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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Lo stop ad AstraZeneca sarebbe un affare per le altre Big Pharma, ma non per le casse dei Paesi Ue

Le dosi di Oxford sono le più economiche e facili da trasportare e conservare. Quelle di Pfizer costano otto volte di più, così come quelle di Moderna per le quali mancano poi dati effettivi sull'efficacia nella popolazione. Gli Stati potrebbero dover sborsare fino a quasi tre miliardi in più

Una premessa è d’obbligo: i costi precisi dei vaccini, così come le condizioni contrattuali sottoscritte dalla Commissione europea a nome degli Stati membri, sono pressoché ignoti. Il poco che si conosce deriva da una gaffe (o presunta tale) di una ministra belga, che ha reso noti i prezzi di acquisto per dose pattuiti da Bruxelles (in media più bassi rispetto a quelli fissati da Big Pharma con Usa e Regno Unito). E dall’unico contratto pubblicato dalla Commissione (seppur parzialmente), ossia quello con AstraZeneca e Oxford.

I costi dello stop

Fatta la premessa, e facendo affidamento sui dati attualmente disponibili, uno stop totale e definitivo alla somministrazione del vaccino anti-Covid del colosso britannico-svedese potrebbe comportare per l’Ue un danno da circa 2,7 miliardi di euro, tra i soldi che comunque sarebbero dovuti all'azienda e quelli che andrebbero alle altre che subentrerebbero, facendo affari d'oro. Le dosi AstraZeneca sono senza possibilità di paragone le più economiche, con il colosso anglo-svedese che le ha messe a disposizione quasi a prezzo di costo. Ogni dose viene pagata in Europa 2,9 euro, contro i 15,5 di Pfizer, i 15 di Moderna e i 7 di Johnson & Johnson, che ha il vantaggio di funzionare con una sola dose. Ovviamente i costi economici non dovrebbero neanche essere presi in considerazione più di tanto, visto che parliamo di salute pubblica, ma restano costi da affrontare che per alcuni significano possibili affari da fare. Soprattutto in una situazione in cui nessuno sembra disposto a rinunciare ai brevetti per il bene comune.

L'efficacia delle dosi

Gli ultimi due vaccini approvati dall'Ema, Moderna e Johnson & Johnson hanno un'efficacia, secondo gli studi, rispettivamente del 94 e del 67 per cento. Ma a differenza degli altri due non sono stati utilizzati massicciamente sulla popolazione. Questo significa che questi numeri potrebbero non essere precisi, e che anche per loro potrebbero essere scoperti degli effetti collaterali. Secondo gli studi Pfizer e AstraZeneca hanno dimostrato un'efficacia nella fase sperimentale rispettivamente del 95 e del 60 per cento. Ma dopo essere stati utilizzati nella popolazione, soprattutto nel Regno Unito dove sono state vaccinate 24 milioni di persone, si sono rivelati molto più efficaci, anche dopo una sola iniezione. Secondo i dati delle agenzie sanitarie britanniche i ricoveri ospedalieri si son ridotti fino all'85 e al 94 per cento tra le persone che avevano ricevuto la prima dose di Pfizer e AstraZeneca. Non dimentichiamo poi che le dosi Pfizer vanno trasportate a temperatute dai meno 70 ai meno 80 gradi e possono poi restare in congelatori da meno 20 gradi, ma solo per due settimane. Quelle AstraZeneca invece oltre che economiche sono anche le più facili da conservare e trasportare, e questo dà tutta una serie di importanti vantaggi alla campagna di vaccinazione, che può essere fatta in centri di prossimità anche se meno attrezzati.

I costi pattuiti

Passiamo ora al danno economico dell'eventuale stop ai vaccini di AstraZeneca. La Commissione ha reso noto di essersi impegnata con la multinazionale farmaceutica, che ha sviluppato il farmaco di Oxford, per l’acquisto di 300 milioni di dosi (più 100 milioni opzionali in caso di necessità). Stando alle cifre del contratto reso noto da Report, ogni dose costa 2,9 euro. Di conseguenza, la Commissione e i Paesi europei dovrebbero versare all’azienda britannico-svedese circa 870 milioni di euro per acquistare tutte le dosi. Si tratta dell’assegno più basso al momento. Per il vaccino americano-tedesco Pfizer/BionTech (prezzo per dose 15,5 euro) la spesa potenziale è di almeno 4,6 miliardi, dato che l’Ue ne ha acquistato 300 milioni di dosi (con l’opzione di altri 200 milioni per gli Stati membri, e 100 milioni per i Paesi più poveri). Per Moderna (prezzo 15 euro) il costo si aggirerebbe sempre sui 4,6 miliardi dal momento che le dosi acquistate sono 310 milioni (più 150 milioni opzionali). C’è infine il vaccino di Johnson&Johnson (costo 7 euro per dose): l’Ue ne ha pre-acquistato 200 milioni di dosi (più 200 milioni opzionali), per una spesa stimata in 1,4 miliardi.

La corsa al risparmio

Finora, dunque, i 4 vaccini approvati dall’Ema prevederebbero una spesa intorno agli 11 miliardi, di cui appena il 5% a favore dell'economico AstraZeneca (a parità di dosi consegnate rispetto a Pfizer e Moderna, il che fa capire l'enorme disparità dei costi). Anche per questa ragione, diversi Stati membri, già nel dicembre scorso, avevano chiesto e ottenuto da Bruxelles una flessibilità negli ordini di acquisto, ossia la possibilità di scegliere quanti vaccini ordinare da ciascun fornitore. Alcuni governi, come quello austriaco o bulgaro, hanno puntato con forza su AstraZeneca, mentre altri (Germania in testa tra i grandi) hanno optato un maggior equilibrio. L’Italia, stando al piano vaccinale di gennaio, aveva “puntato la stessa posta” su Pfizer e AstraZeneca, privilegiandoli a Moderna e J&J. In particolare, AstraZeneca avrebbe dovuto garantire il maggior numero di vaccinati entro l’estate. Ma le cose, come sappiamo, sono andate diversamente. E già a inizio marzo il governo è corso ai ripari aumentando le richieste di scorte di altri vaccini, Pfizer in testa. Una mossa che non è isolata in Europa in questo ore di caos intorno al farmaco sviluppato da Oxford.

Lo stop ad AstraZeneca

Ma quanto potrebbe costare uno stop definitivo ad AstraZeneca? La prima cifra su cui ragionare ce la fornisce il contratto pubblicato dalla Commissione: qui si legge che Bruxelles si è impegnata, a nome degli Stati membri, a versare 224 milioni di euro alla casa farmaceutica dopo 5 giorni dall’inizio delle consegne di vaccini. Il resto dovrebbe essere versato a chiusura della fornitura (ma la parte relativa a questo aspetto è stata oscurata).  A oggi, le circa 15 milioni di dosi consegnate ai Paesi membri (secondo l’ultimo report dell’Ecdc) avrebbero un valore di mercato di 43,5 milioni di euro. Di queste, la metà giacciono ancora nei magazzini degli Stati membri e rischiano di restarci. Ecco perché, sulla base di questi dati, uno stop generale ad AstraZeneca manderebbe in fumo 180 milioni di euro (sempre che Bruxelles li abbia versati tutti). Il “peso” dello stop dell’Italia si aggirerebbe sui 60 milioni di euro.

Le ipotesi

Queste cifre, chiaramente, partono da diversi assunti, tra cui quello di una interruzione definitiva della somministrazione di AstraZeneca. Ma in questo caso, andrebbe considerato anche il costo che l’Ue dovrà sostenere per “rimpinguare” lo spazio dei magazzini rimasto vuoto. L’ipotesi più ovvia (almeno stando ai prezzi) è che Bruxelles aumenti le dosi del vaccino J&J, che costano poco e richiedono una sola somministrazione. Come dicevamo, la Commissione ha già sul tavolo la possibilità di far scattare un ordine di acquisto di altre 200 milioni di dosi, per un costo complessivo di 1,4 miliardi. Il resto, che provenga da Pfizer o da Moderna (o in parte da entrambi), potrebbe comportare un costo simile. In totale, stando ai nostri calcoli, la sostituzione delle dosi preventivate di AstraZeneca costerebbe intorno ai 2,5 miliardi. Aggiungendo quelli che sarebbero già stati versati ad AstraZeneca, il “danno patrimoniale” totale per l’Ue si aggira intorno ai 2,7 miliardi. Per l’Italia, nella migliore delle ipotesi, lo stop ad AstraZeneca costerebbe intorno ai 300 milioni, se puntasse tutto sul vaccino J&J. Al momento, tra il piano vaccinale di gennaio (del governo Conte) e quello di marzo (del governo Draghi), si nota già un deciso aumento delle dosi di Pfizer e Moderna, per una spesa totale aggiuntiva che si aggirerebbe sui 650 milioni di euro.

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