rotate-mobile
Mercoledì, 24 Aprile 2024
Le trattative / Russia

Perché l'Ue non sanziona il nucleare e i diamanti russi come chiede Kiev

L'Ucraina chiede da tempo che vengano banditi dal mercato europeo ma non saranno inseriti nemmeno nel decimo pacchetto di misure che il blocco sta per approvare

Nel decimo pacchetto di sanzioni l'Unione europea deve includere anche i diamanti e il nucleare russo. A ribadire la richiesta di Kiev è stata la vice premier e ministra dell'Economia ucraina, Yulia Svyrydenko, che ha incontrato a Bruxelles i rappresentanti permanenti (gli ambasciatori all'Ue) dei 27 Paesi membri. "Ciò che è importante per noi è persuadere i nostri partner sul sanzionare il settore nucleare e Rosatom", ha detto al termine dell'incontro, sottolineando che per il Paese c'è "la necessità di più sanzioni, anche nel settore dei diamanti e in quello finanziario". Le discussioni sul tema vanno avanti da tempo, ma è praticamente impossibile che nucleare e diamanti vengano inseriti nel decimo pacchetto, soprattutto il nucleare.

Sono diverse le nazioni che dipendono da Mosca per far funzionare le loro centrali atomiche, e queste nazioni non sono disposte a rinunciare a questa forma di energia come hanno già dovuto fare (in parte o del tutto) con gas e petrolio, perché questo avrebbe costi troppo alti per le loro economie. L'opposizione più dura sul punto è arrivata, ancora una volta, dall'Ungheria di Viktor Orban, secondo cui sanzioni sul nucleare danneggerebbero gli interessi della nazione. "Abbiamo dovuto agire con forza contro l'inserimento di Rosatom o dei suoi funzionari" nelle sanzioni, ha dichiarato il ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjarto, secondo cui "qualsiasi sanzione sull'energia nucleare o su Rosatom danneggerebbe gli interessi nazionali fondamentali dell'Ungheria". Il ministro ha spiegato che, se completati, i due nuovi reattori porterebbero la quota di Paks nella fornitura di energia elettrica ungherese al 70% rispetto all'attuale terzo, affermando che il progetto è una parte vitale della sicurezza energetica a lungo termine dell'Ungheria.

Le sanzioni alla Russia funzionano? Cosa sappiamo dopo un anno di guerra

Rosatom è stata fondata nel 2007 da Vladimir Putin per mettere a sistema le imprese operanti nel settore e creare un colosso capace di rilanciare l'atomo russo in patria e nel mondo. Dai suoi servizi di dipendono ormai molti Paesi membri, basti pensare che dei cento reattori in funzione nell'Ue, ben 18 sono legati all'azienda: oltre a quelli ungheresi anche sei in Repubblica Ceca, dove garantiscono il 37% del fabbisogno di elettricità del Paese, quattro in Slovacchia, due in Finlandia e due in Bulgaria (quest'ultimi responsabili di un terzo dell'elettricità della nazione). Questo rende l'azienda quasi intoccabile.

Anche il capitolo diamanti si è dimostrato più ostico di quanto ci si attendesse. Lì l'opposizione più forte è arrivata da un Paese forse inaspettato: il Belgio. Il perché è facile da capire se si pensa che circa l'85% dei diamanti grezzi del mondo, la metà di quelli lavorati e il 40% di quelli industriali passano per Anversa. Ogni anno la Russia incassa circa 3,7 miliardi di euro grazie all'esportazione di diamanti grezzi. Alrosa, che rappresenta la maggior parte delle miniere di diamanti della Federazione, ha stretti legami con il Cremlino e il suo amministratore delegato, Sergei Ivanov, è il figlio di uno dei più stretti alleati di Putin. Il premier belga Alexander De Croo, ha definito per questo quelli russi "diamanti insanguinati", e si è detto disposto sanzionarli, ma non vuole che il Belgio sia il solo Paese a dover sacrificare questa importante fonte di guadagni, solo per lasciare poi ad altre nazioni di approfittare del vuoto lasciato.

Per questo si lavorando a un sistema che assicuri che sia l'intero Occidente ad accettare il bando e per farlo il Belgio sta studiando un sistema di tracciabilità "a prova di bomba" per i diamanti, in modo da individuare eventuali diamanti russi in qualsiasi parte del mondo vengano venduti, e bloccare il loro commercio verso l'Europa e l'America del Nord. "L'Europa e il Nord America rappresentano insieme il 70% del mercato mondiale dei diamanti naturali", ha dichiarato un funzionario del governo a Politico, secondo cui "sulla base di questo potere di mercato, possiamo garantire la necessaria trasparenza nel settore globale dei diamanti e bandire strutturalmente i diamanti insanguinati dal mercato globale". Sul tema si attende poi un'azione congiunta del G7, il che complica ancora di più la partita, ma venerdì ci potrebbe essere una dichiarazione dei leader.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Perché l'Ue non sanziona il nucleare e i diamanti russi come chiede Kiev

Today è in caricamento