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Giovedì, 28 Marzo 2024
La riforma

L’attacco alle case degli italiani che non c’è: cosa dice davvero la direttiva Ue sulle ristrutturazioni edilizie

Il governo Meloni si è schierato contro il testo a Strasburgo definendolo "europatrimoniale nascosta". Ma la riforma prevede tutta una serie di deroghe e anche l'impiego di fondi pubblici

Il Parlamento europeo ha approvato la sua posizione sulla direttiva per le case green, che da una parte aumenta i requisiti ambientali per gli edifici da ristrutturare, e dall'altra aggiunge tutta una serie di esenzioni in risposta alle paure e alle perplessità arrivate da più fronti. Il testo dell'Aula, che ora dovrà essere portato in Trilogo (i negoziati con il Consiglio Ue mediati dalla Commissione), è passato con 343 voti favorevoli, 216 contrari e 78 astensioni.

Ristrutturare casa perché lo chiede l'Europa, davvero?

Tra i contrari i tre partiti della maggioranza del governo guidato da Giorgia Meloni: Fratelli d'Italia, Lega e Forza Italia. Per il Carroccio si tratta addirittura di "un attacco alle case degli italiani", un provvedimento "sbagliato nel merito e nel metodo", una "europatrimoniale nascosta", voluta da una "maggioranza, accecata dall’ideologia green". Il Pd invece, attraverso il capodelegazione a Strasburgo, Brando Benifei, lo definisce un testo "bilanciato", sottolineando che "presenta adeguate flessibilità per i Paesi Membri e alcune deroghe mirate e necessarie, come per gli edifici protetti o di valore storico e architetturale".

Come l'Europa vuole farci ristrutturare casa (ma senza fretta)

La "Direttiva sulla prestazione energetica nell'edilizia", è in realtà una revisione di una direttiva attuale sulla prestazione energetica nell'edilizia che punta a una sostanziale riduzione delle emissioni di gas a effetto serra e del consumo energetico nel settore entro il 2030. Per raggiungere l'obiettivo si chiede di ristrutturare un più ampio numero di edifici inefficienti, cosa che ha spaventato molti italiani che temevano di dover spendere somme ingenti per mettere a norma le proprie proprietà immobiliari.

Secondo il testo approvato dalla Plenaria di Strasburgo, tutti gli edifici di nuova costruzione dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2028, mentre quelli occupati, gestiti o di proprietà delle autorità pubbliche dal 2026. Sempre secondo la posizione del Parlamento, gli edifici residenziali attuali, quindi quelli che esistono già e dovrebbero essere eventualmente ristrutturati, dovranno raggiungere, come minimo, la classe di prestazione energetica E (la Commissione proponeva F) entro il 2030, e D (la Commissione proponeva E) entro il 2033. Per gli edifici non residenziali e quelli pubblici il raggiungimento delle stesse classi dovrà avvenire un po' prima: rispettivamente entro il 2027 (E) e il 2030 (D).

Secondo la proposta, gli interventi di miglioramento delle prestazioni energetiche (ad esempio sotto forma di lavori di isolamento o rinnovo dell'impianto di riscaldamento) dovranno essere effettuati al momento dell'ingresso di un nuovo inquilino, oppure al momento della vendita o della ristrutturazione dell'edificio. Questo significa che non sarà obbligatorio ristrutturare una eventuale casa in cui si vive con la propria famiglia, ma solo quella che dovesse essere messi in vendita, data in affitto o che sarebbe stata ristrutturata comunque per altri motivi. Ma le deroghe previste dal testo sono numerose.

Innanzitutto i Paesi membri avranno la facoltà di escludere gli edifici protetti in virtù del loro particolare valore architettonico o storico, edifici tecnici, chiese e luoghi di culto. In questo modo l'Italia potrà appunto tutelare i suoi edifici storici che, seppur energeticamente non efficienti, fanno comunque parte del patrimonio architettonico della nostra nazione. I governi potranno estendere le esenzioni anche alle case popolari, nel caso in cui le ristrutturazioni dovessero poi comportare un aumento degli affitti superiore a eventuali risparmi sulle bollette energetiche.

Inoltre saranno esentate tutte le case utilizzate solo per le vacanze, visto che la proposta specifica che la direttiva non dovrà riguardare appartamenti "destinati ad essere usati meno di quattro mesi all'anno" o comunque per un periodo dell'anno tale da comportare un consumo energetico inferiore del 25% rispetto a quanto risulterebbe da un uso per tutto l'anno. Infine, secondo il testo, agli Stati membri dovrà essere consentito, per una percentuale limitata di edifici, di adeguare i nuovi obiettivi in funzione della fattibilità economica e tecnica delle ristrutturazioni e della disponibilità di manodopera qualificata. Se i costi dovessero essere troppo elevati insomma, si prevederanno delle deroghe.

La direttiva prevede poi di sostenere le ristrutturazioni, o comunque una parte di queste, con soldi pubblici. Per farlo non prevede lo stanziamento di nuovi fondi europei, però il testo approvato a Strasburgo chiede che 110 miliardi di finanziamenti comunitari già stanziati, possano essere reindirizzati proprio per aiutare a sostenere i costi delle ristrutturazione, soprattutto per le famiglie meno abbienti. Per i Verdi "occorre partire dagli edifici che sprecano più energia, che sono quelli dove vivono spesso le persone in condizioni di povertà energetica e che non riescono a pagare le bollette a fine mese", ha dichiarato l'eurodeputata Rosa D'Amato, che ha chiesto anche che i finanziamenti di Bruxelles vengano indirizzati prioritariamente ai "5 milioni di famiglie che in Italia vivono in affitto, e che troppo spesso devono fare i conti con abitazioni che hanno consumi e costi energetici elevati", e che sono "i soggetti più vulnerabili".

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