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Giovedì, 25 Aprile 2024
Crisi energetica / Spagna

Spagna e Portogallo fissano un tetto al prezzo del gas

Sono gli unici due Paesi Ue a cui Bruxelles ha concesso questa misura. Ma la trattativa con la Commissione non sarà semplice

Un tetto al prezzo del gas per gli impianti di produzione di energia elettrica fissato a 30 euro per megawattora (MWh), contro i 120 euro attuali. È quanto prevede la proposta che Spagna e Portogallo intendono adottare nella penisola iberica dopo aver ottenuto all'ultimo vertice Ue la deroga a poter agire autonomamente per frenare l'avanzata del caro bollette. Una "concessione" che è stata accordata dai leader dei 27 Stati membri alla penisola iberica per via della peculiare situazione di quest'area, ma che, temono a Bruxelles, potrebbe innescare una corsa all'emulazione anche da altri Paesi in barba alla posizione di due "pezzi grossi" del blocco come Germania e Olanda, contrarie a misure contrarie ai principi del libero mercato del gas. 

Come spiega El Pais, i governi di Madrid e Lisbona hanno inviato una proposta alla Commissione europea "per limitare il prezzo massimo del gas per gli impianti di produzione di energia elettrica", ossia "impianti a ciclo combinato e cogenerazione". Il tetto richiesto è di 30 euro per megawattora. Dato che, come oramai noto, dal prezzo del gas dipende quello finale delle bollette energetiche, fonti del settore calcolano che il provvedimento potrebbe abbassare il prezzo medio del mercato elettrico all'ingrosso a 120 o 130 euro a MWh: a marzo la media è stata di 284 euro.

Diciamo "tetto richiesto" perché è quasi certo che a Bruxelles scatterà una trattativa. La vicepremier spagnola Nadia Calvino ha riconosciuto che i 30 euro proposti sono "il minimo che si può proporre come posizione di partenza", lasciando la porta aperta a ulteriori cambiamenti. Chiaramente al rialzo. A Bruxelles si teme che se il provvedimento venisse approvato (e dovesse avere successo abbassando decisamente le bollette dei cittadini spagnoli e portoghesi), altri Paesi faranno pressioni a livello Ue per fare lo stesso. L'Italia è uno di questi: all'ultimo vertice di Bruxelles, il premier Mario Draghi si era presentato al fianco dei colleghi di Madrid e Lisbona, salvo poi defilarsi per consentire al leader spagnolo Pedro Sanchez di portare a casa la "deroga iberica". Da allora, però, non ha mai smesso di ribadire la necessità di un tetto al prezzo del gas, valido per tutta l'Ue.

A opporsi a tale misura sono Germania, Olanda e Austria, secondo cui una modifica del funzionamento del mercato comune dell'energia potrebbe innescare effetti controproducenti, portando i fornitori di gas a spostare i contratti verso altri Paesi. Tra questi "fornitori" non c'è tanto la Russia (che ha già altri tipi di problemi con Bruxelles), ma anche Stati alleati come la Norvegia, che sta spostando sempre più metri cubi di gas verso la rete dell'Ue.

Dinanzi al muro dei "frugali", finora a Bruxelles si è trovato solo l'intesa sulla deroga iberica: Spagna e il Portogallo sono considerate una sorta di isola energetica, dati i suoi bassissimi livelli di interconnessione con il resto della rete continentale, con un tasso di scambio inferiore al 3%. Un fattore che sta rendendo la già difficile crisi del caro bollette ancora più dura per le famiglie e le imprese.

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