella stragrande maggioranza private e non quelle esclusivamente pubbliche, come i 25 miliardi del 'Cura Italia'.

Se proprio si deve fare un parallelo, allora bisogna prendere la previsione del governo sugli investimenti privati che attiverà nel complesso il Cura Italia: secondo il premier Giuseppe Conte, saranno 350 miliardi. Secondo il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri un po' meno, 340 miliardi. Previsioni troppo rosee? Non siamo economisti e non sappiamo giudicare. L'unica cosa che possiamo affermare è che sono queste cifre che vanno comparate con le risorse citate per gli altri Paesi.

PagellaPolitica.it fa l'esempio della Germania; i 550 miliardi messi in campo fanno riferimento alle risorse che le istituzioni finanziarie tedesche "sono in grado di prestare alle imprese in caso di necessità". "Non sono insomma soldi già destinati a sostenere aumenti della spesa pubblica, ad esempio per il servizio sanitario, ma 'garanzie' di liquidità che vengono date al tessuto economico". Per la precisione, si tratta delle risorse in pancia alla Kfw, la banca pubblica per gli investimenti, più o meno la nostra Cassa depositi e prestiti (che infatti rientra nel piano del nostro governo per arrivare ai 340/350 miliardi di cui sopra).

In termini assoluti, dunque, la manovra della Germania è più corposa di quella italiana. Ma del resto parliamo di un Paese, quello tedesco, che ha un Pil doppio rispetto all'Italia in termini assoluti (3.435 miliardi contro i 1.787 nel 2019). Ecco perché sarebbe corretto, per comparare gli sforzi dei singoli Stati europei, mettere in relazione investimenti complessivi attivati e Pil. E cosi', il Regno Unito si propone di smuovere investimenti per 330 miliardi pari al 13% del Pil. La Spagna 200 miliardi pari al 16% del Pil. La Francia 300 miliardi, ossia il 12,5%. La Germania il 16%. Nessuno di questi Paesi, pero', raggiunge il 19%, che è il peso potenziale di Cura Italia sul nostro Pil. 

Certo, è anche vero che in questo momento è l'Italia il Paese europeo più colpito sotto il profilo sanitario ed economico dalla pandemia di Covid19. Ma proprio per questa ragione, sarebbe meglio stare più attenti alle informazioni che si mettono in circolo. Tanto più quando di professione si è giornalisti.

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