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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Tasse, alberi e meno Co2: come l’Ue vuole rilanciare il Green deal evitando "il rischio Gilet gialli”

Il piano presentato oggi prevede lo stop all'esenzione delle tasse sui carburanti in agricoltura, ma anche un sistema che farà pagare le emissioni di auto ed edifici

Far pagare chi inquina, incentivare chi sceglie metodi più sostenibili e tingere di verde il modello economico europeo. Dopo settimane di indiscrezioni e fughe di notizie, la Commissione europea ha presentato la dozzina di proposte ambientali raggruppate nel pacchetto ‘Fit for 55’. Il dossier legislativo nato con un nome sbagliato - che a molti farà pensare a un programma di fitness dedicato alle persone di mezza età che vogliono rimettersi in forma - accompagnerà l’Ue verso il taglio del 55% delle emissioni di CO2 entro il 2030. 

Gli obiettivi

Un traguardo considerato imprescindibile nella lunga maratona verso il 2050, entro quando l’Unione europea conta di raggiungere la neutralità climatica, ovvero le zero emissioni nette di gas serra. Una meta a cui si arriverà solo riducendo al minimo le emissioni delle attività inquinanti e compensandole con la capacità di assorbimento di CO2 delle foreste. 

Foreste e industria

Non a caso una delle scelte adottate oggi dai commissari europei è quella di “piantare tre miliardi di alberi in tutta Europa entro il 2030”. Ma oltre al rimboschimento occorrerà anche abbattere l’inquinamento: di qui le note più dolenti per aziende e consumatori. La Commissione si prepara innanzitutto a portare la quota di riduzione delle emissioni dell'industria manifatturiera e dell'energia elettrica entro il 2030 dall’attuale 43% ad almeno il 62%. Lo strumento per incrementare il taglio della CO2 sarà il sistema Ets di scambio delle quote di emissione, che fissa un tetto alla quantità totale dei gas serra che possono essere emessi dagli impianti industriali. Un metodo che ha già portato, dal 2005 a oggi, a una riduzione superiore al 40% delle emissioni generate dai settori coperti dal sistema. Un successo che ha convinto Bruxelles non solo a rafforzarlo per le aziende che già lo applicano, ma anche a estenderlo ad altri settori che oggi ne sono esenti.

Aumenti in bolletta e alla pompa di benzina

Tra questi ultimi ci sono infatti il trasporto stradale e il consumo energetico degli edifici. Per ovviare alla mancata riduzione delle emissioni in questi due settori - che stanno invece inquinando sempre di più - verrà istituito un nuovo sistema separato di scambio delle quote di emissione. Un Ets per auto e riscaldamento, insomma, che avrà un effetto diretto nel breve periodo: quello di aumentare, anche se di poco, i prezzi al consumo dei carburanti e le bollette energetiche. “Introducendo una tassa, l'effetto sarebbe stato più forte”, ha detto Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione europea nonché responsabile per l’attuazione del Green Deal. “L'aumento di prezzo alla pompa (di benzina, ndr) sarà relativamente modesto - ha rassicurato il politico olandese - e ci sarà il Fondo sociale per evitare l'effetto Gilet gialli”. Il Fondo sociale per il clima, come anticipato, nascerà con l’obiettivo di assegnare finanziamenti agli Stati membri che a loro volta dovranno destinarli per aiutare i cittadini a investire nell'efficienza energetica, in nuovi sistemi di riscaldamento o aria condizionare e in una mobilità più pulita. Il Fondo sarà dotato di 72,2 miliardi di euro da spendere nel periodo 2025-2032. 

Tasse sull'energia: stop alle eccezioni

Le tasse, quelle vere, saranno invece introdotte con la revisione della direttiva sulla tassazione dell'energia pensata per “allineare la tassazione dei prodotti energetici alle politiche dell'Ue in materia di energia e clima, promuovendo tecnologie pulite e eliminando le esenzioni obsolete e le aliquote ridotte che attualmente incoraggiano l'uso di combustibili fossili”. Nella pratica significa, ad esempio, che il gasolio per uso agricolo non sarà più esente dalle norme Ue che impongono un minimo di tasse che dovranno essere applicate in tutti e 27 gli Stati membri senza eccezioni. Lo stesso varrà per altri settori di nicchia, come quello degli yacht, che finora hanno evitato la pressione fiscale Ue sui carburanti, ma che in futuro dovranno fare la loro parte nel pagare per quanto inquinano.

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