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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Il progetto italiano che traccia la mortalità legata all'inquinamento atmosferico

Si chiama Bigepi, e usa un'intelligenza artificiale e i big data per analizzare il legame tra qualità dell'aria e malattie in fase cronica o acuta

Gli studi che lo dimostrano sono innumerevoli: l’aria che si respira nella Pianura padana è tra le più inquinate d’Europa, pari a quella di Polonia e altri Paesi che ancora basano la propria produzione energetica sul carbone. Gli ultimi dati sono quelli dell’Agenzia europea dell’ambiente (Eea), che ha stilato una classifica di 323 città europee in base alla presenza di polveri ultrafini, il PM2,5: Cremona, in Lombardia, è penultima. E lo conferma anche Eurostat: delle 1155 zone in cui è stata divisa l’Europa, 93 regioni hanno un livello di esposizione al particolato doppio rispetto ai target dell’Oms. Di queste, 18 eccedono anche i limiti massimi consentiti dall’Unione Europea: sono in Polonia centrale, nei Balcani e in tutta la Pianura Padana, da Milano a Venezia.

Che l’inquinamento atmosferico abbia un effetto sulla salute di uomini, donne e bambini è risaputo, ma quali effetti e di che portata rimane ancora oggetto di studi specialistici: uno di questi è il progetto Bigepi. Il progetto, che vede la partecipazione anche dell'Inail, si pone l’obiettivo di capire gli effetti dell’inquinamento dell’aria sulla mortalità umana, in particolare quella dovuta a malattie respiratorie, cardiocircolatorie e metaboliche. Per farlo sfrutta i big data provenienti da sensori su cui è installata un’intelligenza artificiale, e poi i dati di un precedente progetto, BEEP, che ha fornito mappe molto dettagliate della concentrazione di sostanze inquinanti presenti in atmosfera, dalla scala nazionale a quella urbana, suburbana e rurale.

“Bigepi analizza le malattie acute e quelle croniche, ne studia la mortalità legandola a fattori temporali e di inquinamento”, spiega Claudio Gariazzo, responsabile scientifico del progetto. “Alla fine saremo in grado di valutare gli effetti a breve termine dell’inquinamento in tutti i comuni italiani e nelle zone industriali”. In alcune città questi effetti saranno analizzati anche sul lungo periodo, e non saranno dimenticate le zone rurali: uno dei grandi deficit di studi di questo tipo, infatti, è che si applicano solo alle grandi città, dimenticandosi delle aree non metropolitane. Eppure esistono rischi sulla salute anche a livelli bassi di esposizione.

I ricercatori si aspettano di capire quali sono gli effetti di un’esposizione a breve termine agli inquinanti atmosferici sulla mortalità, con la capacità di studiarli poi per classe d’età, genere e provenienza geografica. “Abbiamo usato i dati di esposizione di ognuno degli 8mila comuni italiani, a cui abbiamo associato la mortalità giorno per giorno”, spiega ancora Gariazzo. “In questo modo abbiamo verificato delle associazioni positive tra la variabilità giornaliera dell’esposizione alle polveri sottili e la variabilità giornaliera della mortalità”.

L’esposizione agli inquinanti viene calcolata usando diversi metodi: per quanto riguarda le polveri fini è stata usata un’intelligenza artificiale che sfrutta i dati satellitari e che può prevedere la concentrazione di polveri sottili su una determinata fetta del territorio. “Per gli inquinanti gassosi come biossido di azoto e ozono, che non possono essere misurati da un satellite - conclude Gariazzo - abbiamo sfruttato un modello matematico esteso a tutta Italia”.

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