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Mercoledì, 24 Aprile 2024
La crisi energetica

Dalla Russia stop al gas verso l'Europa. E i prezzi tornano a salire

Interrotti i flussi lungo il Nord Stream. Per Mosca si tratta di lavori di manutenzione necessari. Per la Germania è solo una mossa per mettere pressione sui governi Ue

Lungo il Nord Stream 1, il gasdotto che per anni ha alimentato il grosso dei flussi di gas naturale verso l'Europa, l'oro blu non scorre più. Lo ha reso noto Entsog, la Rete europea dei gestori dei sistemi di trasporto del gas, ma la notizia era già stata annunciata da Gazprom, il gigante dell'energia controllato dal Cremlino che gestisce i tubi che collegano l'Ue con i giacimenti russi. Da Mosca fanno sapere che lo stop durerà 3 giorni. Ma il timore dei governi europei è che questa interruzione sia solo un pretesto e possa durare più di mezza settimana. Di sicuro c'è che i prezzi del gas alla borsa di Amsterdam sono tornati a schizzare alle stelle. 

Il nuovo stop

Come annunciato ieri da Gazprom, dalle 5 ora italiana le forniture di gas dalla Russia verso l'Ue tramite il Nord Stream sono state completamente interrotte. Lo stop avrà una durata prevista di tre giorni e, secondo quanto riferito dal monopolista russo dell'energia, è stato reso necessario per consentire le riparazioni dell'unica unità di compressione del gas rimasta in funzione presso la stazione di Portovaya. Questi lavori di manutenzione, programmati fino a sabato, devono essere eseguiti "ogni 1.000 ore", aveva assicurato in precedenza Gazprom. Ma dalla Germania sollevano dubbi sulla reale necessità dell'intervento al gasdotto.

Per il capo dell'agenzia di rete tedesca, Klaus Müller, il lavoro che inizia è "tecnicamente incomprensibile". L'esperienza mostra che la Russia "prende una decisione politica dopo ogni cosiddetta 'manutenzione'", ha osservato. Il riferimento è a quanto avvenuto a luglio, quando Gazprom aveva chiuso per dieci giorni i rubinetti del Nord Stream per effettuare un altro intervento di manutenzione. Si trattava di un lavoro programmato da tempo, ma Mosca lo ha usato per aprire una controversia internazionale e puntare il dito contro le sanzioni occidentali.

L'arma del gas

Secondo Gazprom, infatti, per completare l'intervento serviva una turbina proveniente dal Canada, e bloccata per via delle sanzioni. Berlino era intervenuta ottenendo un accordo con il governo di Justin Trudeau che ha consentito l'invio della turbina in Germania, per la precisione alla tedesca Siemens, che per contratto si occupa di questo tipo di manutenzione lungo il Nord Stream. Il macchinario, però, non sarebbe mai arrivato in Russia: per Berlino, è Mosca adesso a bloccare la consegna. Una versione che il Cremlino smentisce.

Quale che sia la verità, in seguito a questa diatriba il Nord Stream ha riaperto in piena estate ma a ritmi ridotti, che si attestano al 20% della normale capacità del gasdotto. Ora, il nuovo stop, che potrebbe durare più di quanto dichiarato. Tanto più visto che la nuova manutenzione non era stata prevista e i lavori, stavolta, sono stati affidati a Gazprom direttamente e non a Siemens. Un modo per rendere ancora più opaca la situazione. Interrogato sulla ripresa dei flussi dopo la pausa di tre giorni, il portavoce del governo russo Dmitry Peskov ha ribadito che le capitali occidentali "hanno imposto sanzioni contro la Russia, che non consentono di svolgere normali lavori di manutenzione e riparazione". Dichiarazioni poco rassicuranti.

Da quando è scoppiato il conflitto in Ucraina e Bruxelles ha lanciato una serie di pacchetti di sanzioni per colpire l'economia russa, il gas è diventato centrale nella strategia del presidente Vladimir Putin per contrattaccare le mosse dell'Ue e dell'Occidente. La leva, come è noto, è la dipendenza dell'Europa, e in particolare della Germania, dalle riserve russe. Consapevoli che Mosca avrebbe usato questa arma, i governi europei si sono affrettati a riempire le loro scorte per affrontare l'inverno. I dati dicono che l'obiettivo fissato dalla Commissione Ue di riempire gli stock almeno per l'80% entro l'inizio di ottobre è ormai alla portata. Ma il vero problema è capire come affrontare i rincari che continuano a gravare su famiglie e imprese. E che potrebbero persino essere ancora più pesanti nei prossimi mesi.

Faro su Bruxelles

Dinanzi a tali scenari, Bruxelles ha annunciato che presenterà da un lato, una proposta per intervenire sul mercato dell'elettricità, e dall'altro una misura diretta ad alleviare nell'immediato i rincari. Il nodo più critico è senza dubbio la riforma del mercato dell'elettricità, che di fatto lega a doppio filo i prezzi delle bollette a quello del gas, anche laddove, per esempio, il gas è marginale nella produzione elettrica. Una delle idee emerse nei mesi scorsi è quella di disaccoppiare il prezzo dell'elettricità da quello del gas. Un'ipotesi finora osteggiata da alcuni Paesi Ue, tra cui Germania e Olanda.

Insieme a questa idea, da tempo si parla di fissare un tetto al prezzo del gas: l'esperienza di Spagna e Portogallo, che dalla scorsa primavera hanno applicato un price cap, sembra confermare che tale misure ha effetti mitiganti sull'impennata dei costi delle bollette. Questo tipo di price cap ha però un costo: la differenza tra il prezzo che arriva ai gestori della rete e quello che tali gestori pagano ai fornitori di gas, la paga lo Stato. Come coprire tale costo? Il Belgio ha rilanciato la proposta di tassare i profitti extra delle compagnie energetiche. Ma anche in questo caso, i dubbi non mancano: il caso italiano, dove il grosso dei ricavi attesi è stato bloccato dai ricorsi delle società interessate, potrebbe venire replicato nel resto dell'Ue. 

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