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Giovedì, 25 Aprile 2024
Il cuore del conflitto / Ucraina

Perché il Donbass è così importante per Russia e Ucraina (e non solo)

Da carbone, gas e petrolio al litio per le auto elettriche, passando per il nucleare e l'acciaio: le ricchezze del sottosuolo che fanno gola alle potenze mondiali 

Era l'estate del 1943 quando il Donbass è stato liberato dall'occupazione delle truppe tedesche di Adolf Hitler e riportato sotto la protezione dell'Unione sovietica. Quasi 80 anni dopo, la Russia di Vladimir Putin ha rispolverato la memoria e la retorica della liberazione dal nazismo per provare a riprendersi questa zona, oggi sotto il controllo di Kiev: l'attacco sferrato in queste ore, che per gli esperti rappresenta la fase 2 dell'invasione in Ucraina, potrebbe portare Mosca a ottenere lo scalpo necessario a giustificare una guerra costata ben più vittime e con più contraccolpi economici di quanto, forse, preventivato dagli strateghi del Cremlino alla vigilia. Ma non si tratta solo di questo: il Donbass è un'area strategica per molte ragioni.

Dal carbone all'uranio

Da un punto di vista strettamente geografico, il Donbass non è il nome di una regione, ma un toponimo coniato nel 19esimo secolo quando si scoprì che nel bacino del Donets, un affluente del Don, si celava un tesoro enorme: il carbone. Sebbene la sua estrazione abbia subito dei contraccolpi in seguito alla guerra del 2014, le riserve continuano a fare gola, tanto più da quando, nel 2021, la Russia ha stretto accordi con Cina e Russia per rifornire i due giganti di carbone (in totale 140 milioni di tonnellate all'anno, ossia quanto finora Mosca ha spedito all'Ue). Non è chiaro a quanto ammontino tali riserve, ma uno studio condotto vent'anni fa aveva stimato ben 57,5 milioni di tonnellate dislocate su un territorio di 23mila metri quadri.

Ma nel Donbass non vi è solo carbone: col tempo, le prospezioni hanno portato alla luce anche altre ricchezze sotterranee, dal gas all'uranio, che hanno fatto di quest'area una delle regioni minerarie più importanti d'Europa. Per esempio, l'Us Geological Survey sostiene che nel sottosuolo del bacino ci siano giacimenti di gas pari a 1600 miliardi di metri cubi di gas e 1,6 miliardi di barili di petrolio. 

"Anche i minerali di ferro sono presenti in grandi quantità", scrive Forbes. Sempre l'Us Geological Survey, classifica l'Ucraina come il quinto detentore mondiale di riserve di ferro grezzo (18 miliardi di tonnellate), di cui una buona parte si trova proprio nel Donbass e ha alimentato una delle industrie siderurgiche più importanti per Kiev (nel 2013 l'area produceva il 40% dell'acciaio ucraino). Da non dimenticare, poi, le riserve di uranio, che alimentano i reattori nucleari, o quelle di leghe di titanio, tra i metalli più comuni utilizzati nelle applicazioni militari, o ancora il manganese. 

L'oro bianco

La guerra del 2014 con la Russia aveva inferto un duro colpo all'estrazione di tutte queste ricchezze. Ma le mire di Mosca non si sono certo placate. E non solo quelle del Cremlino. Dalla Cina all'Unione europea, negli ultimi anni, è cresciuto l'interesse per il Donbass, e non solo per le fonti di energia e i minerali sopra citati. C'è un nuovo "oro bianco" su cui si sta concentrando la corsa alla transizione ecologica e all'elettrificazione dei trasporti, il litio. E anche di questo il Donbass sembra estremamente ricco.

Di recente, scrive il New York Times, alcuni "ricercatori ucraini hanno ipotizzato che la regione orientale del Paese contenga quasi 500.000 tonnellate di ossido di litio, una fonte di litio, fondamentale per la produzione delle batterie che alimentano i veicoli elettrici. Tale valutazione preliminare, se dovesse reggere, renderebbe le riserve di litio dell'Ucraina una delle più grandi al mondo". Non a caso, nel luglio del 2021, la Commissione europea aveva comunicato il raggiungimento di un memorandum di intesa con Kiev per lo sfruttamento dei suoi giacimenti di materie critiche, tra cui per l'appunto il litio. E alla fine del 2021, il governo ucraino aveve lanciato un asta per vendere i diritti allo sfruttamento di queste riserve, insieme a quelle di cobalto, rame e nichel.

All'appello hanno mostrato da subito interesse due società: la European Lithium, che al dispetto del nome ha sede in Australia, e la cinese Chengzin Lithium. Entrambe le società hanno puntato gli occhi su due promettenti giacimenti di litio, uno dei quali si trova nell'oblast di Donesk, dove Mosca dal 2014 ha piazzato una delle autoproclamate repubbliche indipendenti (l'altra è quella di Lugansk). Dai fossili alla nuova "benzina" delle auto elettriche, passando per il nucleare e l'acciaio, insomma, il Donbass è strategico, per l'Europa come per la Russia e la Cina. 

Qui è partita la riscossa dell'Unione sovietica contro l'occupante nazista. E da qui è partita la nuova guerra contro l'Ucraina. Ora Putin potrebbe usare lo scalpo del Donbass per rivendicare il trionfio dell'operazione lanciata oltre un mese fa contro Kiev. L'ideale sarebbe farlo entro il 9 maggio, data in cui i russi festeggiano il Giorno della Vittoria, ossia la sconfitta della Germania nazista nel 1945. Corsi e ricorsi storici che il presidente Volodymyr Zelensky non sembra intenzionato a far proseguire. 

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