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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Il modello Orban anti-Ue? Attaccare Bruxelles, per poi piegarsi ai suoi diktat

Un report della Commissione europea mostra come il leader ungherese, da quando è al governo, abbia più volte sfidato le leggi comunitarie in nome di un presunto sovranismo. Ma alla prima minaccia di sanzioni, è tornato sui suoi passi

Prima gli ungheresi. Da quando è salito al potere in Ungheria, nel 2010, Viktor Orban non ha mancato di sfidare l’Ue in nome della difesa degli interessi di casa, attaccando di petto le norme comunitarie su mercato unico, media, giustizia e i migranti. Con un mix di populismo e sovranismo che lo ha ripagato internamente in termini elettorali. Ed anche esternamente, facendolo diventare una sorta di modello anti-Bruxelles cui guardano altri leader europei come Matteo Salvini. Eppure, can che abbaia sembra non mordere. Almeno finora.

Già, perché guardando a un report della Commissione europea, reso noto da Politico, le numerose procedure d’infrazione aperte da Bruxelles contro Budapest si sono quasi sempre concluse con una clamorosa giravolta del governo Orban. 

Ecco perché Orban preferisce Merkel a Salvini

E’ successo, per esempio, con la procedura aperta nel 2010, che si è conclusa con il governo ungherese che ha convenuto di “modificare la legge sui mezzi di comunicazione affinché rispetti tutti gli aspetti del diritto dell'Ue sollevati dalla Commissione europea”, si legge nel documento.

Lo stesso è avvenuto con le esenzioni fiscali dell'Ungheria per i liquori locali: “Lettera di costituzione in mora ai sensi dell'articolo 260 del TFUE (26 febbraio 2015) - L'Ungheria ha ottemperato alla sentenza della Corte (C-115/13)”. Stessa fine hanno fatto le misure – poi rimosse o mai avviate – per l’introduzione di una tassa discriminatoria sugli esercenti straniere o per quella sulla tassa sulle pubblicità, anche questa ritenuta discriminatoria nei confronti degli investitori stranieri. Come dire: il “prima gli ungheresi” è rimasto solo nei propositi. 

La Commissione "denuncia" Orban

Il “modello” Orban si ripresenta anche quando riguarda questioni più delicate, come l’indipendenza della Banca centrale o della giustizia ungheresi. In entrambi i casi, è bastato uno scambio di lettere tra Bruxelles e Budapest per fermare il governo dall’applicare leggi contrarie al diritto e ai principi comunitari. 

Ecco perché, guardando alle polemiche di questi ultimi mesi, tutti si chiedono se le minacce di sanzioni da parte dell’Ue in merito alle misure contro migranti e Ong riusciranno ancora una volta a fermare Orban. O meglio, a fargli compiere l’ennesima giravolta. 

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