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Venerdì, 19 Aprile 2024
Crisi energetica / Norvegia

L'Ue in pressing sulla Norvegia: "Condivida i superprofitti del gas"

Il Paese scandinavo è diventato il primo fornitore del blocco e i ricavi delle sue compagnie fossili potrebbero superare i 90 miliardi quest'anno. Il governo di Oslo finora si è opposto al price cap

C'è un Paese in Europa che dallo scoppio della guerra in Ucraina sta facendo affari d'oro: la Norvegia. Negli ultimi mesi, e soprattutto a partire dalla guerra in Ucraina, il Paese scandinavo ha visto i suoi profitti moltiplicarsi. E in ragione di ciò nelle ultime settimane si è aperto un acceso dibattito, a livello nazionale ed europeo, sulla correttezza del suo comportamento. L’opposizione, e alcuni Stati membri, hanno accusato il governo di stare approfittando della situazione invece di provare a trovare una soluzione a una crisi che è non solo europea ma mondiale.

Cosa succederà in inverno senza gas russo?

Si stima che, in seguito all’invasione dell’Ucraina, la Norvegia abbia moltiplicato i suoi guadagni. L'anno scorso i ricavi delle compagnie energetiche norvegesi sono stati di 29 miliardi di euro. Quest'anno si stima che arriveranno a 95 miliardi, più che il triplo del 2021. Mentre i Paesi europei cercano di interrompere la loro dipendenza energetica dalla Russia, la Norvegia sta producendo a pieno regime per coprire parte del fabbisogno. Prima del conflitto ucraino, Oslo forniva tra il 20 e il 25% del fabbisogno di gas dell'Ue e del Regno Unito, rispetto al 45-50% della Russia. Oggi, i rapporti di forza sono cambiati. E le forniture di Equinor, la compagnia fossile controllata dallo Stato norvegese, hanno superato di gran lunga il gas che arriva in Europa dalla Russia.

Certo, Oslo è stata fondamentale per far fronte alle interruzioni delle forniture di Gazprom, dimostrando di essere un partner affidabile per l'Ue. Ma di certo lo sforzo fatto è stato più che ripagato: ad agosto, il surplus commerciale della Norvegia ha raggiunto un nuovo record, quasi 20 miliardi di euro. il mese scorso, secondo l'ufficio statistico del Paese, l'Ssb. L'esperto dell'Ssb Jan Olav Rorhus ha affermato che i prezzi del gas sono aumentati bruscamente ad agosto, in parte perché le forniture russe all'Ue attraverso il gasdotto Nord Stream 1 sono state ridotte. "Questo ha fatto sì che i volumi di esportazione di gas naturale dalla Norvegia, già elevati, abbiano raggiunto un valore record", ha aggiunto.

Rasmus Hansson, politico e attivista norvegese, leader del Partito dei Verdi, ha attaccato il governo sostenendo che si starebbe comportando in maniera “moralmente sbagliata” approfittando della situazione, E aggiungendo che il Paese starebbe mettendo a repentaglio le proprie relazioni con gli altri Stati del blocco. "Pensiamo che la Norvegia sia miope e troppo egoista", ha dichiarato Hansson in un'intervista a Politico. "Stiamo ottenendo un profitto inaspettato che è molto grande, ma la domanda è: quel denaro ci appartiene? Considerando che la ragione per quell'aumento di prezzo e per quel reddito extra è il disastro che ha colpito il popolo ucraino?"

Oslo si giustifica affermando di aver mostrato la propria solidarietà sin dal mese di marzo, quando in seguito all’invasione, decise di aumentare la produzione di 1,4 miliardi di metri cubi in tre giacimenti chiave, e di inviare più gas all'Ue. Il governo sostiene che la Norvegia non dovrebbe essere incolpata per fluttuazioni di mercato che sfuggono al suo controllo. "Lo dico ai miei colleghi europei: non sono io a vendere il gas. Le licenze vengono date alle aziende che pagano una tassa elevata, e poi sono loro a vendere il gas", ha dichiarato il primo ministro norvegese Jonas Gahr Store in occasione del Summit speciale sull’energia tenutosi la scorsa settimana a Bruxelles.

Hansson vorrebbe che il denaro extra fosse destinato a un fondo di solidarietà da utilizzare per la ricostruzione dell'Ucraina dopo la guerra. Proposta condivisa anche dal primo ministro polacco, Mateusz Morawiecki, che in un’intervista rilasciata ad un giornale locale ha dichiarato che la Norvegia dovrebbe condividere i “giganteschi profitti” con il resto dei Paesi del blocco e, specialmente, con l’Ucraina. La proposta di Hansson consiste nello stabilire, assieme a un team di esperti, un “giusto prezzo” del gas. Tutti gli eventuali surplus dovrebbero essere considerati come dei profitti di guerra e donati in beneficienza. Ma le sue idee sono lontane dall’essere condivise dal resto dell’Assemblea norvegese. Il suo partito, che detiene solo tre seggi su 169, ha incontrato la resistenza sia del governo che degli altri partiti dell'Aula.

Mercoledì scorso, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha dichiarato di aver istituito con la Norvegia una "task force" per esaminare "come possiamo abbassare, in modo ragionevole, il prezzo del gas". Oslo si è finora opposta a misure come il price cap, ma ha assicurato la sua piena collaborazione: "Non è nell'interesse della Norvegia avere questi straordinari picchi di prezzo del gas", ha detto ai giornalisti il ​​primo ministro Jonas Gahr Stoere dopo aver incontrato giovedì scorso le compagnie energetiche di casa. Sul tavolo, proprio i rapporti con l'Ue.  

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