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Giovedì, 28 Marzo 2024
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"L'Ue renda gratuiti i contraccettivi per le donne che li usano come presidio medico"

La proposta di Ilenia Greco, una dei cittadini selezionati per la Conferenza sul futuro dell'Europa

I contraccettivi siano resi gratuiti in tutta l'Unione europea per quelle donne che li usano come presidio medico, ossia come strumento necessario per affrontare problemi di salute. E' la proposta che Ilenia Greco, 39enne calabrese, ha portato al Parlamento europeo al tavolo delle discussioni della Conferenza sul Futuro dell’Europa. Lei è una degli 800 cittadini selezionati per partecipare alla grande assemblea civica che, insieme a deputati europei e nazionali, dovrà indicare le proposte per riformare l'Ue. 

“Per me è molto importante essere qui, è stata una bellissima esperienza, ma spero che le cose che stiamo dicendo abbiano uno sbocco concreto e vengano tenute in conto”, dice Ilenia, che partecipa a uno dei quattro panel in cui è divisa la Conferenza, quello su ambiente e salute. "Se questi incontri di cittadini rimarranno solo una chiacchierata sulla carta sarà una sconfitta per tutti, soprattutto per noi, perché è triste perdere fiducia nelle istituzioni”, aggiunge.

Tassare la fast-fashion e contraccettivi gratis per le donne: le proposte dei cittadini a Strasburgo

Ilenia è arrivata a Strasburgo con una proposta concreta, che ha portato avanti nei sottogruppi, in plenaria e che potrà discutere con le istituzioni, dal momento che è stata selezionata come una delle 20 portavoce dei 200 cittadini che hanno partecipato a questo panel: la gratuità o quanto meno la riduzione dell'Iva sui contraccettivi femminili. “Per molte di noi - dice Ilenia - la pillola, l’anello e altri contraccettivi non servono solo per evitare gravidanze o malattie, ma sono un vero e proprio presidio medico. Pensiamo alla fibromialgia. Per queste donne il contraccettivo deve essere gratuito, e lo stesso vale per gli assorbenti: l’Iva al 22% non è degna dell’Unione europea. Capisco che per alcune politiche ci voglia tempo e impegno, ma questa è una rivoluzione immediata e alla portata di qualunque legislatore”.

Sei riuscita a discutere di questi argomenti?

Ho portato avanti la mia proposta, e molto concretamente, perché è molto bello parlarne ma bisogna anche agire e ottenere dei risultati. Ho trovato sostegno in un’altra donna del mio sottogruppo, dalla Repubblica Ceca. Onestamente mi aspettavo più sostegno dalla plenaria, anche dagli esperti invitati a discutere con noi: tra loro c’erano anche delle donne, che però non hanno affrontato l’argomento.

Ti interessano queste tematiche sanitarie perché lavori in questo campo?

No, sia io che la mia famiglia abbiamo avuto delle patologie importanti, per cui ho approfondito temi che avrei preferito non approfondire [ride]. Io ho 39 anni, sono del Sud Italia, sono una contabile e insegno, ci tenevo a essere qui e ho spostato altri impegni lavorativi e personali, delle visite, per dare il mio contributo.

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Come sono andati i lavori?

Hanno funzionato molto bene, poi vedremo se le proposte saranno attuate o se rimarrà una chiacchierata. È stata comunque una bellissima esperienza: concretamente c’è tanto da fare, anche per uniformare i Sistemi Sanitari nazionali in un sistema più generalizzato. Questo anche a livello ambientale: non è possibile che ci siano livelli così diversi di emissioni di Co2 tra i paesi europei. Servono anche atti pratici: quando siamo arrivati qui al Parlamento, ci hanno regalato un quaderno di carta riciclata ma avvolto in una copertina di plastica, e anche la penna era di plastica. E allora come si fa?

Secondo te quali devono essere gli obiettivi dell’Unione europea?

Deve cercare un’unità maggiore puntando al meglio: come dicevo serve un servizio sanitario di alto livello in tutta Europa, servono politiche ambientali e d’istruzione comuni, ma tutto deve essere fatto senza perdere l’individualità singole culture, perché ogni Stato ha le sue peculiarità ed è giusto che le mantenga. Alcune cose devono essere standardizzate tra tutti i Paesi membri, perché i singoli Stati da soli hanno fallito o rischiano di fallire. Ma senza confidare nel miracolo dell’UE: spesso nel mio sottogruppo ognuno si lamentava di una pecca del suo Paese di origine, e si aspettava che l’Unione arrivasse dall’alto come una salvatrice. Questo è vero fino a un certo punto, però alcuni cambiamenti vanno stimolati dai cittadini.

Il cambiamento quindi parte dal cittadino, non dalle istituzioni?

Serve il contributo di entrambi: certo sarebbe più facile che l’istituzione “obblighi” il cittadino, ma come possiamo vedere questo non si può o non si vuole fare. Se noi cittadini andassimo tutti a chiedere al cartolaio il quaderno di carta riciclata senza plastica dicendo che siamo disposti a pagarlo un euro in più il cartolaio venderebbe solo quello.

Tu hai 39 anni, sei nell’età di mezzo tra i tanti under 26 presenti e invece gli anziani. Come vivi questa situazione?

Secondo me è giusto far venire più fasce d’età, perché questo dimostra come tutti possano essere interessati alle questioni sanitarie e ambientali: ho apprezzato il signore di 82 anni che è venuto qui a parlare per i suoi nipoti e i suoi figli e ho apprezzato il ragazzino di 16 anni, timidissimo, che qui ha capito che le sue idee sono valide come quelle di tutti gli altri. Erano tutte persone motivate a fare il loro contributo, se sono venuti qui è perché hanno una mentalità aperta e proiettata verso il futuro.

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