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Giovedì, 25 Aprile 2024
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La strategia Farm to fork non è solo sostenibilità: l'Europa punta alla digitalizzazione dell'agricoltura

Formare figure professionali, investire nelle nuove tecnologie, mettere in comune le competenze: le richieste del Parlamento europeo per il futuro del settore agricolo

Intelligenza artificiale, big data, algoritmi e nuove tecnologie: le abbiamo viste applicate a ogni frangente della nostra vita quotidiana. Ma c’è un campo di cui spesso ci dimentichiamo: l’agricoltura. Anche coltivazione e allevamento hanno bisogno di essere modernizzati e professionalizzati, perché le nuove conoscenze in campo tecnologico possano portare a maggiore sostenibilità e rispetto della biodiversità.

Se ne parla ampiamente nel testo della strategia Farm to Fork licenziato dal Parlamento europeo lo scorso autunno. La F2F, che prevede 20 miliardi all’anno tra fondi europei, nazionali e privati, punta ad avere un’agricoltura europea senza fitofarmaci, fertilizzanti e antibiotici e con più superficie agricola destinata al biologico – possibilmente senza che questo ricada sulle spalle dei produttori e degli agricoltori.

Per fare questo, serve un miglioramento tecnologico e scientifico e servono figure professionali appositamente formate. Il Parlamento ha sottolineato l’importanza dei finanziamenti di Horizon 2020 per ricerca e innovazione in campo agricolo, soprattutto per le PMI e i piccoli agricoltori. Ma finanziamenti di questo tipo devono essere agevolati e messi a disposizione di tutti, perché la digitalizzazione dei sistemi produttivi può rivelarsi vantaggiosa per l’efficienza, la sostenibilità ambientale e lo sviluppo economico.

Ma la digitalizzazione non deve essere forzata, sottolineano gli eurodeputati: deve sempre essere rispettosa delle conoscenze tradizionali e delle caratteristiche agro climatiche di ogni area. Bisogna sempre ricordare che il focus della strategia Farm2Fork non è l’aumento di produzione intensivo, ma il rispetto del terreno e della sua biodiversità.

Le strategie vincenti e le tecnologie innovative sviluppate dai singoli Paesi o, addirittura, dai singoli agricoltori devono essere  diffuse in tutta l’Unione: per questo il Parlamento propone che venga istituito un sistema per la raccolta e la diffusione di pratiche sostenibili, che faccia anche formazione specializzata per gli agricoltori. Sono anche le scuole di settore, secondo il Parlamento europeo, a dover insegnare ricerca e innovazione: le università hanno un ruolo fondamentale per lo sviluppo e la transizione digitale dei settori agroalimentari. La formazione non finisce mai: il Parlamento invita gli Stati Membri e le associazioni di categoria a partecipare ai programmi scientifici e di ricerca finanziati dall’Unione Europea.

Inoltre, invita gli Stati membri a destinare una quota sufficiente dei fondi che vengono loro assegnati per i servizi di consulenza agricola alle imprese, perché raggiungano obiettivi minimi di sostenibilità. La transizione digitale non deve però ricadere, secondo il Parlamento, sugli operatori del settore, già gravati da debiti e costi importanti. L’Ue deve anche garantire che lo sviluppo e l’accesso alle nuove tecnologie sia equo in tutti gli Stati membri: la transizione digitale è infatti una possibilità di dare nuova vita alle zone periferiche e rurali dell’Unione.

Infine, il Parlamento sottolinea l’importanza di un accesso libero e completo alle connessioni internet veloci e a banda larga, indispensabili per l’adozione di nuove tecniche agricole digitali. In questo, ruolo chiave lo giocano i giovani agricoltori, che hanno soprattutto bisogno di reddito e occupazione, specialmente nelle zone più povere e rurali. La difficoltà maggiore – come ha ricordato a Europa Today Diana Lenzi, presidente dell’Organizzazione dei Giovani Agricoltori Europei – è acquistare o affittare terreni per far partire un’impresa: sarà quindi necessario vigilare perché con la nuova strategia Farm To Fork i prezzi dei terreni non schizzino alle stelle per colpa della speculazione.

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