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Mercoledì, 17 Aprile 2024
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Tajani: “Salvini ha perso su Sea Watch, su migranti confusione che non fa bene al Paese”

Il presidente del Parlamento europeo critica l’operato di parte del governo. La Commissione: “Tenere 49 persone sulla barca per tre settimane non è ciò per cui si batte l’Ue”

I vincitori veri sono loro, i 49 migranti che cercavano di arrivare un Europa in un viaggio rischia-tutto e culminato con un accordo europeo dopo tre settimane di tira e molla tra gli Stati membri dell’Ue sugli oneri di accoglienza. Alla fine l’Italia si prenderà cura di parte dei migranti. Un passo indietro, se si considerano le posizioni espresse dal vicepresidente del Consiglio, Matteo Salvini. “Porti chiusi”, aveva detto. Non è stato così. Alla fine la spunta la linea del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che si era detto pronto a offrire aiuto almeno a donne e bambini. Antonio Tajani, presidente del Parlamento europeo, stila le sue di pagelle, e boccia Salvini.

“In Italia regna sovrana la confusione, ha vinto Conte ha perso Salvini e questo certamente non rafforza l'immagine del nostro Paese a livello internazionale”, commenta da Bruxelles. La vicenda della Sea Watch “mi sembra una soluzione di buon senso, non si potevano lasciare in mare tante persone e tanti bambini”. Che però bloccati in mare ci sono rimasti, e troppo a detta dell’Ue.

Quello che si è verificato con le navi Sea Watch 3 e Sea Eye non fa onore all’Europa e agli Stati che la formano, critica il commissario europeo per l’Immigrazione, Dimitris Avramopoulos, che non nasconde la sua contrarierà per la mancata risposta comune ad un problema, quello dei migranti, che riguarda tutti e che ognuno continua a scaricare sull’altro. Un concetto già espresso in passato, e ribadito con maggiore chiarezza oggi, al termine della prima riunione del collegio dei commissari di questo 2019. “Tenere 49 persone su una barca per tre settimane non è ciò per cui si batte l’Ue”, critica Avramopoulos, stanco dell’assenza dei progressi e dello scaricabarile. Per quello che si verifica – liti continui sugli sbarchi – e quello che non si verifica – riforma del regolamento di Dublino sul sistema comune di asilo – “La responsabilità non è né del Parlamento né della Commissione, è nel Consiglio”. È colpa dei governi, detto in parole più semplici.

Il commissario per l’Immigrazione ricorda che eventuali inefficienze non dipendono dall’Europa delle istituzioni Ue. “Non possiamo adottare soluzioni, ma solo coordinare e cercare di convincere. Questo è il ruolo della Commissione, come ci è stato dato” dagli Stati membri, che da Bruxelles vengono invitati a trovare “meccanismi automatici” di gestione delle crisi e degli sbarchi e uscire dalla logica di soluzioni improvvisate, perché “l’Ue non può basarsi su misure ‘ad hoc’ non organizzate”. Avramopoulos plaude all’Italia per quanto fatto finora e agli Stati membri che hanno saputo dare una mano, e rinnova l’appello per “maggiore solidarietà” tra i Ventotto. Bruxelles è pronta a fare la sua parte, ma tutto dipende dai governi. “La Commissione non può intervenire nei porti e negli hotspot nazionali, può solo fornire sostegno”. Se lo si vuole.

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