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Venerdì, 19 Aprile 2024
EU4Future

"Per contrastare l'odio serve un corso di educazione civica per tutti"

Le priorità di Francesco Indiveri, 29enne di Napoli, alla Conferenza sul futuro dell'Europa

"La nostra classe politica distorce le informazioni per guadagnare più voti, a noi serve che l'Europa comunichi bene quello che fa". La pensa così Francesco Indiveri, 29 anni, che è di Napoli e dopo una Laurea in Giurisprudenza sta cercando lavoro. È uno dei 200 cittadini selezionati a caso per partecipare al quarto panel dei cittadini della Conferenza sul Futuro dell'Europa, quello su migrazioni e politica estera dell'Ue.

Con quali priorità è arrivato a Strasburgo?

Parlo per esperienza personale, venendo dal Sud Italia: per noi ma anche per i migranti che vogliono integrarsi il lavoro è la cosa più importante. Facciamo l’esempio del reddito di cittadinanza: per gli italiani sostituisce contratti sottopagati e al limite dello sfruttamento, per gli stranieri è un modo per essere introdotti al lavoro. È uno strumento che, se usato correttamente, sarebbe da finanziare, soprattutto quando serve a ottenere un contratto di lavoro giusto. L’Italia e l’Europa dovrebbero investire sul lavoro, nostro e dei migranti: sono persone che scappano per cercare una vita migliore, dobbiamo dargliela e dobbiamo smettere che pretendano di “tornare al loro paese”.

Cosa deve fare l’Europa per contrastare questo tipo di discorsi?

Deve esserci un dialogo maggiore e migliore tra l’Europa e gli Stati Membri, e l’Unione dovrebbe trovare il di rendersi più chiara e comprensibile. La nostra classe politica distorce le informazioni, per esempio nessuno ci spiega che l’Europa investe nell’integrazione dei migranti. Dovrebbe essere finanziato un programma di educazione civica per istruire la popolazione, anche le persone più ignoranti e povere che purtroppo non hanno potuto permettersi di frequentare le scuole.

Secondo lei un controllo maggiore alle frontiere e polizia comune che si occupi di migrazione potrebbero risolvere i problemi legati a questo fenomeno?

Risolvere non lo so, potrebbe aiutare, ma dovrebbe essere un corpo di polizia che invece di lasciarli allo sbando li indirizza, li aiuta nell’integrazione. Più persone impiegate nell’accoglienza aiuterebbero a risolvere il problema.

Perché ha deciso di dire sì all’Europa e venire a Strasburgo?

Perché voglio essere la voce di chi non ha voce, e perché non mi sento rappresentato dalla classe politica italiana: viviamo in un mondo in cui non esistono più gli ideali e partiti, si vota o si fa politica in base ai propri interessi e consensi. I nostri politici dicono quello che la gente vuole sentirsi dire, e vorrei cambiare questa realtà. E poi porto la mia esperienza di cittadino napoletano, che vede tutti i giorni la disparità di investimento tra Nord e Sud Italia. Per svilupparci come comunità dobbiamo ridurre queste differenze, usando anche gli strumenti di tutela e controllo che esistono.

Come sono andati i lavori?

Non sono esattamente soddisfatto. Avrei voluto affrontare alcuni temi più scomodi, più divisivi, ma non ho trovato ascolto, nemmeno nnegli esperti che hanno aiutato la discussione o nel moderatore. Per esempio: in questi due giorni è tornato spesso il tema dell’“aiutarli a casa loro”, però ogni volta che il mondo occidentale si presenta in questi Paesi fa poco altro che depredare le risorse naturali. Non sono riuscito a parlarne. Faccio una metafora calcistica: mi sembra di essere qui a parlare di chi mettere in campo tra Cavani e Maradona, ma invece dobbiamo confrontarci con le cose difficili, spinose. Mi sembra che non siamo riusciti spesso a uscire dalla comfort zone: penso che il nostro compito qui sia di risolvere i problemi dell’Europa, non di cercare di migliorare le cose che funzionano già. O almeno non deve essere la priorità.

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