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Mercoledì, 24 Aprile 2024
La partita in Europa

Tassi d'interesse e Mes: perché la doppia morsa preoccupa Meloni

La ratifica del fondo salva-Stati si lega alle mosse della Bce sull'inflazione. Ma anche alle trattative a Bruxelles su Patto di stabilità e crisi energetica

La Banca centrale europea, come da attese, ha alzato ancora i tassi d'interesse, anche se a un livello inferiore di quanto si pensasse alla vigilia. Adesso, il principale tasso, quello sui depositi, è al 2%, e il percorso di crescita dovrebbe continuare nei prossimi mesi. Dietro questa traiettoria ascendente ci sono senza dubbio le pressioni della Germania, in particolare della Bundesbank, che spinge da mesi perché la Bce usi l'arma dei tassi per contrastare l'inflazione. Di contro, la corsa al rialzo spaventa sempre più i Paesi dell'Eurozona con più alto debito pubblico. L'Italia è tra questi, e il governo ha già manifestato il suo disappunto nei confronti di Francoforte. Ma la partita per la premier Giorgia Meloni non riguarda solo quanto avviene alla Bce: sullo sfondo c'è la questione della ratifica del Mes e i negoziati con i leader Ue sulla riforma del Patto di stabilità e sulle risposte congiunte alla crisi energetica.

Chi ha paura del Mes

Sul Mes, il meccanismo europeo di stabilità o fondo salva-Stati che dir si voglia, è stata la stessa Lagarde ad avvisare Roma: "Speriamo che l'Italia ratifichi velocemente la riforma del Mes", ha detto a margine della conferenza stampa in cui ha annunciato il nuovo aumento dei tassi. Nell'ottica di Francoforte, il fondo salva-Stati è visto come uno strumento che dà stabilità al settore bancario dell'area Euro. La sua riforma, dopo un lungo e travagliato iter, aveva ricevuto un primo disco verde dal secondo governo Conte, quello della coalizione tra Pd e M5s, che era stato confermato poi da Draghi con una maggioranza che comprendeva Lega e Forza Italia.

Il nuovo Mes che la stessa Meloni indicava come "trappola"

Adesso, però, per la ratifica definitiva, serve l'ok del Parlamento, e l'attuale partito di maggioranza, FdI, e la stessa Meloni hanno da sempre condannato il Mes senza se e senza ma, bollandolo come un rischio gravissimo per la stabilità dell'Italia e accusandolo di essere il braccio armato della Troika (la triade composta da Bce, Fondo monetario internazionale e Commissione europea balzata agli onori delle cronache per la riforme lacrime e sangue imposte alla Grecia proprio nell'ambito del vecchio Mes). La riforma, sostengono i suoi fautori, ha smorzato gli aspetti più critici del fondo salva-Stati, ma le modifiche apportate non hanno mai convinto Meloni e FdI. Cosa fare adesso?

Le partite su Patto e energia

Il problema per la premier è sia politico che economico: non rispettare gli impegni presi sul Mes non solo da chi l'ha preceduta a Palazzo Chigi, ma anche dai suoi due alleati (Carroccio e forzisti di Tajani), potrebbe complicare le trattative su altri dossier caldi a Bruxelles. Uno riguarda la riforma del Patto di stabilità: la Commissione europea ha da poco avanzato una proposta di modifica delle regole finanziarie che di fatto concede più tempo agli Stati membri per ridurre il debito ed evitare così tagli alla spesa pubblica controproducenti per la crescita. La proposta, a cui ha lavorato da vicino l'ex premier italiano e oggi commissario all'Economia Paolo Gentiloni, accoglie molte delle richieste avanzate negli anni da Roma. 

C'è poi il capitolo crisi energetica: l'Italia chiede da mesi una risposta congiunta dell'Ue per affrontare i rincari delle bollette per imprese e famiglie. Le proposte cardine di Roma sono due: un tetto al prezzo del gas, e un fondo di sovranità riempito con i bond della Commissione europea (che a sua volta si appoggiano sulle garanzie degli Stati con le casse pubbliche più solide). Entrambe le proposte, però, sono osteggiate apertamente dalla Germania. L'ultimo vertice Ue ha ribadito lo stallo su questi temi, anche se la presidente Ursula von der Leyen, dopo una certa resistenza, ha presentato una bozza di price cap e ha promesso per marzo una proposta sul fondo di sovranità.

L'incubo spread

Cosa c'entra tutto questo con i tassi di interesse? La risposta è semplice: il rialzo dei tassi ha un effetto negativo sulla stabilità del debito pubblico italiano. Non a caso, lo spread tra i nostri titoli di Stato e quelli tedeschi si è già allargato di 20 punti all'indomani dell'annuncio della Bce, e questo alla lunga potrebbe rendere sempre più complicato per il nostro Paese finanziarsi con i propri bond sul mercato. Una difficoltà che, in assenza di un fondo di sovranità e con il caro energia che dovrebbe proseguire almeno fino al 2024, sarebbe acuita dalla necessità di trovare risorse per finanziare gli aiuti a imprese e famiglie.

Lo scudo anti-spread

Ecco perché trovarsi con una Bce che continua ad alzare i tassi d'interesse per rispondere all'inflazione senza avere un "paracadute" europeo come lo è stato il Pnrr dinanzi alla crisi del Covid, è uno scenario non solo preoccupante, ma realistico. Francoforte, per evitare che l'aumento dei tassi comprometta economie come la nostra, ha lanciato all'inizio del suo percorso di innalzamento dei tassi il Transmission protection instrument (Tpi), da alcuni ribattezzato come "scudo anti-spread". Perché il Tpi si attivi, però, serve che lo Stato che lo richiede rispetti una serie di criteri, tra cui l'essere in linea con il Patto di stabilità. E senza rispettare tali criteri, sui quali tra l'altro c'è un largo margine di discrezionalità da parte del direttivo della Bce (compresi i falchi della Bundesbank tedesca), il Paese eventualmente in crisi dovrebbe rinunciare il Tpi e affidarsi a un ultimo paracadute: il Mes. 

Le partite tra Roma, Francoforte e Bruxelles sono dunque tutte strettamente connesse. Meloni lo sa bene, e trovare una sintesi non sarà facile. Tanto più che il nuovo governo, in queste partite, avrebbe bisogno del sostegno di una big come la Francia. Con Draghi, l'asse Roma-Parigi sembrava solido. Con la premier e leader di FdI e dei conservatori europei, invece, i rapporti con il presidente francese Emmanuel Macron sono apparsi subito tesi. 

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