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Giovedì, 25 Aprile 2024
L'allarme

Dovremo cambiare i climatizzatori entro 5 anni perché ce lo chiede l’Europa?

Per combattere il riscaldamento globale, Bruxelles vuole eliminare gli F-gas, usati in queste apparecchiature. Ma l'industria avverte: costi più alti e rischio autogol per l'ambiente

Da qualche settimana gira su media e social la notizia secondo cui nei prossimi anni, c'è chi dice entro il 2028, in Italia bisognerà sostituire l'80 per cento dei condizionatori attualmente installati nelle case, negli uffici o nei negozi. La notizia, spinta da una nota di Confindustria (che però non fa stime), è legata alla riforma, ancora in discussione a Bruxelles, del regolamento sui gas fluorurati, detti anche F-gas. Si tratta dei gas utilizzati nei climatizzatori, ma non solo: la Commissione europea ha proposto di accelerare la loro riduzione, già prevista dalle precedenti norme, perché ritenuti tra i maggiori responsabili del riscaldamento globale. Per l'industria del settore, o almeno per una buona parte di essa, tale stretta rischia non solo di tradursi in un salasso per i consumatori, che sarebbero costretti nei prossimi anni a cambiare i loro impianti, ma anche in un autogol per l'ambiente stesso. Chi ha ragione?

Cosa sono gli F-gas

Partiamo dagli F-gas: tra gli scienziati, è assodato da decenni che questi gas rappresentino un problema serio per il Pianeta: il loro contributo al riscaldamento globale è considerato 24mila superiore a quello delle emissioni di Co2, scrive Euractiv. Le prime leggi europee per ridurne l'uso risalgono agli anni 2000, del resto: dunque, l'industria sa da tempo che gli F-gas sarebbero stati prima o poi, se non eliminati del tutto, almeno confinati a un utilizzo ridotto al minimo. E non a caso, già da diversi anni esistono sul mercato dei condizionatori che possono funzionare anche facendo a meno di questi gas.

Le ultime modifiche alle regole Ue sugli F-gas risalgono al 2014, e hanno permesso di ridurre nei cinque anni successivi le loro emissioni "del 37 % in tonnellate metriche e del 47% in tonnellate di Co2 equivalente", stando a quanto scrive la stessa Commissione europea. Nel 2022, la decisione di accelerare la stretta: Bruxelles propone che nel 2024-2026, la quantità di gas fluorurati sul mercato dell'Ue dovrebbe essere pari al 23,5% del volume del 2015, prima di scendere drasticamente al 10% per il periodo 2027-2029. Al loro posto, l'esecutivo europeo stila una lista di alternative, come i refrigeranti naturali. 

L'allarme di Confindustria

Secondo Confindustria, questa stretta comporterebbe che la maggior parte delle apparecchiature che utilizzano gli F-gas dovrebbero subire un aggiornamento tecnologico che si tradurrebbe in un netto aumento dei costi di produzione (e di prezzi per i consumatori): "Per prodotti come i condizionatori d'aria fissi per uso domestico e professionale, gli isolamenti termici e le apparecchiature di processo per il catering e l’ospitalità", si legge nella nota di Confindustria dell'aprile scorso, "non ci sono ancora tecnologie alternative disponibili ed accessibili (per costo, sicurezza ed efficienza energetica)". Inoltre, "per prodotti quali i sistemi di climatizzazione per mezzi di trasporto e unità refrigeranti per trasporti in temperatura controllata, tali divieti risultano insostenibili", perché comporterebbero modifiche ingegneristiche profonde su questo tipo di veicoli.

Coi miliardi del Superbonus potevamo pagarci le bollette

Partendo dalla posizione di Confindustria, diversi media italiani hanno sostenuto che il nuovo regolamento potrebbe comportare entro il 2028 la sostituzione dell'80% dei condizionatori attualmente installati nel nostro Paese. In realtà, le cose non stanno proprio così. Innanzitutto, il regolamento non obbliga i consumatori a sostituire i climatizzatori già in uso, i quali hanno un tempo di vita medio tra i 10 e i 15 anni. Semmai, il problema potrebbe presentarsi quando un condizionatore si guasta rendendo necessaria la rigassificazione dell'apparecchio. In questo caso, se il condizionatore è un vecchio modello che funziona solo con gli F-gas, occorrerà cambiarlo. Ma sul mercato (e quindi nella case degli italiani), come dicevamo, esistono già da tempo climatizzatori in cui è possibile sostituire i gas fluorurati con i refrigeranti alternativi.

Le pompe di calore

Non è un caso il fatto che l'Epee, la potente lobby europea dei refrigeratori, al cui interno ci sono giganti extra-Ue come Samsung, Daikin e Gree, usi toni meno allarmistici sul futuro dei condizionatori. Semmai, l'allarme di cui l'Epee fa una bandiera riguarda le pompe di calore. Questi sistemi di riscaldamento sono indicati dalla stessa Commissione Ue come una manna per combattere le emissioni in edilizia: funzionando essenzialmente con l'elettricità, le pompe di calore non hanno bisogno di gas fossili, e Bruxelles vuole progressivamente sostituire le caldaie attualmente in uso con tale tecnologia. ll primo target è l'installazione di 10 milioni di pompe di calore nell'Ue entro il 2027. Alcuni Paesi europei, come la Germania, stanno già pensando di vietare la vendita delle caldaie a gas per favorire la transizione. 

Ma c'è un problema non da poco, spiega l'Epee: la stragrande maggioranza delle attuali pompe di calore (in particolare quelle meno costose) sono progettate per usare gli F-gas. Con la stretta della Commissione, il rischio è di compromettere il successo di mercato di questa tecnologia, e dunque di impedire la progressiva sostituzione delle caldaie fossili. In sostanza, eliminando gli F-gas a ritmo accelerato allo scopo di ridurre l'effetto serra, il risultato finale sarebbe continuare ad avere più emissioni nocive, e dunque più riscaldamento globale.   

Un bene per l'industria europea?

La tesi sembra aver fatto breccia tra i governi Ue e nel Parlamento europeo, i quali hanno risposto alla proposta della Commissione contro-proponendo una traiettoria degli F-gas meno stringente, e introducendo alcune esenzioni. Tali modifiche non hanno però soddisfatto più di tanto l'Eppe: "La nostra preoccupazione resta". 

Ma non tutti nel settore della refrigerazione vedono così negativamente la riforma del regolamento Ue: poiché buona parte degli F-gas e dei componenti che li contengono vengono importati dall'estero (Cina in primis, ma anche Usa e Giappone), le nuove norme potrebbero essere l'occasione per ridurre la dipendenza da questi mercati e favorire la produzione interna. "Molte aziende europee sono già in prima linea in questo sviluppo e ne trarranno vantaggio", ha affermato l'eurodeputato olandese Bas Eickhout, dei Verdi. D'accordo anche il centrodestra: "Aziende tedesche come Viessmann o Siemens Energy offrono già alternative prive di gas fluorurati per le pompe di calore", dice il parlamentare tedesco Peter Liese, del Ppe.

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