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Giovedì, 28 Marzo 2024

Fernando D'Aniello

Collaboratore

Così la Germania aumenta gli stipendi dei lavoratori

Arriva l’aumento del salario minimo. Il Cancelliere Scholz lo aveva promesso in campagna elettorale e da venerdì sono noti i dettagli del disegno di legge che il Governo tedesco presenterà al Parlamento. Dal prossimo ottobre il salario minimo sarà di dodici euro lordi l’ora, un aumento di quasi un euro e cinquanta centesimi. Secondo il ministro del lavoro Hubertus Heil il provvedimento riguarderà oltre sei milioni di lavoratrici e lavoratori, in particolare nella vecchia Germania Est. Sempre Heil ha ribadito che dal 2023 l’entità del salario minimo tornerà a essere stabilita dalla commissione nella quale siedono rappresentanti sindacali e delle aziende. Un modo, forse, per provare a fermare lo scontro proprio con le imprese, cavalcato politicamente dai conservatori. È proprio su questo aspetto che il Governo ha forzato per concretizzare rapidamente la propria promessa elettorale.

Secondo le norme oggi in vigore, infatti, l'importo del Mindestlohn, il salario minimo, è stabilito da questa commissione. Quando il provvedimento venne approvato nel 2015 era di otto euro e cinquanta centesimi, alla fine del 2021, grazie a una serie di aumenti, di nove euro e sessanta centesimi, dal primo gennaio di quest’anno il salario minimo è stato ulteriormente aumentato di ventidue centesimi, dal primo luglio salirà a dieci euro e quarantacinque centesimi.

Con questo sistema, Merkel era riuscita a convincere anche i recalcitranti del suo partito. Invece di un salario imposto dalla politica, con inevitabili rischi di promesse populiste e di marginalizzazione dei sindacati, la legge prevedeva una commissione che aggiornasse regolarmente l'importo del salario minimo, composta da rappresentanti delle aziende e dei lavoratori: un modo per evitare che fosse la politica a stabilire l’entità del salario, salvaguardando così l’autonomia delle parti sociali.

In un paese in cui il modello è il contratto aziendale, con parti sociali che discutono e che, anche dopo scontri, trovano di solito un accordo, il salario minimo era considerato uno strumento inutile, proprio di altri paesi con una tradizione sindacale diversa. In questo modo sono stati convinti non solo i conservatori ma anche i sindacalisti più scettici. Il modello tedesco del Mindestlohn ha, in fondo, istituzionalizzato un luogo paritetico tra imprese e rappresentanti dei lavoratori per definire l’entità del salario minimo orario. In questo modo, la politica si è limitata a formalizzare la commissione, mentre le parti sociali sono rimaste autonome e hanno continuato a fare il loro lavoro. 

C’è da dire che il sistema ha più o meno funzionato: il salario minimo è stato introdotto, di volta in volta adeguato (vale a dire aumentato) anche se per troppi lavoratori resta lo spettro di una vita sotto la soglia di povertà e con una pensione futura del tutto insufficiente. Gli effetti negativi sui posti di lavoro, che pure molti economisti avevano usato come spauracchio per evitare l’introduzione del salario minimo, non si sono verificati.

Ma l’iniziativa del governo di rompere con il modello sin qui seguito non è piaciuta alle imprese che promettono ricorsi contro la legge annunciata, nonostante la riassicurazione di tornare già nel 2023 al sistema degli aumenti stabiliti dalla commissione. Per le aziende che sia la politica a stabilire l’ammontare del salario minimo costituisce un pericoloso precedente. Adesso si apre la fase della trattativa per evitare il ricorso degli imprenditori, anche se la cosa appare ad oggi improbabile: lo stesso Friedrich Merz, appena eletto ufficialmente alla guida della CDU, si è detto a favore di un aumento ma non imposto per legge. Del resto, l’aumento voluto dalla Socialdemocrazia doveva arrivare entro il 2022, perché altrimenti la commissione avrebbe potuto deliberare altri aumenti (magari già undici euro dal gennaio 2023) e a quel punto la promessa elettorale del Cancelliere sarebbe stata inevitabilmente ridimensionata.

Proprio su questo aspetto, Scholz aveva ricompattato il partito e ottenuto il sostegno anche della sinistra interna. Il cancelliere ha in questi giorni ribadito anche l’impegno per la casa, con il programma di quattrocentomila nuove case l’anno, di cui centomila finanziate dallo Stato. Gli impegni presi con la parte più radicale del proprio partito sono stati mantenuti: Scholz può guardare con maggiore tranquillità ai prossimi mesi. Ed è proprio la sinistra SPD che, dopo questo risultato, sembra in crisi di idee. Gli Jusos, i giovani della SPD, che nell’ultimo decennio erano stati la voce critica del partito, sono oggi impegnati per approvare rapidamente l’obbligo vaccinale. L’ex presidente degli Jusos oggi Segretario generale del partito, Kevin Kühnert, appare privo di idee. La richiesta di una assicurazione sanitaria universale, che avrebbe imposto un vero spostamento di risorse verso le fasce più in difficoltà della popolazione, è stata accantonata per l'ennesima volta. Vedremo cosa il Governo sarà in grado di fare per evitare un ulteriore annacquamento dello strumento dei contratti collettivi, sui quali il patto di coalizione è molto ambiguo e che rappresentano il vero problema del futuro del mondo del lavoro in Germania. Al contrario, è stato approvato con grande rapidità il provvedimento sul salario minimo, i cui effetti positivi saranno certamente limitati e temporanei. Per quanto paradossale possa apparire, dopo aver portato a casa il risultato che aveva considerato più di ogni altro come rilevante, la sinistra della SPD si ritrova senza una prospettiva.

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