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Venerdì, 19 Aprile 2024
Dialogo difficile / Germania

Lo scontro tra Berlino e Parigi che sta bloccando le misure Ue su gas e bollette

Macron e Scholz si sono incontrati a Parigi ma senza organizzare una conferenza stampa comune, chiaro segno delle divisioni che vanno dal tema dell'energia, alla difesa e ai rapporti con la Cina

L'asse Franco-tedesco è stato sempre portante nell'Unione europea. Quando Parigi e Berlino sono andate d'accordo, anche raggiungere un compromesso sui dossier politici più complicati è sempre stato più facile. L'ultimo esempio è stata l'approvazione del Recovery Fund, il mega intervento con soldi pubblici volto a salvare l'economia del continente dall'impatto del coronavirus. Ma con la partenza di Angela Merkel un anno fa, i rapporti si sono più che raffreddati e la sintonia che la cancelliera aveva creato con Emmanuel Macron, con cui si sentiva quasi quotidianamente, è solo un ricordo lontano ora che a guidare la principale economia del blocco c'è il socialdemocratico Olaf Scholz.

E questa mancanza di sintonia sta rallentando le discussioni sugli interventi da prendere per provare ad abbassare i prezzi del gas e, di conseguenza, le bollette per i cittadini. Il no di Berlino a un price cap, alla condivisione dei costi o al modello iberico (il tetto al prezzo del gas usato per la produzione di energia elettrica), hanno portato l'Ue alla fine a puntare su un molto meno potente disaccoppiamento dei prezzi dell'elettricità. Il tutto mentre proprio la Germania ha messo sul tavolo un piano da 200 miliardi per ridurre le bollette dei cittadini, che dalla Francia e gran parte dell'Europa è visto di cattivo occhio, perché è un piano solitario e che è ritenuto in violazione delle regole del mercato Unico.

Italia e Francia attraverso i loro commissari Paolo Gentiloni (Economia) e Thierry Breton (Mercato interno), vorrebbero un intervento sul modello Sure, il pacchetto da 100 miliardi di euro di prestiti creato dalla Commissione per finanziare la cassa integrazione durante il Covid, un intervento che avrebbe (ironia della sorte) un valore proprio di circa 200 miliardi, e contro cui Germania e Olanda stanno facendo muro.

Macron e Scholz hanno tenuto un faccia a faccia a Parigi per provare ad appianare le loro differenze, ma l'incontro è finito per rendere più evidente la distanza che si è creata tra le due capitali. "L'amicizia tra i due Paesi resta viva", ha affermato il portavoce dell'Eliseo, Olivier Veran. Eppure questa amicizia così viva non è stata messa in mostra in una conferenza stampa comune, il che è stato uno schiaffo per Scholz (che tra l'altro viaggiava con uno stuolo di giornalisti al seguito), e ai media è stato concesso giusto di fotografare una stretta di mano senza poter porre domande (scomode). Apparire insieme davanti alla stampa è segno di unità e armonia, mentre la mancanza di una conferenza con i giornalisti dopo un bilaterale tra due leader è sempre un modo per fare un rimprovero al proprio ospite. Scholz ad esempio non ne ha tenuta nessuna dopo aver incontrato l'ungherese Viktor Orban, la pecora nera dell'Ue.

L'incontro tra i due leader è stato organizzato in fretta e furia perché oggi avrebbe dovuto tenersi a Fontainebleau un Consiglio dei ministri bilaterale che è stato rimandato al prossimo gennaio soltanto la settimana scorsa, ufficialmente per questioni logistiche e di impegni di alcuni ministri tedeschi, ma a quanto pare la mancanza di accordo sui contenuti della dichiarazione ufficiale che avrebbe dovuto essere pubblicata al termine della riunione. I motivi di frizione, oltre alle politiche sul gas, sono diversi.

A Parigi non piace ad esempio il fatto che Scholz andrà il 3 e 4 novembre a Pechino per incontrare Xi Jinping, proprio poco dopo che quest'ultimo è stato eletto per un terzo mandato a capo del Partito comunista, una visita che di fatto legittima internazionalmente il leader cinese, con Berlino che sembra voler creare un canale preferenziale di comunicazione. Nell'ultima visita di Xi in Europa, che fu proprio a Parigi nel 2019, Macron invitò anche Merkel e l'allora presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, all'incontro per mostrare l'unità europea nei rapporti con il gigante asiatico. Il comportamento di Scholz è di tipo diametralmente opposto.

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Come se non bastasse ci sono gli screzi sulla politica di difesa. Parigi e Berlino si dicono d'accordo nel voler rafforzare quella europea, soprattutto dopo la guerra in Ucraina, ma di fatto si muovono in maniera separata. L'esempio più lampante è il nuovo sistema di difesa aerea europeo lanciato dalla Germania insieme ad altri 14 Stati europei che dovrebbe usare sistemi statunitensi e forse israeliani, proprio mentre Italia e Francia stanno mettendo a punto un sistema di difesa terra-aria a medio raggio, il Samp/T, che dovrebbe essere anche tecnologicamente europeo. difficilmente un solo incontro potrà sanare tutti questi dissidi.

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