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Giovedì, 28 Marzo 2024
Rigore e crescita

L'Ue rinvia al 2024 il Patto di stabilità, ma avverte l'Italia: "Non è un liberi tutti"

La Commissione europea prolunga la moratoria sulle regole fiscali attivata con la pandemia. Germania e Olanda si oppongono però alla riforma

Il Patto di stabilità resterà congelato fino alla fine del 2023. Lo ha deciso la Commissione europea, che ha così prolungato la moratoria attivata dopo lo scoppio della pandemia di Covid-19. Ma per voce del vicepresidente Valdis Dombrovskis, considerato una sorta di portavoce dei falchi del rigore a Bruxelles, questo  "non significa un libero per tutti". Un messaggio in linea con quanto sostenuto dai ministri delle Finanze di Germania e Olanda in queste ore, e che sembra rivolto il particolare all'Italia: il Paese che ha più beneficiato dei fondi del Recovery fund, e che ha aumentato le sue spese in modo non sufficientemente limitato, segnala la stessa Commissione nell'analisi che accompagna le raccomandazioni economiche. 

L'avvertimento è per il 2023: Bruxelles indica che "sulla base delle attuali stime comunitarie, l'Italia non limita in misura sufficiente l'aumento della spesa corrente finanziata nazionalmente nel 2022", che è aumentata dell'1,4 per cento rispetto all'anno precedente. Tuttavia, anche considerato che il Patto di stabilità sospeso, le violazioni del deficit e del debito segnalate dalla Commissione non porteranno a "nuove procedure". Guai, pero, a pensare che la proroga dello stop al Patto possa comportare un atteggiamento permissivo di Bruxelles anche nel 2023.

"Il fatto che gli Stati membri siano ora in grado di deviare dal Patto di stabilità e crescita non significa che debbano effettivamente farlo", ha detto il ministro delle Finanze tedesco Christian Lindner. La Commissione non ha usato le stesse parole, ma rivolgendosi a tutti i 27 Stati membri, ha raccomandato una posizione di bilancio "prudente" per il prossimo anno, aggiungendo che i Paesi dell'Ue ad alto debito dovrebbero limitare le spese "al di sotto della crescita del prodotto potenziale a medio termine". Per l'Italia, vuol dire limitare la crescita della spesa corrente al di sotto dello 0,4% del Pil. Bruxelles, dunque, ha riaccesso i fari sul rigore di conti: "Valuteremo di nuovo il rispetto dei criteri di deficit e debito in autunno e nella prossima primavera", ha spiegato, una sorta di avviso alla prudenza da tenere in mente fin da subito.

Dietro queste parole, si cela un'altra battaglia, quella sulla riforma del Patto di stabilità: Lindner e la sua collega dei Paesi bassi, la ministra Sigrid Kaag, hanno già messo le mani avanti. Il commissario Ue all'Economia, Paolo Gentiloni, ha dal canto suo ricordato che le "discussioni" sulla revisione del Patto sono in corso e che dopo l'estate Bruxelles presenterà la sua proposta. Se non dovessero sopraggiungere altri fattori esterni, il Patto dovrebbe tornare in vigore nel 2024. Riformato, o meno.

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