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Sabato, 20 Aprile 2024
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L'Ue ordina all'Italia di recuperare l'Ici non versata da enti no profit e religiosi

Le organizzazioni senza scopo di lucro che svolgono attività economiche dovranno pagare l'imposta sugli immobili per il periodo dal 2006 al 2011

L'Ici, l'imposta comunale sugli immobili, è stata per anni sotto i riflettori della politica italiana. Basti ricordare la promessa di Silvio Berlusconi di abolire l'imposta sulla casa, arrivata durante il faccia a faccia televisivo con Romano Prodi in vista delle elezioni politiche del 2006, o la successiva trasformazione dell'Ici in Imu (imposta municipale unica). Il tema, caduto negli ultimi anni nel dimenticatoio, torna ora di primo piano per una decisione della Commissione europea. 

Palazzo Berlaymont ha ordinato all'Italia di recuperare quelli che definisce "gli aiuti di Stato illegali" concessi "ad alcuni enti non commerciali sotto forma di esenzione dall'imposta sugli immobili". Diversi enti no profit, che svolgono attività economiche, hanno infatti beneficiato dell'esenzione che, di fatto, si è trasformata in un aiuto di Stato illegittimo. 

La decisione Ue riguarda le sole esenzioni fino al 31 dicembre 2011 e i soli aiuti superiori ai 200mila euro per beneficiario in un periodo di tre anni. La scelta andrà a colpire gli enti no profit - dalle ong alle organizzazioni religiose - che hanno beneficiato dell'esenzione pur conducendo attività sociali riguardanti "l'assistenza, i servizi sociali, la salute, l'educazione e le attività religiose" di natura "parzialmente commerciale", ha spiegato una portavoce della Commissione europea. 

"Le entità che compiono attività non economiche, come quelle strettamente religiose, non dovrebbero essere colpite dall'ordine di recupero. Tuttavia, quando queste attività hanno una natura economica, il fatto che siano state condotte da entità non commerciali non preclude l'applicazione delle norme sugli aiuti di Stato", ha chiarito ancora la portavoce.

La decisione della Commissione europea fa seguito a una sentenza del 2018 della Corte di giustizia che aveva annullato parzialmente una decisione precedente della Commissione, risalente al 2012, che aveva dichiarato l'esenzione fiscale dell'Italia incompatibile con le norme dell'Ue sugli aiuti di Stato ma nella quale si rinunciava al recupero delle somme in quanto "le banche dati fiscali e catastali non consentivano di individuare i beneficiari". 

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Ora la Commissione ha riconosciuto l'esistenza di difficoltà per le autorità italiane nell'individuare i beneficiari dell'aiuto illegittimo, ma ha concluso che queste non sono sufficienti per escludere almeno un recupero parziale dell'aiuto. "Ad esempio, l'Italia potrebbe utilizzare i dati delle dichiarazioni presentate nell'ambito della nuova imposta sugli immobili e integrarli con altri metodi, comprese le autodichiarazioni", si legge nella decisione. Su tali basi, la Commissione ha ordinato all'Italia di recuperare l'aiuto.

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