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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Strade di sangue: in Italia aumentano i decessi per incidente. E rimaniamo sopra la media Ue

La Commissione Ue presenta i dati sui morti delle strade nel 2017: 56 per milione di abitanti in Italia contro il 54 del 2016 e il 49 della media comunitaria. Unione europea lontana dall'obiettivo di ridurre della metà i decessi tra il 2010 ed il 2020

Strade pericolose in Italia, soprattutto per pedoni, ciclisti e motociclisti. Nel Belpaese muoiono infatti 56 persone per ogni milione di abitanti in seguito ad incidenti stradali, un dato superiore alla media Ue, ferma a 49. Dal 2016 al 2017 si è anche registrato un aumento dei decessi, un più 3%, da 54 morti per milione a 56, anche se la situazione resta migliore del 2010, quando sulle strade italiane morivano 70 persone per milione di abitanti. Il calo, del 18%, è il più basso di tutta la Ue. Sono questi i dati della Commissione Europea sulla sicurezza stradale nel 2017, diffusi oggi a Bruxelles.

500 morti alla settimana nella Ue

A livello comunitario, nel 2017 hanno perso la vita sulle strade 25.300 persone, 500 alla settimana. Il dato indica comunque un miglioramento rispetto al 2016, 300 decessi in meno, pari al 2%, e di 6.200 (-20%) rispetto all'anno 2010, preso come punto di riferimento per l'obiettivo comunitario di dimezzare le morti tra il 2010 ed il 2020.

Altre 135mila persone sono rimaste gravemente ferite in seguito ad incidenti stradali, tra le quali una grande quantità di utenti vulnerabili, ossia pedoni, ciclisti e motociclisti. E se in Italia siamo arrivati a 56 decessi per milione di abitanti, in Regno Unito e Svezia la statistica scende fino a 27 e 25 persone, dimostrazione che si può fare ancora molto per limitare i danni. Le strade Ue restano comunque le più sicure del mondo: a livello globale perdono la vita 174 persone per milione di abitanti, contro 49 per milione nell'Unione. 

Pedoni, ciclisti e motociclisti di campagna, sono loro a rischiare di più

Nell'Ue il 55% dei decessi per incidenti avviene su strade rurali, il 37% in strade urbane e l'8% sulle autostrade. Gli utenti vulnerabili, pedoni e due ruote, nel 2017 hanno costituito quasi la metà delle vittime: il 21% dei morti erano pedoni, il 25% conducenti di veicoli a due ruote (14% motociclisti, 8% ciclisti e 3% scooteristi o in motorino). Le morti di pedoni e di ciclisti sono calate meno velocemente di altre categorie, rispettivamente del 15% e del 2% dal 2010 al 2016, a fronte del 20% complessivo. L'obiettivo di dimezzare nell'Ue i morti rispetto al 2010 entro il 2020, alla luce dei dati del 2017, sarà, ammette la stessa Commissione Ue, "ancora più difficile" da raggiungere. D'altronde i numeri parlano chiaro: nel 2010 morivano 63 persone per milione, oggi ne muoiono 49, un calo di appena il 20% a due anni dalla fine del periodo di riferimento.  

Gli incidenti stradali, oltre alle sofferenze che causano ai familiari e alle vittime, hanno anche un pesante impatto economico: si stima che nell'Ue ogni anno abbiano un costo, tra cure mediche, riabilitazione, danni materiali eccetera, di circa 120 miliardi di euro.

ETSC: "Bruxelles presenti un pacchetto di misure concrete"

"Per quattro anni consecutivi - il commento del ETSC, l'European Transport Safety Council - la Commissione europea ha annunciato scarsi risultati sulla sicurezza stradale. E per quattro anni consecutivi, non c'è stata quasi nessuna nuova azione dell'Ue su misure concrete per combattere il flagello delle morti e degli incidenti stradali".

L'ETSC chiede "norme più sicure per i veicoli, come l'installazione obbligatoria di dispositivi di frenata di emergenza automatica (AEB) e Intelligent Speed ​​Assistance (ISA); migliori norme di sicurezza delle infrastrutture e un solido quadro per il lancio sicuro della guida automatizzata entro settimane e non mesi". "È anche tempo di vedere - continua l'ETSC - un nuovo piano a lungo termine per il prossimo decennio con una chiara strategia per dimezzare il numero di persone che muoiono o che sono seriamente ferite sulle nostre strade ogni settimana ".

Dal 31 marzo, obbligo di sistema di chiamata di emergenza a bordo

Dal 31 marzo ogni veicolo nuovo sarà munito di sistema di chiamata di allarme in caso di incidente, l'eCall, fortemente voluto dal Parlamento Ue e con cui si conta di salvare almeno 1.500 vite all'anno. 

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