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Venerdì, 19 Aprile 2024
La corsa alle miniere

Alla Cop27 l'Europa fa incetta di materie prime da Africa e Asia

La Commissione Ue ha siglato accordi con Kazakistan e Namibia per accaparrarsi risorse come terre rare, litio, uranio, ma anche idrogeno. Sullo sfondo, la Cina e gli altri competitor

Il fronte ambientalista internazionale nutre poche speranze sul fatto che la Cop27, la Conferenza sul clima dell'Onu in corso in Egitto, possa concludersi con risultati e impegni concreti sul fronte della lotta ai cambiamenti climatici. Ma per l'Unione europea l'appuntamento si sta rivelando un buon affare, almeno per quel che concerne la corsa ad accaparrarsi materie prime critiche di cui ha estremo bisogno per promuovere la transizione ecologica e l'elettrificazione dei trasporti: la Commissione Ue ha infatti sottoscritto due memorandum d'intesa con la Namibia e il Kazakistan per lo sfruttamento dei ricchi sottosuoli di questi Paesi. Finora, Bruxelles aveva stipulato accordi del genere solo con Canada e Ucraina.

La Namibia

Proprio in Canada ha sede la Namibia critical metals, società che opera da anni nel Paese africano e che ha da poco ottenuto una licenza di 25 anni per portare avanti il progetto Lofdal,  nella regione meridionale del Kunene: qui sono state trovate notevoli riserve di terre rare pesanti, in particolare di disprosio e terbio. Si tratta di materie prime necessarie per i magneti permanenti nelle batterie di auto elettriche e turbine eoliche, nonché per le tecnologie mediche e di difesa. Attualmente, tali materiali sono pressoché un monopolio cinese, dato che Pechino produce circa il 95% di magneti permanenti di terre rare ad alta resistenza. Già il Giappone ha messo nel mirino la Namibia critical metals, acquisendo una quota attraverso la Japan oil, gas and metals national corporation. Ma nel Paese le risorse non finiscono qui: c'è l'uranio, fondamentale per la produzione di energia nucleare, di cui la Namibia è la seconda riserva al mondo. Ma ci sono anche giacimenti promettenti di cobalto, rame, oro, litio, niobio, nichel e tantalio.

L'accordo tra la presidente della Commissione Ursula von der Leyen e il presidente della Namibia Hage Geingob prevede investimenti per la ricerca e lo sfruttamento ("sostenibile", si legge nel memorandum) delle risorse minerarie, ma anche per il potenziamento della creazione di idrogeno. Il primo finanziamento dovrebbe arrivare dalla Banca europea per gli investimenti (Bei), con uno stanziamento di un prestito da 500 milioni di euro per "progetti a lungo termine".

Il Kazakistan

L'intesa con la Namibia segue di poche ore quella con il Alikhan Smailov, primo ministro del Kazakistan, anche questo incentrato su materie prime e idrogeno, oltre che su materiali raffinati.  Il Kazakistan è il più grande produttore ed esportatore di uranio al mondo (precede proprio la Namibia) e, essendo il nono Paese più grande del mondo in termini di superficie terrestre, le possibilità che si possano trovare nuove enormi riserve di terre rare e altri materiali critici sono molto alte. Del resto, in Kazakistan ci sono già 7 grandi miniere di litio, altra materia prima fondamentale per le batterie delle auto elettriche, e due nuove miniere dovrebbero aprire a breve. Oltre alle già avanzate produzione di cromite, piombo, rame e zinco, il Paese euroasiatico ha promettenti riserve di nichel e titanio. Senza dimenticare il gas naturale, da trasformare in idrogeno. 

Al momento, la Cina è la principale destinazione dell'export kazako, soprattutto di materie prime. Al secondo posto c'è l'Italia, il cui rapporto commerciale verte quasi esclusivamente sul petrolio, seguita dalla Russia. Con il memorandum d'intesa, l'Ue prova adesso a fare concorrenza a Pechino e Mosca nella corsa alle riserve minerarie ancora non sfruttate del Paese. A tal fine, Bruxelles e Astana si sono impegnate a "sviluppare una tabella di marcia per il periodo 2023-2024, con azioni congiunte concrete concordate entro sei mesi dalla firma del partenariato".

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