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Giovedì, 28 Marzo 2024
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"Io, colombiana e italiana, a Strasburgo per cambiare l'Europa"

Doramaria Penaloza è tra gli 800 cittadini selezionati per la conferenza che riscriverà il futuro dell'Ue

“È una grande opportunità soprattutto per i giovani, che qui possono capire e testare sulla propria pelle che molte decisioni vengono prese o non vengono prese non perché non si vuole, ma perché ci sono procedure, tempi, mezzi da rispettare” dice Doramaria Penaloza, nata in Colombia ma da trent'anni cittadina italiana, che ha partecipato al primo panel dei cittadini alla Conferenza sul Futuro dell'Europa. “Spero che i tanti ragazzi e ragazze presenti possano capire che serve pazienza, competenza e preparazione”.

Quali sono le sue priorità?

La crisi climatica. Tutto è trasversale al clima, dal lavoro al cambiamento energetico. Era la priorità anche del mio gruppo, abbiamo cercato di fare proposte per arrivare a una economia europea completamente sostenibile.

Pensi che il tuo essere migrante ti dia un punto di vista particolare sull’Europa e su questo weekend a Strasburgo?

Penso di sì. Sono in Italia da 30 anni, ho una famiglia qui, e fin da quando sono arrivata ho cercato di fare cosa una molto difficile per un migrante, e cioè integrarmi in una società nuova, che vuol dire essere al passo con gli altri a livello educativo e lavorativo, contribuire a far crescere società, creare imprese e lavoro per gli altri.

Secondo lei l’Europa fa abbastanza per far integrare gli stranieri che vengo da paesi extraeuropei?

L’integrazione è un processo lungo, l’Unione europea vorrebbe fare molto ma fa poco perché il processo spesso non è legato ad aspetti economici ma a quelli formativi, su cui l’EU non ha voce o azione.

Nel tuo gruppo di lavoro quindi c’erano tanti giovani?

Sì, erano la maggioranza. Con più di 25 anni eravamo in tre: io, un altro signore italiano e un greco. La più giovane era una ragazza di 18 anni appena compiuti. Un bel gruppo, abbiamo avuto un buon dialogo e abbiamo discusso molto. Abbiamo parlato soprattutto di lavoro perché è un argomento che tocca tutti: senza lavoro anche la giustizia sociale zoppica. Ci siamo dati da fare, abbiamo stilato una serie di proposte pratiche anche fuori dal tema del lavoro. Per esempio abbiamo discusso di violenza di genere, una delle mie colleghe ha proposto una forza di polizia che si occupi in modo specifico di stupri e violenze, che sia preparata anche dal punto di vista psicologico.

Qual è il suo rapporto con l’Unione europea?

Io per anni ho lavorato con progetti di collaborazione economica che coinvolgevano Camere di  commercio, studi di consulenza e paesi UE ed extra UE. Ho lavorato per il Programma Horizon. Ho portato avanti progetti di collaborazione con Spagna, Italia, Francia, Irlanda e Lussemburgo sul rispetto della proprietà intellettuale nelle PMI. Tutto questo per dire che conosco l’Europa, mi definisco europeista e sono una grande amante dell’UE, a cui riconosco un grande sforzo da De Gasperi a oggi: l’Unione deve essere voluta ogni giorno e deve stare al passo dei cambiamenti.

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