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Venerdì, 29 Marzo 2024
Lavoro

Paesi Euro verso l'ok al primo bilancio comune: servirà a promuovere gli investimenti

Secondo fonti dell'Eurogruppo citate dall'Agi, i ministri delle Finanze avrebbero trovato l'intesa sul meccanismo per far funzionare il fondo richiesto, tra gli altri, dall'Italia. Il principio di base resta il legame tra stanziamenti e riforme

I dettagli tecnici sarebbero stati limati e sull'architettura generale si è ormai vicini all'accordo. Un nodo da sciogliere, pero', resta e non è certo marginale: come finanziare il primo strumento di bilancio autonomo della zona euro? Una risposta che difficilmente potrà arrivare la prossima settimana, quando i ministri dell'Eurogruppo si riuniranno a Lussemburgo. 

Sul tavolo, in quell'occasione, dovrebbe arrivare una bozza d'accordo su questo nuovo strumento, che l'Italia e altri Paesi chiedono da tempo, e che dovrà servire a promuovere gli investimenti laddove ci sono più ristrettezze di cassa. L'altro lato della medaglia è che chi ha più spazi di manovra nei propri bilanci, tanto per usare una frase ripetuta di recente dal governatore della Bce Mario Draghi e dal prossimo commissario Ue agli Affari economici Paolo Gentiloni, li sfrutti per rimpinguare questo fondo comune. Ma proprio sulle risorse da mettere a disposizione i Paesi Euro sono ancora distanti. 

Il nuovo fondo si chiamerà "Strumento di bilancio per la convergenza e la competitivita'", ha spiegato una fonte europea all'Agi. "Molto è stato risolto" e "su molte questioni ci stiamo avvicinando a dove vogliamo arrivare", ha spiegato la fonte. In particolare dovrebbe essere confermato il legame tra finanziamenti e riforme, ossia l'ammontare dei fondi ricevuti dovrà corrispondere all'attuazione delle leggi concordate in sede di Eurogruppo. Per contro "non c'è ancora intesa sul finanziamento" dello strumento di bilancio della zona euro, in particolare "se devono essere solo risorse dal Quadro Finanziario Multiannuale dell'Ue o denaro extra attraverso un accordo intergovernativo", ha spiegato la fonte dell'Eurogruppo..

Il ruolo dell'Italia

L'Italia spinge per la seconda soluzione, ossia risorse che si aggiungano a quelle già messe a disposizione nel bilancio comune di tutta l'Unione europea. E' chiaro che un'ipotesi del genere non fa fare salti di gioia a Paesi come Germania e Olanda, che sarebbero quelli con i maggiori margini di manovra quando si tratterà di aprire i portafogli nazionali. A ogni modo, il nostro governo sta cercando di favorire il dialogo sul fondo comune dell'Eurogruppo per arrivare inn tempi rapidi alla sua messa in funzione. 

Il motivo è che questo bilancio dovrebbe servire come primo passo (il secondo sono gli eurobond) per stabilizzare quei Paesi alle prese con alti debiti pubblici e, nel nostro caso, con una forte incidenza di crediti deteriorati nella pancia della banche nazionali. Sul debito pubblico, come è noto, l'Italia continua ad arrancare . Dove il nostro Paese ha invece fatto progressi notevoli, anche per vincere le resistenze tedesche e olandesi, è sui crediti deteriorati: lo scorso giugno, Bruxelles ha fatto sapere che nell'ultimo triennio le banche tricolore hanno eliminato dai loro bilanci 82 miliardi di euro di prestiti difficili da recuperare (i cosiddetti Non-performing loans, o Npl).

Il fronte dei contrari

Sarà forse anche per questo che i veti incrociati nell'Eurogruppo, che hanno finora bloccato l'adozione di un bilancio comune dell'area Euro, sembrano finalmente superati. I contrari a questo bilancio, infatti, sono soprattutto i cosiddetti 'falchi dell'austerity' che, per dirla con le parole del governatore di Bankitalia Ignazio Visco, temono che esso "si trasformi in una fonte di trasferimenti permanenti a favore dei Paesi strutturalmente più indebitati" come il nostro. Nello stuolo dei contrari ci sono anche la Lega e il suo nuovo gruppo europeo di partiti sovranisti, Identità e democrazia, che vedono in questo bilancio un nuovo strumento in mano a Bruxelles per limitare la sovranità dei Paesi sulle politiche economiche.     

Il mini-budget

A ogni modo, i veti sembrano ormai superati. La riforma, promossa, tra gli altri, dal presidente francese Emmanuel Macron e dai socialdemocratici tedeschi (ma non dai colleghi di governo di Cdu e Csu), deve pero' ancora essere definita nel suo punto più delicato: i fondi messi a disposizione. Se Macron chiedeva un bilancio pluriennale di almeno 100 miliardi, la cifra emersa ufficiosamente finora si aggira tra i 17 e i 20 miliardi. Una parte di questi fondi, oltre ai contributi statali, dovrebbe arrivare dalle entrate proprie dell'Ue, ossia da tasse sovranazionali incassate direttamente da Bruxelles. Spetterà adesso ai capi di Stato e di governo decidere se e come aumentare il budget. 

La mission

Il bilancio servirà a finanziare riforme strutturali e progetti di investimenti pubblici. I Paesi sottoporranno i programmi prevedendo alcune parti di finanziamento nazionale. In sostanza viene applicato lo schema dei fondi strutturali europei che prevedono la ripartizione in quota del finanziamento dello Stato e della Ue. Sarà definito un tasso di cofinaziamento nazionale minimo che potrà variare a seconda delle condizioni del ciclo economico. In sostanza, quando l'economia va male si otterrà di più dal 'bilancio' Eurozona.

Le riforme strutturali e i progetti di investimento pubblico dovranno riflettere le linee guida strategiche sull'uso dello strumento fornito dagli Stati membri dell'area dell'euro, attraverso Eurosummit e l'Eurogruppo, e definite nel semestre europeo.

Soldi in cambio di riforme

L'accesso al finanziamento degli Stati membri dipenderà dall'attuazione delle riforme strutturali e degli investimenti, dal rispetto della condizionalità macroeconomica applicabile prevista dal regolamento sulle disposizioni comuni e dal rispetto delle norme orizzontali applicabili all'attuazione del bilancio dell'Ue. Gli Stati membri riceveranno il sostegno finanziario a rate, subordinatamente all'adempimento delle tappe concordate. 

La Commissione valuterà le proposte degli Stati membri sulla base di criteri trasparenti. Gli Stati membri riferiranno regolarmente sull'attuazione degli impegni di riforma e di investimento, nel contesto del semestre europeo. In sostanza, si rafforza il legame tra questo bilancio e le norme del Patto di stabilità e di crescita.

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