Recovery, Italia sotto esame: un provvedimento ogni 48 ore per ricevere i nuovi fondi Ue
La guida di EuropaToday al Pnrr italiano. Dalla riforma del processo civile a quella degli appalti: ecco cosa deve fare il governo per mantenere gli impegni per il 2021. E oltre
Per mantenere gli impegni presi con l’Unione europea, l’Italia dovrà raggiungere ventitré traguardi in meno di cinquanta giorni. In altre parole, un provvedimento ogni quarantott’ore. Si tratta degli obiettivi stabiliti dai documenti che dettano le condizioni per ricevere i finanziamenti Ue del Recovery fund. Finché non vengono raggiunti tutti i traguardi, il governo di Roma non potrà ottenere la nuova tranche di aiuti attesa per il 2022.
Ciò significa che per avere i soldi l’Italia dovrà completare entro il 2021 le riforme del processo civile, degli appalti pubblici e delle norme sull’insolvenza, ma anche investire di più sulle borse di studio universitarie, mettere in atto misure di gestione del rischio alluvionale e idrogeologico e centrare gli altri diciotto obiettivi che le mancano per potersi presentare a Bruxelles in tempo per la ‘sessione d’esame’ di fine anno. Per fare chiarezza sugli obiettivi e le riforme incluse nel piano italiano, Europa Today pubblica oggi uno speciale (vedi sotto) sulle parti salienti del Pnrr e delle condizioni poste dall’Europa per ricevere i fondi.
I 25 miliardi assegnati al Belpaese lo scorso 13 agosto rappresentavano un prefinanziamento dell’intera somma attesa. In altre parole, un importo erogato sulla fiducia e per consentire all’Italia - così come agli altri Stati che avevano chiesto i fondi - di avviare i primi investimenti previsti dal piano di ripresa. Ma l’arrivo degli altri soldi è tutt’altro che scontato. Anzi.
Secondo il regolamento del Recovery, i Governi Ue possono rivolgersi alla Commissione europea due volte l’anno per ricevere una tranche di finanziamenti. Prima di ogni erogazione, l’esecutivo europeo avrà due mesi di tempo per valutare se il Paese ha centrato tutti gli obiettivi stabiliti dal crono-programma di riforme e investimenti concordato con Bruxelles. In parole povere, chi non rispetta gli impegni nei tempi previsti smette di ricevere soldi.
Lo sa bene Daniele Franco, ministro dell’Economia, che martedì scorso ha garantito che l’Italia manterrà le promesse. “Contiamo di completare i nostri obiettivi. Ne abbiamo cinquantuno per quest'anno, ventotto sono già stati conseguiti, quindi ce ne mancano ventitré”, ha spiegato il ministro al termine di una due giorni a Bruxelles per partecipare alle riunioni dell’Eurogruppo e dell’Ecofin.
“La Spagna dal punto di vista delle procedure è un po' più avanti di noi”, ha ammesso Franco alludendo al primo e per ora unico Paese che ha già richiesto la prima tranche di fondi dopo il pre-finanziamento. Tuttavia, “contiamo anche noi di chiudere questi impegni per la fine dell’anno”, ha garantito. “Ovviamente stiamo monitorando la situazione” e “tutto il governo è impegnato” al raggiungimento dei rimanenti obiettivi. “Siamo in prima linea nel seguire giorno per giorno l'attuazione del piano”.
Ma vediamo nel dettaglio le principali sfide del Pnrr italiano: