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Venerdì, 29 Marzo 2024
La crisi

Perché l'euro debole spaventa la Germania (e l'Italia)

Un tempo la parità con il dollaro sarebbe stata vista come un bene per le esportazioni. Ma oggi non è così

"L'euro debole accelera la discesa della Germania". Al Welt, uno dei principali quotidiani tedeschi, non temono certo di passare per catastrofisti. Ma al netto delle posizioni politiche non proprio favorevoli all'attuale governo, l'analisi sui contraccolpi economici che il Paese sta subendo e potrebbe continuare a subire con il deprezzamento della moneta unica, che ha raggiunto i minimi da 20 anni a questa parte, è condivisa da gran parte degli esperti. E riguarda da vicino anche l'Italia.

Il problema non è tanto la svalutazione dell'euro in sè, quanto il momento storico in cui sta avvenendo: "Una valuta debole è stata a lungo sinonimo di esportazioni di successo e quindi di crescita del commercio estero", scrive Welt. È valso per la Germania, campione indiscusso dell'Ue in quanto a scambi con Paesi terzi. Ma vale anche per l'Italia, il cui surplus commerciale nel 2019 era il secondo del blocco. Ma questa regola, determinata dal fatto che i prodotti dell'Eurozona costano meno per i compratori esteri, non sembra più valere oggi. 

"L'effetto di promozione delle esportazioni di una valuta debole è assorbito dall'aumento estremo dei prezzi all'importazione dei prodotti primari", spiega Sonja Marten, ricercatrice DZ Bank. Già, perché tali prodotti, come il petrolio, vengono scambiati in dollari. E dunque, più l'euro perde valore rispetto alla valuta Usa, più i costi per l'approvvigionamento delle materie prime aumentano. Per le aziende europee, questo vuol dire un aumento dei costi di produzione che sta annullando i potenziali benefici di una crescita dell'export. Solo i costi energetici potrebbero aumentare dell'11% quest'anno per via dell'indebolimento della moneta unica. 

"L'intera portata della perdita di prosperità può essere vista nella bilancia commerciale tedesca - scrive Welt - a maggio, per la prima volta dal 1991, la Germania ha subito un deficit commerciale". E non solo la Germania: già ad aprile, l'Ue nel suo insieme registrava un surplus di 37 miliardi di dollari, quando un anno fa era di 290 miliardi. Deutsche Bank teme che il Vecchio Continente stia scivolando in un periodo prolungato di deficit commerciale. E questo potrebbe portare a una spirale negativa, con l'euro che continuerà a svalutarsi sul dollaro. 

I problemi sono naturalmente anche per le famiglie: un euro debole sul dollaro fa aumentare la bolletta energetica, che alimenterà ancora di più l'inflazione e quindi peserà sul potere d'acquisto. Quanto ai risparmiatori, gli unici che stanno beneficiando sono i più ricchi che vedono aumentare il valore del patrimonio depositato in attività in dollari, tramite un fondo pensione o un fondo di investimento. L'euro debole può avere anche dei vantaggi: può attrarre più turisti da fuori l'Ue, i quali potrebbero aumentare la loro spesa in negozi e ristoranti visto il cambio favorevole. Ma nell'immediato sembra che anche questo effetto sia ridotto.  

Ecco perché le prospettive degli analisti non sono per nulla rosee. In Germania si parla ormai senza più remore di recessione. E il motore tedesco inceppato è un problema per tutti in Europa, a partire da manifatture come quella italiana che sono legate a doppio filo con le imprese tedesche. Come scrive Welt, l'intera Ue sta perdendo peso nel contesto internazionale. "Nel 2021, il Pil della zona euro rappresentava ancora circa il 15% della produzione economica mondiale. La quota degli Stati Uniti è del 24%. Quest'anno è probabile che la quota dell'Europa diminuisca significativamente a causa del solo effetto valutario. Se - come è prevedibile - anche la crescita reale dei Paesi dell'Euro sarà inferiore, il peso economico del Continente continuerà a ridursi", avverte il quotidiano tedesco.

Che cita anche il nostro Paese: "L'Italia - dopotutto, la terza economia più grande della zona euro - è all'ottavo posto nella classifica del Pil mondiale, appena davanti al Canada. L'Italia potrebbe tornare al nono posto quest'anno. Ciò è tanto più sorprendente dato che la popolazione canadese di 38 milioni è significativamente inferiore a quella dei 59 milioni dell'Italia", conclude.

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