Il G20 è stato un successo? Ecco cosa hanno concordato i big mondiali
Cala il sipario sul summit di Roma: dal clima ai vaccini, passando dal fisco, c'è chi canta vittoria. Ma non sono mancate le critiche
Di storico, il G20 che si è concluso a Roma ha avuto senza dubbio la foto di gruppo, perché per la prima volta dopo due anni, i leader dei venti Paesi più potenti del mondo sono tornati a riunirsi di persona. In realtà, all'appello mancavano il presidente cinese Xi Jinping e quello russo Vladimir Putin, che hanno preferito collegarsi da remoto per via della situazione epidemiologica. A ogni modo, la ricca agenda del summit romano includeva non solo temi importanti come il cambiamento climatico, la pandemia di Covid, il fisco e le preoccupazioni per l'economia globale, ma aveva anche l'ambizione di raggiungere accordi importanti su ambiente, lotta all'elusione fiscale e vaccini. Ecco come è andata.
Cambiamento climatico
Il tema su cui erano puntati la maggior parte dei riflettori è stato inevitabilmente il clima, dato anche l'appuntamento di Roma ha lanciato in qualche modo la Cop26, ossia il summit dell'Onu a Glasgow, in Scozia, dove i leader mondiali dovranno riprendere le fila del discorso aperto con gli Accordi di Parigi. E magari rilanciare tali accordi con impegni più concreti di quelli presi finora.
La tappa del G20 era vista, dunque, come una sorta di anteprima della Cop26, dato il peso degli Stati seduti al tavolo romano. Alla fine dei negoziati, i leader si sono impegnati a perseguire l'obiettivo chiave dell'Accordo di Parigi, ossia limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi Celsius al di sopra dei livelli preindustriali, e hanno promesso azioni per uscire dal carbone. Ma è mancato un chiaro impegno a raggiungere l'obiettivo di emissioni zero entro il 2050.
"Mantenere l'obiettivo di 1,5 gradi a portata di mano - si legge nella dichiarazione conclusiva del summit sottoscritta dai 20 Paesi - richiederà azioni e un impegno significativi ed efficaci da parte di tutti i Paesi, tenendo conto dei diversi approcci". I leader hanno riaffermato l'impegno, finora non rispettato, di mobilitare 100 miliardi per i Paesi in via di sviluppo per i costi di adattamento climatico. I leader per la prima volta hanno riconosciuto "l'uso di meccanismi e incentivi di carbon pricing" ossia meccanismi che aumentano il costo delle emissioni come un possibile strumento contro il cambiamento climatico.
Il punto più debole della dichiarazione finale sul clima, almeno stando alle critiche delle organizzazioni ambientaliste internazionali, come Greenpeace, è il mancato impegno a raggiungere un obiettivo di emissioni zero di carbonio entro il 2050. Nel testo manca la data chiara, sostituita con la formula “entro la metà del secolo o intorno alla metà del secolo”. Una differenza non da poco. L'Italia e gli attivisti speravano in un impegno più forte, che non vi è stato.
Lo stesso vale per l'addio al carbone: i leader hanno concordato anche di interrompere i finanziamenti pubblici di nuove centrali a carbone entro la fine del 2021, ma non hanno fissato impegni concreti per porre fine a questo tipo di centrali una volta per tutte.
Tassazione
Per la prima volta, nel mondo ci sarà una tassa minima comune per la multinazionali che dovrebbe servire a ridurre l'elusione fiscale a danno di alcuni Paesi, come l'Italia. L'accordo, che fissa una aliquota minima del 15%, era stato concordato all'Ocse da 136 Paesi che rappresentano oltre il 90% del Pil mondiale. A Roma, vi è stato il sigillo da parte dei big delle 20 principali economie mondiali. E l'impegno a trasformare l'impegno in leggi nazionali entro il 2023.
Vaccini
I leader hanno promesso di sostenere l'obiettivo dell'Oms di vaccinare almeno il 40% della popolazione mondiale contro il Covid-19 entro il 2021 e il 70% entro la metà del prossimo anno, aumentando l'offerta di vaccini nei Paesi in via di sviluppo e rimuovendo i vincoli di approvvigionamento e finanziamento. Hanno anche promesso di "lavorare insieme per il riconoscimento dei vaccini Covid-19 ritenuti sicuri ed efficaci dall'Oms", dopo che il presidente russo Vladimir Putin si era lamentato della mancanza di approvazione internazionale per lo Sputnik V sviluppato dai laboratori di Mosca.
Il presidente turco Recep Erdogan non è sembrato entusiasta dell'accordo, e ha accusato alcuni Paesi del G20 di "nazionalismo dei vaccini". Le ong umanitarie come Oxfam parlando addirittura di fallimento: il vertice di Roma, si legge in una nota, "non ha chiarito quali siano il piano, le tempistiche, le strategie e gli strumenti per aumentare la disponibilità di vaccini nei Paesi in via di sviluppo, rimuovendo gli attuali vincoli di approvvigionamento e finanziamento". Secondo l'Oms, continua Oxfam, "82 Paesi rischiano di non raggiungere tale obiettivo. Sarà fallimento sicuro se l'approccio rimane quello delle donazioni di dosi (urgenti ma insufficienti: al momento è stato consegnato solo il 14% del totale impegnato), delle licenze volontarie, del supporto generico al trasferimento tecnologico, di una risposta orientata unicamente al profitto". Per le ong umanitarie, centrale resta la sospensione dei brevetti, osteggiata però dalle aziende farmaceutiche e dall'Europa.
Economia globale
Dal G20 è arrivato un sostegno a chi, in Europa, chiede che il ritorno del rigore dei bilanci venga rimandato a tempo indeterminato. I leader hanno concordato che l'aumento dell'inflazione, spinto dall'impennata dei prezzi dell'energia, e le strozzature della catena di approvvigionamento stanno pesando su un'economia mondiale ancora in preda alle interruzioni legate al Covid, e pertanto hanno escluso una frettolosa rimozione delle misure di stimolo nazionali. "Continueremo a sostenere la ripresa, evitando qualsiasi ritiro prematuro delle misure di sostegno, preservando la stabilità finanziaria e la sostenibilità fiscale a lungo termine e salvaguardando dai rischi al ribasso e dalle ricadute negative", hanno affermato.
Per quanto riguarda l'inflazione, hanno affermato che "le banche centrali stanno monitorando da vicino le attuali dinamiche dei prezzi" e "agiranno secondo necessità per soddisfare i loro mandati, inclusa la stabilità dei prezzi, esaminando le pressioni inflazionistiche laddove sono transitorie e rimanendo impegnate a comunicare chiaramente le posizioni politiche". Infine, i leader del G20 si sono impegnati a "rimanere vigili sulle sfide globali che incidono sulle nostre economie, come le interruzioni nelle catene di approvvigionamento" e a "monitorare e affrontare questi problemi mentre le nostre economie si riprendono".
Aiuto per lo sviluppo
I leader hanno fissato l'obiettivo di incanalare 100 miliardi di dollari verso le nazioni più povere, provenienti dal piatto da 650 miliardi messo a disposizione dal Fondo monetario internazionale attraverso una nuova emissione dei suoi Diritti speciali di prelievo (Dsp). I Dsp non sono una valuta, spiega l'Apf, ma possono essere utilizzati dai Paesi in via di sviluppo sia come valuta di riserva che stabilizza il valore della loro valuta nazionale, sia convertiti in valute più forti per finanziare investimenti. Per i Paesi più poveri, l'interesse è anche quello di ottenere valute forti senza dover pagare tassi d'interesse consistenti.
L'impegno globale al contributo volontario di 100 miliardi di dollari per i Paesi più bisognosi "è sicuramente un punto di partenza - sottolinea l'ong umanitaria Save the Children - ma è necessario che il G20 risponda all'urgenza della situazione raggiungendo il risultato nel 2021 e annunciando un'ulteriore allocazione di fondi per il 2022. Per quanto riguarda il tema dei finanziamenti per lo sviluppo, i risultati del G20 riflettono impegni generali e già concordati, mentre restano in sospeso azioni concrete per accelerare e approfondire la cancellazione del debito per i Paesi che si troveranno ad affrontare una decisione impossibile tra ripagare il debito e investire in settori cruciali per i bambini e le bambine, come la salute, la nutrizione, l'istruzione e protezione sociale", conclude l'ong.