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Sabato, 20 Aprile 2024
Il progetto / Tunisia

Dal Sahara all'Europa: cosi' la Sicilia potrebbe diventare l'hub del solare africano

Via libera dell'Ue a Elmed, cavo di 200 chilometri tra la Tunisia e l'Italia: servirà al trasporto di elettricità. Sullo sfondo il potenziale fotovoltaico del deserto tunisino

Nell'immediato, servirà soprattutto alla sicurezza energetica della Tunisia. Ma in prospettiva, potrebbe rendere la Sicilia potrebbe uno snodo centrale dell'energia fotovoltaica che dal Sahara arriva fino in Europa. L'Unione europea, infatti, ha dato il via libera a Elmed, il progetto di interconnessione elettrica tra Tunisia e Italia che prevede la costruzione di un cavo sottomarino lungo 200 chilometri dalle coste del Paese del Nord Africa fino a Partanna. 

Il progetto ha ottenuto un finanziamento Ue di 307,6 milioni di euro, a cui dovrebbero aggiungersi altri 300 milioni di euro dell'italiana Terna e del partner tunisino. Rispetto alla prima bozza dell'Elmed, il cavo avrà la capacità di portare elettricità non solo dall'Africa verso l'Europa, ma anche nella direzione opposta. Si tratta di un aspetto fondamentale, che ha permesso a questo progetto, concepito nel lontano 2003 per esportare in Italia l'energia solare prodotta nel Sahara, di superare alcuni ostacoli geopolitici. Secondo la Banca mondiale, questo cavo consentirà alla Tunisia di ricevere elettricità dalla Sicilia pari fino al 16% del suo fabbisogno.

Per l'Italia (e l'Europa), invece, i vantaggi dell'interconnessione sono in prospettiva. Secondo la Commissione Ue, l'Elmed "aumenterà la sicurezza e la sostenibilità dell'approvvigionamento di energia elettrica in Europa e consentirà una migliore integrazione delle energie rinnovabili e la sostituzione della generazione termica a gas, contribuendo così agli obiettivi dell'Ue in materia di mitigazione climatica e cambiamenti climatici". Sullo sfondo, infatti, c'è lo sfruttamento del grande potenziale di generazione di energia fotovoltaica (ma anche eolica) del Nord Africa, in particolare del Sahara. 

"L'energia solare ed eolica sono infinite e la Tunisia ne ha in abbondanza entrambe", si legge sul sito web di TuNur, società con sede in Tunisia ma investitori britannici e maltesi. L'obiettivo di TuNur, che prevede di produrre 4,5 GWh di elettricità da esportare in Italia, Francia e Malta, è quello di “fornire elettricità a basso costo a due milioni di case europee”, attraverso una linea di trasmissione che collegherà la Tunisia con l'Europa attraverso l'Italia, e ridurre così le emissioni europee di Co2 di cinque milioni di tonnellate all'anno. Si tratta di un progetto ambizioso, "il più grande nuovo impianto di energia solare concentrata del mondo". Ma per realizzarlo servono risorse, e tante. Nell'agosto 2022 l'amministratore delegato dell'azienda ha annunciato che stava valutando un investimento iniziale di 1,4 miliardi di euro per l'avvio del progetto.

Tra il dire e il fare, però, c'è di mezzo la stabilità politica della Tunisia. Il Paese sta vivendo una profonda crisi economica e istituzionale, e proprio in questi giorni diverse ong internazionali hanno accusato il governo di voler mettere a tacere la libertà di espressione con un decreto legge che introduce una pena detentiva di cinque anni e pesanti multe per chiunque diffonda "informazioni false" o "false voci" online. Inoltre, le nuove norme vietano "ai candidati alle elezioni parlamentari in Tunisia" di "utilizzare media stranieri nella loro campagna elettorale". Un altro aspetto non da poco nelle relazioni tra Europa, Italia e Tunisia è la gestione dei flussi di migranti: Tunisi riceve decine di milioni di euro dall'Ue per impedire le partenze dalle sue coste. Secondo diversi organizzazioni umanitarie, le autorità tunisine starebbero assolvendo al compito commettendo abusi e violazioni di diritti umani nei confronti dei migranti. Poche settimane fa, un'imbarcazione con a bordo alcuni migranti sarebbe stata speronata dalla guardia costiera locale: nell'impatto sono morti tre bambini. 

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