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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Lotta al lavoro in nero: gli obiettivi fissati con l’Ue

Gli Ispettorati dovranno aumentare il numero di controlli di almeno il 20%, mentre il governo dovrà rendere l’impiego regolare più ‘conveniente’ di quello sommerso

Rendere il lavoro regolare più conveniente di quello in nero e contrastare con forza i datori di lavoro che sfruttano la manodopera irregolare. Questi i due punti cardine del Piano d’azione contro il lavoro sommerso che l’Italia dovrà mettere in campo entro il 2022 secondo la tabella di marcia fissata dal Recovery fund. Quello del lavoro in nero in Italia non è certamente un fenomeno nuovo e il Paese è stato più volte destinatario di raccomandazioni dai funzionari di Bruxelles perché venga aumentata la pressione su chi non rispetta le regole. Richieste ora ascoltate dal governo italiano che ha fissato una serie di impegni nel Piano nazionale di ripresa e resilienza proprio per contrastare l'illegalità sul lavoro. Promesse che andranno rispettate per evitare di perdere i preziosi fondi di ripresa.

Il calendario degli obiettivi fissati dal Next Generation Eu prevede quattro tappe. La prima, citata poc'anzi, è quella del 2022, l’anno entro il quale dovrà entrare in vigore il Piano nazionale e la tabella di marcia attuativa per la lotta al lavoro sommerso in tutti i settori economici. L'obiettivo di questa misura - precisa il documento Ue che fissa gli obiettivi dell’Italia - è migliorare la qualità del lavoro e le condizioni dei lavoratori. Tra le attività di prevenzione e contrasto dell’impiego sommerso spicca la lotta al caporalato e altre forme di lavoro irregolare.

La riforma dovrà comprendere l'introduzione di misure capaci di trasformare il lavoro sommerso in lavoro regolare “in maniera che i benefici derivanti dall'operare nell'economia regolare superino i costi del continuare ad operare nel sommerso”, si legge ancora nel documento. Bruxelles chiede inoltre il rafforzamento della capacità dell'Ispettorato nazionale del lavoro, il sostegno al processo di trasformazione del lavoro sommerso in lavoro regolare e l'adozione di misure di deterrenza e di incentivi per il lavoro regolare. Il tutto dovrà essere accompagnato dalla realizzazione di campagne di comunicazione e dal rafforzamento del sistema di governance per contrastare il lavoro sommerso a livello nazionale e locale.

Le altre tappe previste dalla tabella di marcia di lotta al lavoro in nero sono tre. Entro il primo trimestre del 2024 l’Italia dovrà dare “piena attuazione” a tutte le misure incluse nel piano nazionale in vigore dal 2022. Entro il secondo trimestre del 2025 l’Europa si aspetta inoltre un incremento almeno del 20 per cento del numero di ispezioni rispetto al periodo 2019-2021, quando i controlli sul lavoro sono stati in media 85.000. L’ultima data da tenere a mente è il 31 marzo 2026. Entro tale termine l’Italia dovrà aver ridotto l'incidenza del lavoro sommerso di almeno 2 punti percentuali.

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