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Venerdì, 29 Marzo 2024
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L'azienda di Brindisi che ha sconfitto Bill Gates. E "darà voce" ai deputati del Parlamento europeo

Si chiama Cedat85 e ha ottenuto l'appalto per la traduzione automatica degli interventi nell'Aula di Strasburgo. Battendo Microsoft

Il traduttore automatico della Babele del Parlamento europeo si chiama Cedat85, e viene dalla provincia di Brindisi. Qui, una settantina di dipendenti hanno sviluppato un software capace di tradurre in 24 lingue e trasformare in testo i discorsi degli eurodeputati (ma anche dei membri della Commissione e dei leader dei Paesi Ue), compresi tecnicismi e linguaggio burocratico. Una macchina immensa che permette ai parlamentari di comunicare tra di loro e con il resto del mondo. E cha ha battuto la concorrenza di un gigante coma la Microsoft di Bill Gates.

“Non ci sostituiremo agli interpreti umani che traducono in simultanea le plenarie e le riunioni più importanti”, spiega Enrico Giannotti, condirettore di Cedat85. “Piuttosto saremo un sistema di supporto, e forniremo una traduzione automatica anche delle riunioni più oscure o secondarie”, precisa. La Cedat85 ha vinto un bando indetto dal Parlamento europeo, battendo anche una rivale come Microsoft. “Questa è la dimostrazione - dice Giannotti - che non serve essere dei giganti per fare un buon lavoro: è un risultato che abbiamo raggiunto con un enorme lavoro di squadra. Costruire da zero un sistema che sappia riconoscere 24 lingue è un obiettivo grande, ma abbiamo scoperto di avere basi così solide da renderlo alla nostra portata”.

Di cosa si occupa Cedat85?

Noi da sempre trattiamo il linguaggio naturale, in particolare la voce, per trasformarlo in testo. Ci lavoriamo da anni, e abbiamo sempre presentato soluzioni innovative. Forniamo ai nostri clienti servizi che permettono di trasformare un’intervista o una registrazione in testo per elaborarlo o per verbalizzarlo, nelle occasioni che lo richiedono. Un tipo di lavoro che in realtà è antichissimo e risale fino agli scrivani. In questo momento abbiamo una settantina di dipendenti, tra cui un team di 25 linguisti. Come dice il nostro nome abbiamo iniziato nel 1985, e tra i nostri clienti ci sono la Camera dei Deputati, il Ministero degli Interni e da quest’anno anche il Parlamento europeo.

Ci racconti del bando che avete vinto.

Il Parlamento europeo ha bandito una procedura pubblica a fine 2019, e poi è iniziato un processo di selezione lungo e articolato. Nel 2020 sono stati selezionati i tre finalisti tra cui noi, un altro consorzio e la Microsoft. A tutti e tre è stata chiesta una prova pratica della durata di un anno, durante il quale abbiamo dovuto mettere a disposizione la piattaforma e le tecnologie che avevamo preparato per lavorare sulle prime dieci lingue (italiano, inglese, francese, tedesco, spagnolo, portoghese, greco, rumeno, polacco e olandese). Alla fine di questo processo siamo stati selezionati come vincitori.

Come ci si sente ad aver battuto un gigante come Microsoft?

Non mi focalizzerei troppo su questo: chiaramente siamo orgogliosi, ma noi nel nostro piccolo siamo professionisti di questo settore. Magari non costruiamo sistemi di scrittura come Word, ma altri non sanno fare quello che facciamo noi. Siamo più orgogliosi di aver potuto dimostrare in un contesto così competitivo e prestigioso le nostre capacità. Facciamo questo, e solo questo, ma in modo sartoriale. Non è solo questione di essere grossi o avere infinite potenze di calcolo, bisogna conoscere le peculiarità del linguaggio.

Nel pratico che servizio fornite al Parlamento europeo?

L’obiettivo del progetto è di favorire la comunicazione tra parlamentari che parlano lingue diverse, soprattutto per chi non parla le tre ufficiali. Supporteremo i traduttori ufficiali del Parlamento durante le riunioni più importanti delle commissione o durante la plenaria, ma il nostro lavoro principale sarà per tutte le conferenze secondarie, meno note, per cui forniremo una traduzione automatica. È un programma molto ambizioso ma anche nobile in un certo senso, perché il Parlamento europeo è come una Torre di Babele in cui si devono trovare soluzioni per una comunicazioni più ampia, che sfruttino le nuove tecnologie. Tutto questo poi favorirà anche i cittadini che vorranno seguire anche le riunioni non coperte dal servizio di traduzione umana.

Coprirete tutte le lingue?

Sì, il progetto durerà tre anni. Il primo anno lo abbiamo concluso con le dieci lingue durante la fase di selezione, nel secondo anno ne aggiungeremo nove e nel terzo le ultime 5. Aggiungere una lingua vuol dire aggiungere anche le traduzioni in tutte le altre. Ora stiamo lavorando sullo sloveno.

È un servizio che metterà a repentaglio il lavoro dei traduttori del Parlamento europeo?

No, come dicevo sarà un affiancamento. Oggi il problema è che la quantità di riunioni che hanno bisogno di essere tradotte supera di molto la quantità di esperti e interpreti esistenti.

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