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Sabato, 20 Aprile 2024
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"Libri e vocabolari in comodato d'uso per gli studenti, così combattiamo gli effetti del Covid sulla scuola"

Dentro le aule vuote della media Trilussa di Milano, uno dei 600 istituti lombardi che hanno ottenuto i finanziamenti del Fondo sociale europeo per l'acquisto di materiale didattico: "Aiutiamo le famiglie, che sono in gran parte in difficoltà economiche. Ma nonostante questo, molti hanno abbandonato gli studi a causa delle lezioni a distanza"

Può un libro o un tablet ridurre le differenze sociali e di opportunità che la crisi Covid sta acuendo nelle scuole italiane? Forse no, ma possono aiutare. Lo sanno bene alla media Trilussa, alle porte di Milano. Una scuola di frontiera, come la definisce il suo preside. Qui, grazie a uno dei bandi del Pon Istruzione, il piano operativo nazionale finanziato dal Fondo sociale europeo, sono arrivati libri, vocabolari ma anche tablet e altri strumenti elettronici. Tutto in comodato d’uso, materiale didattico che gli studenti restituiranno alla scuola. E che li sta aiutando ad affrontare forse i mesi più difficili per l'istruzione dal Dopoguerra.

Il bando ha messo a disposizione degli istituti 236 milioni di euro. La partecipazione, come d'attese, è stata elevatissima. Solo in Lombardia, 600 scuole tra medie e superiori. La Trilussa ha ricevuto quasi 21mila euro, destinati all’acquisto di libri di testo, dizionari e libri di narrativa per 49 studenti tra cui anche alcuni ragazzi disabili o con disturbi dell’apprendimento. “La nostra è un’utenza che per ragioni economiche non riesce ad acquistare i libri”, spiega Nicoletta Di Napoli, la vicepreside. “C’era anche la possibilità di comprare dei tablet o dei piccoli computer, ma in questi mesi abbiamo già ricevuto la solidarietà del quartiere e del comune che ci hanno regalato tanti strumenti elettronici”. Sembrano tanti, 21mila euro, ma in realtà secondo la vicepreside sono “abbastanza”. I libri costano, soprattutto per una scuola che deve acquistarne molti, e i Pon hanno anche dei costi di gestione che ricadono sulle scuole. “Alla fine per il materiale abbiamo speso intorno ai 16mila euro: comunque un aiuto importante e necessario” ci tiene a sottolineare Di Napoli. 

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Come vuole il bando, i libri sono in comodato d’uso. La scuola Trilussa l’ha previsto fino al 31 agosto, “ma solo perché è la scadenza naturale del Pon” spiega la vicepreside. “In realtà poi useremo i nostri modelli didattici per rinnovare il prestito del materiale fino al termine del ciclo scolastico”. Il comodato d’uso non è infatti una novità per questa scuola milanese: da anni grazie all’impegno dei rappresentanti delle case editrici riescono a ottenere in regalo qualche libro in più, che viene prestato agli studenti per la durata del triennio. “Ovviamente poi il materiale torna alla scuola, non alle case editrici”, conclude Di Napoli. Così poi verrà prestato ad altri ragazzi in difficoltà che entrano a scuola gli anni successivi.

“Siamo una scuola di frontiera” dice il preside reggente, Giorgio Galanti. “Quindi cerchiamo di intercettare più bandi e opportunità possibili per aiutare le famiglie dei nostri studenti, che sono in gran parte in difficoltà economiche”.  “È una scuola che deve combattere con una nomea che non è delle migliori, ma che ha un grande spessore formativo” dice Galanti. “I docenti conoscono la situazione e il quartiere in cui si trovano”. Quarto Oggiaro è un quartiere della periferia nord-ovest di Milano, nel Municipio 8: da qui viene l’espressione scuola di frontiera usata dal preside: è uno dei primi quartieri in cui gli stranieri si stabilizzano, comprano una casa o ne ottengono una popolare, aprono un negozio o trovano lavoro.

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È una zona a forte densità abitativa, dedicata soprattutto al residenziale e a trazione popolare: ma questo non ne fa un quartiere-dormitorio. La solidarietà di zona esiste, la vita di quartiere è forte e radicata con interventi dal basso tra associazionismo, cineforum e realtà sportive. Negli ultimi anni sono stati molti gli interventi di riqualificazione, sia urbanistica che sociale. “Ci sono comunque sacche di disagio, nessuno lo vuole nascondere” aggiunge Galanti. “Ci sono famiglie molto povere che non hanno accesso ai servizi, e l’impatto di culture molto diverse tra loro è forte”. Un quartiere polarizzato tra un disagio forte e una consapevolezza di questo disagio, con la voglia di confrontarlo e superarlo.

“A scuola cerchiamo di evitare la piaggeria e la carità fine a se stessa” spiega il preside. “Non è solo una questione di prestare o regalare libri e tablet, ma di spingere a un uso consapevole e a un’autonomia didattica, perché gli alunni e le famiglie riconoscano l’importanza di questi strumenti e della scuola. Con qualcuno è più difficile, soprattutto con le famiglie rom”. Il preside racconta di alcuni nuclei di origine sinti che spesso vivono lontano dalla scuola, e che non hanno i mezzi per raggiungerla: tra di loro la dispersione scolastica è maggiore, ed è più difficile coinvolgerli nelle attività didattiche.  

Per molti anni la scuola ha anche avuto problemi di edilizia scolastica: erano necessari grandi interventi sull’impianto idraulico e sulle aule stesse. C’è poi il fatto che la scuola si chiama “Trilussa”, ma non è nella via omonima. La sede è stata abbandonata e abbattuta quasi dieci anni fa per un trasferimento in quella attuale, in via Graf. I progetti di riqualificazione attuali per quel terreno non sono chiari, o almeno non lo sono per il preside. “Vorremmo una nuova sede in via Trilussa” spiega “Perché potremmo accogliere più ragazzi: in quella zona stanno costruendo nuovi palazzi: le famiglie che li abiteranno dovranno cercare una scuola lontano, invece di averne una sotto casa”. 

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Problemi noti e conosciuti agli assessori e al presidente del Municipio 8, che hanno frequentato a loro volta questa scuola, che accorrono ogni volta che c’è un problema e verificano che i lavori vengano fatti. Se negli anni passati invece l’amministrazione comunale è stata lontana, lo stesso non si può dire di quest’anno pandemico: “quando abbiamo avuto bisogno di una nuova sede, a inizio 2020, ci hanno aiutato” spiega Galanti. “Grazie all’assessora all’Educazione Laura Galimberti stiamo per ottenere un grande finanziamento per l’acquisto di strumenti musicali e l’insegnamento della materia. Ci sentiamo abbastanza protetti, anche se ci piacerebbe ri-ottenere la titolarità, così da avere un preside a tutti gli effetti”. Galanti è infatti un preside vicario, che ha già una sua scuola titolare.

La pandemia ha picchiato molto duro su questa scuola. “La secondaria è stata chiusa spesso, molto più della primaria” spiega la vicepreside Di Napoli. “Oltre al primo lockdown e alle varie quarantene delle singole classi, siamo stati chiusi a novembre, gennaio e marzo. E i mesi di apertura non erano comunque al 100% delle presenze”. In una scuola di frontiera, che già lotta con le difficoltà linguistiche, la dispersione scolastica, la povertà economica e il disagio sociale, la tegola delle chiusure è stata più impegnativa rispetto alle scuole del centro.

“È stato molto, molto, molto faticoso”, continua Di Napoli. “I nostri ragazzi hanno difficoltà ad autogestirsi. Ho appena finito i consigli di classe della terza media, che è sicuramente la classe che ha sofferto di più: ci vuole una certa dose di autonomia e di gestione dei tempi che i ragazzi non hanno”. Per questi genitori assentarsi dal lavoro è il più delle volte un lusso che non possono concedersi. “Abbiamo avuto tanti ragazzi che hanno abbandonato la scuola, che non abbiamo mai visto connessi. Chi a scuola era più organizzato è riuscito a seguire, ma per il resto…”, dice Di Napoli, con la voce che si spegne sconfortata. 

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