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Giovedì, 18 Aprile 2024
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Dalla Grecia alla Lituania, il muro di oltre 1000 chilometri alzato dall'Europa contro i migranti (afghani compresi)

Vilnius sta costruendo una barriera al confine con la Bielorussia. Atene ha completato la sua alla frontiera turca. Ma non sono casi isolati: succedeva anche prima della crisi in Afghanistan

“In Europa abbiamo una Storia che dice che se si costruiscono muri intorno a sé si rischia di finire in prigione. Per Storia e tradizione, noi celebriamo quando i muri vengono abbattuti e i ponti vengono costruiti". Era il 2017 quando l'allora Alto rappresentante della politica estera dell'Unione europea, Federica Mogherini, usò queste parole per criticare l'ex capo della Casa Bianca, Donald Trump, e il suo muro anti-migranti in costruzione tra Usa e Messico. Sono passati quattro anni da allora, Trump ha lasciato il posto al democratico Joe Biden, ma l'Europa sembra sempre più "trumpizzata", almeno nelle sue politiche migratorie. E gli esempi più lampanti sono i muri fisici che gli Stati membri, dalla Grecia, alla Lituania e alla Polonia stanno innalzando un po' ovunque per fermare, come tengono a sottolineare i governi, l'immigrazione clandestina. Peccato che contro di essi sbattano il muso anche profughi come quelli dell'Afghanistan.

Il muro di Atene

L'ultimo a essere completato è quello che il governo di Atene ha eretto al confine con la Turchia: una barriera dotata di un sistema di sorveglianza militare lungo un tratto di 40 chilometri. Il muro arriva dopo che negli ultimi due anni la Grecia aveva accusato Ankara di facilitare i flussi di migranti verso il suo territorio come strumento di pressione politica nei confronti dell'Ue. L'indignazione nei confronti del "tiranno" o "dittatore" Recep Tayyip Erdogan (a seconda se si usa la definizione di Emmanuel Macron o quella di Mario Draghi) fu annacquata dalle polemiche nei confronti dell'uso della forza (ritenuto eccessivo da diverse organizzazioni umanitarie) e dei respingimenti in mare attuati dalle autorità greche con, pare, il consenso della guardia di frontiera Ue, Frontex. Da qui, l'uso di alternative: i "cannoni sonori" per i barconi, e, per ultimo, il muro da 40 chilometri in pieno stile Trump. "I nostri confini rimarranno inviolabili", ha detto il ministro greco per Protezione dei cittadini, Michalis Chrisochoidis. Anche ai profughi afghani, ha fatto intendere senza troppi giri di parole.

La frontiera bielorussa

Gli stessi profughi potrebbero scegliere la rotta che passa dalla Bielorussia per raggiungere l'Unione europea. Lo hanno fatto già coloro che sono andati via dall'Afghanistan prima della dipartita degli Usa e delle altre missioni militari, comprese quelle europee: si è trattato di poche migliaia finora, secondo Frontex. Ma tanto è bastato per far scattare subito un nuovo muro, quello che la Lituania sta costruendo al confine con la Bielorussia. Anche qui, i migranti si sono trovati a fare i conti con una situazione molto simile a quella tra Grecia e Turchia: il governo lituano (sostenuto da Bruxelles e da tutti i Paesi membri) ha accusato Minsk di favorire l'emigrazione verso l'Ue come arma di ricatto, mentre alcuni video (come quello qui sotto pubblicato dalla Bbc) mostrano i militari lituani impegnati nel respingere migranti e potenziali profughi al confine bielorusso. Secondo Minsk, non sarebbero mancate anche le violenze nei confronti di queste persone. 

Come la Grecia, anche la Lituania è pronta ad alzare il suo muro da 508 chilometri: a inizio agosto, il Parlamento di Vilnius ha dato il suo ok alla costruzione della barriera, che dovrebbe venire completata entro la fine del 2022. A nulla sono valse le polemiche da parte delle organizzazioni umanitarie, che hanno ricordato che tra i migranti che passano dalla Bielorussia (Paese che non puo' essere considerato sicuro, visto che è oggetto di sanzioni da parte della stessa Ue per le recenti repressioni a danno dell'opposizione al presidente Lukashenko) ci sono anche afghani: pochi giorni fa, i ministri degli Esteri Ue al gran completo hanno indirettamente dato il loro consenso al "rafforzamento" dei controlli alle frontiere con la Bielorussia.

Anche la Polonia avrà il suo muro

Ad essere preoccupata è anche la Polonia, altra nazione che confina con la Bielorussia. Per questo Varsavia ha già inviato 900 soldati al suo confine con l'ex Paese sovietico. E non solo. Varsavia ha annunciato che innalzerà a sua volta un muro sulla frontiera. "Una nuova recinzione alta due metri e mezzo sorgerà lungo il confine con la Bielorussia. Ulteriori militari saranno impegnati in aiuto alla guardia frontaliera. A breve presenterò i dettagli riguardanti il coinvolgimento delle Forze armate polacche", ha scritto in un messaggio su Twitter il ministro della Difesa polacco, Mariusz Blaszczak. L'opera assomiglierà a quella costruita dall'Ungheria lungo il confine con la Serbia e si svilupperà lungo 130 chilometri di confine, quasi un terzo del totale. La Polonia, come la vicina Lituania e la Lettonia, accusa Minsk di usare i migranti come un'arma di pressione su questi Paesi, promuovendo il loro arrivo in Bielorussia e il loro transito attraverso il confine dell'Unione europea.

Le barriere già esistenti

Guai, però, a pensare che i muri anti-migranti siano una novità per l'Europa. Ce n'erano già diversi prima delle tensioni con la Turchia o con la Bielorussia, come le barriere di Ceuta e Melilla, finanziate dalla stessa Unione europea con ben 30 milioni di euro per bloccare i migranti che dal Marocco tentano di raggiungere la Spagna, o meglio l'enclave di Madrid in Africa, lascito del suo passato coloniale. Anche in questo caso, la motivazione è sempre la stessa: fermare l'immigrazione clandestina e contrastare l'uso da parte dei migranti come arma di ricatto nei confronti dell'Europa, stavolta da parte del governo marocchino. 

Ma i casi non finiscono qui: secondo il sito InfoMigrants, già nel 2018 erano 1000 i chilometri di barriere antimigranti costruiti dai diversi Paesi Ue. C'è quella della Francia, innalzara nella città portuale di Calais nel 2016 con il contributo del Regno Unito. Ci sono i 109 chilometri che l'Ungheria ha eretto lungo il confine con la Croazia e la Serbia per fermare migranti di varie nazionalità, compresi i profughi siriani. Una recinzione l'ha innalzata anche l'Austria al confine con la Slovenia, la quale a sua volta ne ha costruita una con la Croazia. Come diceva Mogherini, "se si costruiscono muri intorno a sé si rischia di finire in prigione". Ma quelle parole, oggi, sembrano appartenere a un'altra era. 

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