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Venerdì, 29 Marzo 2024
Energia

I primi Paesi europei a "disconnettersi" dal gas russo

Facevano parte dell'Unione sovietica, oggi sono membri dell'Ue e della Nato: gli Stati baltici stanno guidando la corsa all'indipendenza energetica da Mosca

Mentre a Bruxelles si discute ancora se sanzionare o meno il settore energetico russo, ai confini orientali dell'Unione europea c'è chi ha già deciso di interrompere le importazioni di gas dalla Russia: Lituania, Lettonia ed Estonia hanno annunciato di aver chiuso i gasdotti in risposta all'aggressione di Mosca in Ucraina. 

"Se c'erano ancora dubbi sul riporre o meno fiducia nelle forniture dalla Russia, l'attualità ci mostra chiaramente che non possiamo", ha affermato Uldis Bariss, amministratore delegato di Conexus Baltic Grid, la società che gestisce la rete del gas nei tre Stati baltici, un tempo parte dell'Unione sovietica, e oggi nell'Ue e nella Nato. Un po' il percorso che sognano oggi di fare a Kiev.

"Dal primo aprile il gas naturale russo non scorre più in Lettonia, Estonia e Lituania", ha detto Bariss spiegando che per il momento la rete viene alimentata da riserve di gas immagazzinate sottoterra in Lettonia. Il presidente lituano Gitanas Nauseda ha invitato il resto dell'Ue a seguire l'esempio del Baltico. "Anni fa il mio Paese ha preso decisioni che oggi ci consentono di rompere senza dolore i legami energetici con l'aggressore - ha spiegato a Sky News - e possiamo farlo noi, lo può fare anche il resto d'Europa". Nausėda ha affermato di comprendere che altri Paesi dell'Ue "abbiano bisogno di più tempo per rompere i propri legami energetici con la Russia". Ma ha aggiunto che a suo avviso l'Europa non potrà tornare al "business as usual" con la Russia dopo quanto sta succedendo in Ucraina. "L'atteggiamento dell'Europa nei confronti della Russia sta cambiando radicalmente", ha affermato su Twitter.

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