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Giovedì, 18 Aprile 2024
Sanzioni / Russia

Perché l'Europa può dire addio al petrolio russo (ma non al gas)

La Polonia e l'Ucraina chiedono un embargo energetico totale. La Germania si oppone alla chiusura dei gasdotti. Il compromesso potrebbe essere sullo stop all'oro nero

Potrebbe essere il petrolio la prossima vittima delle sanzioni dell'Unione europea contro la Russia. Un embargo che da un lato consentirebbe di aumentare la pressione su Mosca affinché cessi il conflitto in Ucraina, e che dall'altro consentirebbe di "salvare" il gas naturale russo, le cui forniture sono essenziali per l'economia di un pezzo dell'Ue, in particolare di Germania e Italia. Sarebbe questo il compromesso a cui starebbero lavorando i governi dei 27 in queste ore.

Il difficile compromesso

A Bruxelles, è in corso una riunione dei ministri degli Esteri, e la "patata bollente" delle sanzioni energetiche è sul tavolo. La Polonia e i Paesi baltici hanno reso noto da tempo la loro posizione favorevole a un embargo totale delle forniture russe, il che vorrebbe dire addio anche al carbone di cui Varsavia è il secondo importatore da Mosca dopo la Germania. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in vista delle discussioni di Bruxelles, ha lanciato un appello all'Unione europea affinché interrompa tutti i "commerci" con la Russia, a partire da quelli dell'energia, ricalcando così la posizione di polacchi e baltici. In questo modo "la Russia non avrà più soldi per questa guerra", ha detto Zelensky.

Dall'altro lato, però, ci sono le riserve di Germania e Italia, i due Paesi Ue maggiormente dipendenti dall'import di gas russo. Nonostante i proclami e i piani di Bruxelles per ridurre la dipendenza dai giacimenti di Mosca, la realtà del mercato del gas ha evidenziato uno spazio di manovra limitato: anche potenziando i contratti di gas naturale liquefatto (Gnl) da Usa, Qatar e altri Paesi fornitori, servirà del tempo per avere scorte a sufficienza per chiudere la porta ai dei gasdotti russi senza gravi ripercussioni sull'economia. 

Anche sul petrolio, la dipendenza dell'Ue è forte: il 27% delle importazioni arrivano dalla Russia. In Germania, il greggio di Mosca rappresentava fino al novembre scorso il 30% delle importazioni di questa fonte di energia. In Olanda il 23%, in Italia e in Francia il 13%. Dire addio al petrolio russo, dunque, non è semplice. Ma le notizie che arrivano da Mariupol, e la mancanza di segnali positivi da parte del presidente Vladimir Putin, stanno mettendo con le spalle al muro anche Berlino. "Guardando l'entità della distruzione in Ucraina in questo momento, è molto difficile sostenere che non dovremmo muoverci sul settore energetico, in particolare su petrolio e carbone", ha affermato il ministro degli Esteri irlandese Simon Coveney.

Perché l'Ue puo' dire addio al petrolio

Ecco perché sul tavolo dei leader Ue una proposta di compromesso comincia a farsi strada: la rinuncia al petrolio (e al carbone) per salvare il gas naturale. Come fa notare il think tank Bruegel, un embargo di questo tipo potrebbe venire ammortizzato dall'economia Ue in modo molto meno indolore dello stop al gas. "Petrolio e carbone sono mercati più globali e liquidi del gas e dipendono meno da infrastrutture rigide come i gasdotti di importazione europei", spiega il Bruegel. Lo stesso petrolio russo arriva in buona parte via nave, e non attraverso pipeline. E a differenza delle forniture di Gnl, c'è più disponibilità su scala globale per cambiare fornitori in tempi relativamente rapidi (secondo uno studio tedesco, basterebbero 7 mesi per sostituire il petrolio russo con quello di altri produttori).

L'Europa, dunque, "può farcela senza le forniture petrolifere russe", dice il Bruegel, "ma dovranno essere affrontati notevoli problemi di coordinamento e logistici. L'Europa e gli Stati Uniti dovrebbero stringere un patto energetico transatlantico per rendere disponibili capacità di riserva dirette e indirette", e serviranno "sforzi diplomatici congiunti nei confronti dei produttori dell'Opec". Qualsiasi deficit a breve termine "può essere soddisfatto dalle grandi scorte di petrolio e prodotti e attivando piani del governo per ridurre significativamente la domanda. Uno stop alle importazioni di petrolio dalla Russia comporterà un aumento dei prezzi del petrolio per l'Europa, ma i mercati globali garantiranno all'Europa tutto il petrolio per cui è disposta a pagare e alla fine i mercati si riequilibreranno", sostiene il think tank di Bruxelles. La stessa dinamica dovrebbe riguardare il carbone. 

Mosca ha risposto a muso duro all'ipotesi di un embargo sul petrolio. Secondo il ​​portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, una tale misura "avrà un impatto e influenzerà molto seriamente il mercato petrolifero globale in generale" e "peggiorerà gravemente gli equilibri energetici del continente europeo". La Russia ha già avvertito che in caso di stop al petrolio, chiuderà almeno un gasdotto. 

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