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Mercoledì, 27 Marzo 2024
Clima e spazio

Mega pannelli solari in orbita: come l'Esa vuole portare l'energia pulita dallo spazio all'Europa

Ogni impianto avrebbe costi e produzione di elettricità pari a quelli di una centrale nucleare. Ma bisogna convincere i governi dell'Ue

L'Agenzia spaziale europea (Esa) chiederà ai Paesi Ue di finanziare un progetto di installazione di impianti di energia solare nello spazio. La richiesta dovrebbe arrivare entro la fine dell’anno, riporta il sito specializzato Space.com, nella speranza di dare attuazione al programma Solaris che mira ad esplorare le possibilità di generazione di energia solare dai pannelli spaziali per fornire energia pulita e contribuire alla decarbonizzazione dell’economia Ue.

"L'energia solare spaziale sarebbe un passo avanti importante verso la neutralità climatica e l'indipendenza energetica dell'Europa", ha twittato il direttore generale dell’Esa, Josef Aschbacher. "Due recenti studi indipendenti raccomandano vivamente di investire per far avanzare le tecnologie per l’energia solare spaziale necessarie per affrontare la nostra crescente crisi energetica”, ha aggiunto.

L'Esa descrive il programma Solaris come una risposta al cambiamento climatico sulla Terra e una potenziale fonte di energia pulita, conveniente, continua, abbondante e sicura: "L'Agenzia internazionale per l'energia prevede che le energie rinnovabili rappresenteranno quasi il 90% della produzione di elettricità entro il 2050, alimentate in gran parte dall'energia solare ed eolica - si legge sul sito dell'ente spaziale - Ma ciò aprirà un divario nell'offerta, perché queste fonti sono di natura intermittente. Le soluzioni di storage come le batterie possono aiutare a colmare questa lacuna in una certa misura, ma non sono una soluzione completa per fornire una rete completamente affidabile e stabile". Da qui la "soluzione promettente" del solare spaziale, che potrebbe fornire energia "pulita, scalabile, conveniente e disponibile in qualsiasi parte del mondo".

Come funziona

Il nuovo modello di produzione energetica prevede la raccolta di energia solare con enormi pannelli in orbita geostazionaria all'altitudine di circa 36mila chilometri. Ogni satellite-pannello solare avrebbe una superficie di circa 15 km quadrati. Le centrali solari spaziali genererebbero energia in modo più efficiente rispetto agli impianti terrestri: secondo gli studi commissionati dall'Esa, infatti, a differenza di quanto avviene sulla Terra, dove tra il 55% e il 60% dell'energia solare in entrata si perde durante l'attraversamento dell'atmosfera, nello spazio non ci sarebbe questo problema.  

Fin qui, le note positive. Ma le criticità e i dubbi sulla fattibilità di Solaris non mancano. Il primo riguarda il trasporto sulla Terra dell'energia raccolta nello spazio: l'Esa vuole puntare su un sistema wireless che finora è stato testato su distanze più corte rispetto a quelle previste da Solaris e la cui costruzione richiederebbe almeno 20 anni, secondo uno degli studi commissionati dall'Esa. Senza considerare i problemi di attraversamento di atmosfera descritti sopra. 

Costi-benefici

C'è poi la questione più spinosa: i finanziamenti. Ogni mega-pannello di Solaris dovrebbe produrre 15,7 TWh di energia elettrica all'anno. Per avere un metro di paragone, è poco più di quanto produce in media una centrale nucleare. Costruire e mandare in orbita il primo impianto di questo tipo, costerebbe, secondo l'Esa, intorno ai 20 miliardi di euro, "equivalente alla costruzione di una nuova centrale nucleare", evidenzia la stessa Agenzia spaziale. I costi dovrebbero ridursi se dal primo sperimentale mega-pannello si passerà alla costruzione di un vero e proprio parco fotovoltaico spaziale.

Per coprire almeno il 10% del fabbisogno annuo di elettricità dell'Ue, servirebbero tra i 20 e i 25 satelliti-pannelli. Uno dei due studi dell'Esa, quello realizzato dalla società di consulenza Frazer-Nash, ha stimato un costo totale per 54 satelliti entro il 2070 di 418 miliardi di euro. Di contro, tale impianto porterebbe alle casse dell'Ue benefici pari a 601 miliardi di euro.

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Un fattore, quello dei vantaggi sul lungo termine, che l'agenzia spaziale europea proverà a far valere al consiglio dei ministri dell'Esa a novembre. Negli Stati Uniti, la Nasa si è detta interessata allo studio delle tecnologie di energia solare spaziale mentre un progetto sostenuto da fondi privati sta già lavorando ai mezzi necessari per immagazzinare l'energia solare raccolta nello spazio.

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