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Venerdì, 29 Marzo 2024
I nodi / Spagna

Troppe fonti rinnovabili: la rete elettrica spagnola rischia il collasso

L'avvertimento dell'Ue: il boom di solare e eolico potrebbe trasformarsi in un problema per il Paese iberico

Nel 2022, solo la Germania è riuscita a installare più capacità fotovoltaica, mentre i nuovi impianti eolici sono stati oltre 1.600, tre volte di più di quelli costruiti in Italia. Una crescita che da qui al 2030 potrebbe continuare a spron battuto, facendo della Spagna una delle potenze mondiali dell'energia rinnovabile. Solo che c'è un problema non da poco: il boom di solare e vento rischia di travolgere la capacità della rete elettrica.

A lanciare l'allarme è stata la Commissione europea, come riporta El Pais: Bruxelles ritiene che siano necessari maggiori “investimenti sia nelle infrastrutture di rete che nello stoccaggio per integrare più elettricità rinnovabile". Il problema non è tanto la qualità della rete elettrica, "una delle maglie migliori e più moderne tra i grandi Paesi del Vecchio Continente", scrive El Pais, "ma la dimensione dello tsunami di progetti fotovoltaici — e in misura minore, eolici — che sta per arrivare". In cantiere, infatti, ci sono ben 1.400 progetti. 

Secondo la società di consulenza Aurora Energy Research, “il sistema di trasmissione dell'elettricità" in Spagna "non è cresciuto a un ritmo paragonabile al rapido aumento delle energie rinnovabili".  Serve accompagnare i nuovi impianti con più infrastrutture, anche nell'interconnessione elettrica con la Francia, che va triplicata entro il 2030. Secondo la Commissione, la Spagna dovrebbe mirare a raggiungere 67 gigawatt di energia eolica e 35 di fotovoltaico entro il 2030, rispetto a poco più di 30 e 23 attuali.

Per farlo, occorre investire anche nel capitale umano. "La carenza di manodopera e qualifiche in settori e professioni chiave per la transizione ecologica sta creando colli di bottiglia", avverte l'esecutivo Ue. "Una formazione di alta qualità che risponda alle mutevoli esigenze del mercato del lavoro", e la riqualificazione dei professionisti che fino a ora erano impegnati in altri compiti dovrebbero essere, sempre secondo la Commissione europea, due azioni "fondamentali per ridurre questa carenza e promuovere l'inclusione e i ricollocamenti" dei lavoratori. 

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