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Giovedì, 25 Aprile 2024
Il conflitto

I 30mila ricchi russi con passaporto Ue che sfuggono alle sanzioni anti-Putin

La denuncia di Strasburgo contro i programmi di cittadinanza e residenza usati da 12 Stati membri (Italia inclusa). E che ora sono una protezione per gli oligarchi accusati di essere vicini a Putin

L'Unione europea ha finora colpito con sanzioni individuali 863 cittadini russi, oligarchi e politici, congelandone i beni e i conti detenuti nei Paesi Ue. Ma questo non ha impedito ad alcuni degli uomini più ricchi e potenti della Russia di continuare a viaggiare indisturbati, a fare affari e a godersi i loro patrimoni miliardari sparsi per l'Europa. Secondo le stime ufficiali, si tratta di circa 30mila cittadini russi che negli ultimi anni hanno scambiato i loro generosi investimenti sul suolo Ue con l'ottenimento dei cosiddetti visti e passaporti "dorati". Documenti che nel pieno del braccio di ferro tra Mosca e Occidente per la guerra in Ucraina appaiono ancora più luccicanti. 

Di certo, finora a vedere l'oro sono stati i Paesi che hanno rilasciato tali forme di visti e passaporti. Il rilascio avviene attraverso due schemi, i programmi di cittadinanza (Cbi) e quelli di residenza mediante investimenti (Rbi). In entrambi i casi il meccanismo è lo stesso: l'ottenimento della cittadinanza o del permesso di soggiorno è legato agli investimenti fatti su imprese, proprietà e titoli di Stato, che vanno da un minimo di 10mila euro in Lettonia ai 2 milioni richiesti da Cipro. 

Secondo uno studio del Parlamento europeo, dal 2011 al 2019, hanno beneficiato di tali schemi circa 132mila persone di tutto il mondo, facendo guadagnare ai Paesi che li hanno utilizzati circa 21,8 miliardi di euro. In totale, sono 14 gli Stati Ue a prevedere questi programmi: Malta, Cipro e Bulgaria sono quelli che hanno adottato i Cbi, che sono gli schemi più ambiti perché danno la cittadinanza, che di fatto è una cittadinanza Ue. Ci sono poi altri 9 Paesi, come l'Italia, che hanno schemi Rbi, che sono quelli con il più alto numero di domande accettate, con circa 100mila permessi di soggiorno rilasciati. 

In generale, oltre la metà di visti e passaporti dorati hanno riguardato cittadini cinesi e russi. I cittadini cinesi predominano tra i partecipanti agli schemi Rbi, con ben 55mila permessi di soggiorno rilasciati. A seguire russi e cittadini dei Paesi ex Urss, con un totale di circa 20mila visti. I cittadini russi predominano invece tra i partecipanti alla Cbi, rappresentando oltre il 45% di tutte le cittadinanze rilasciate. Sapere con certezza quanti e quali siano i beneficiari di tali programmi non è facile. Sia il Parlamento, sia la Commissione europea hanno lamentato più volte la mancanza di trasparenza da parte degli Stati membri, oltre che i rischi legati a corruzione e riciclaggio. Per esempio, a Malta i passaporti dorati erano finiti al centro delle polemiche dopo l'uccisione della giornalista Daphne Caruana Galizia, che aveva indagato sui presunti scambi di favore tra politici e oligarchi (anche russi) favoriti da questo schema.

Tra i casi noti di beneficiari, i media e organizzazioni come Transparency international hanno scovato il patron del club di calcio Monaco, Dmitry Ryboloblev, e il suo ex vice e oggi procuratore sportivo Vadim Vasilyev. O ancora Arkady Volozh, fondatore di Yandex, il "Google russo" e Dmitry Doykhen, creatore di Sportmaster, catena di giornali sportivi molto nota in Russia. Ci sarebbe anche una figlia dell'ex presidente Boris Eltsin, oltre a diversi oligarchi (ma sono solo sospetti) legati al cerchio magico di Putin. Tutti i nomi citati hanno ottenuto passaporti maltesi o ciprioti.

Per capire l'importanza per Malta e Cipro dei Cbi bastano alcuni dati: nel 2019, gli investimenti legati a tali programmi hanno rappresentato rispettivamente il 2,1% e il 4,5% del Pil di questi due Paesi. Anche chi ha promosso gli Rbi ha fatto buoni affari: il Portogallo ha incassato negli anni 5 miliardi di euro, sempre secondo le stime del Parlamento Ue, seguito da Spagna con 2,7 miliardi, e la Grecia, con 1,9. E l'Italia? Nel nostro Paese una legge del 2017 prevede che chi investe almeno 500mila euro in una start-up innovativa, o 1 milione di euro in una grande azienda o per finalità benefiche, o 2 milioni in buoni del Tesoro può ottenere il permesso di soggiorno. Non è chiaro quanti cittadini stranieri abbiano ottenuto tali documenti (neanche il Parlamento europeo è riuscito a ottenere tali dati). Secondo una inchiesta dell'Irpi, sarebbero almeno 10, per un incasso di 11 milioni di euro.

La guerra in Ucraina potrebbe segnare la fine di questi programmi, o almeno il loro ridimensionamento. Il Parlamento europeo ha infatti approvato una risoluzione in cui chiede alla Commissione e agli Stati membri di vietare i passaporti dorati e di regolamentare con norme più stringenti i permessi di soggiorno. Strasburgo ha posto l'attenzione sugli oligarchi russi vicini a Putin. Che al momento, secondo la relatrice della risoluzione, l'olandese Sophi in t' Veld, stanno sfuggendo alle sanzioni Ue. 

Il Parlamento ha chiesto ai governi "di cessare con effetto immediato l’applicazione dei programmi Cbi e Rbi a tutti i richiedenti russi" e di "riesaminare tutte le domande approvate negli ultimi anni e garantire che nessun russo avente legami finanziari, commerciali o di altro tipo con il regime di Putin conservi i propri diritti di cittadinanza e soggiorno", si legge in una nota.

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