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Venerdì, 29 Marzo 2024
Economia

Nucleare e auto a benzina: è scontro tra Francia e Germania

Parigi si oppone al tentativo di Berlino di salvare il motore a combustione con gli e-fuel. Il governo tedesco replica bloccando l'inserimento dell'atomo tra le fonti per l'idrogeno verve

Da un lato, la richiesta di inserire il nucleare tra le fonti verdi per la produzione di idrogeno. Dall'altro, lo stop alla fine del motore a combustione entro il 2035. È su questi due temi che a Bruxelles si sta consumando l'ultimo scontro tra i due big dell'Ue, Francia e Germania. Per entrambi, la posta in palio è altissima, non solo economica, ma anche identitari: per Parigi, in gioco c'è il futuro dell'atomo transalpino, perno del suo assetto energetico, mentre Berlino sta difendendo con i denti la delicata transizione del suo settore auto, cercando di salvare la tecnologia che ne ha decretato il successo su scala globale.

Lo scontro

Nelle chiuse stanze di Bruxelles, si dice che il livello dello scontro è sempre più alto. Anche se i suoi protagonisti cercano di gettare acqua sul fuoco a mezzo stampa: "Sono un sostenitore del compromesso franco-tedesco permanente, ma anche della trasparenza nelle nostre relazioni. Quando abbiamo un disaccordo, non lo nascondiamo, lavoriamo per superarlo", ha detto a Politico il ministro dei trasporti francese Clément Beaune. 

La contesa è emersa soprattutto dopo che la Germania, con una mossa inusuale, si è rimangiata l'accordo tra Stati, Commissione e Parlamento europeo per vietare la vendita di auto e furgoni a benzina e diesel entro il 2035. Il lungo iter legislativo sembrava conclusosi a dicembre, quando i governi Ue diedero l'ok finale al bando. A quel punto, mancava solo la firma finale del Consiglio degli Stati membri, attesa per inizio marzo. Ma Berlino, contando soprattutto sul sostegno dell'Italia, ha cambiato idea all'ultimo minuto: la Germania chiede di mantenere in vita non tanto l'uso di benzina e diesel per le auto, quanto la tecnologia del motore a combustione, su cui si fonda una filiera che dalle grandi case automobilistiche tedesche arrivano fino alle componenti prodotte dal tessuto di Pmi nostrane.

La tecnologia e-fuel

La chiave di volta per ottenere il salvataggio del motore a combustione è, per Berlino, l'e-fuel, un carburante sintetico che viene promosso dai suoi sostenitori come più sostenibile rispetto ai derivati del petrolio. La Germania chiede che la Commissione presenti una strategia chiara per lo sviluppo di questa tecnologia, da affiancare a quelle per l'elettrificazione dei trasporti. Senza questo "allegato" al regolamento sulle auto a benzina e diesel, il governo di Olaf Scholz, composto anche dal partito dei Verdi, non intende dare il via libera alla nuova normativa. 

La Francia ha condannato pubblicamente la retromarcia tedesca: "Economicamente è incoerente, industrialmente è pericoloso, non è nel nostro interesse nazionale, non è nell'interesse dei nostri produttori nazionali e soprattutto non è nell'interesse del pianeta", ha detto il ministro Bruno Le Maire. Con Parigi, sono dello stesso avviso i governi di Spagna, Belgio, Svezia, Danimarca, Irlanda e Paesi Bassi. Mentre al Parlamento europeo crescono le pressioni perché la presidente Roberta Metsola condanni pubblicamente la giravolta di Berlino, che ha prima firmato e poi bloccato un accordo negoziato dopo anni di trattative. 

Nucleare "verde"

La Germania, però, tira dritto. E ha controreplicato a Parigi attaccandola su uno dei suoi asset più cari, il nucleare. La Francia sta chiedendo da tempo di inserire l'energia atomica tra quelle prioritarie per la transizione dell'Europa. Lo ha fatto, senza successo per il momento, in occasione del Net zero industry act, il piano della Commissione europea che ha delineato le 8 fonti energetiche e tecnologie su cui convergeranno gli investimenti per rendere l'industria del blocco a zero emissioni. E lo sta facendo per dare all'idrogeno a base nucleare un ruolo più importante nel raggiungimento degli obiettivi dell'Ue in materia di energie rinnovabili.

Contro quest'ultima battaglia di Parigi, la Germania si è schierata formalmente con una lettera alla Commissione europea, siglata anche da Austria, Danimarca, Irlanda, Lussemburgo, Portogallo e Spagna. "Condividiamo l'opinione che la produzione e l'uso di idrogeno a basse emissioni di carbonio e combustibili a basse emissioni di carbonio (ossia il nucleare, ndr) non dovrebbero essere incentivati ​​attraverso una direttiva sulla promozione delle energie rinnovabili", si legge nella lettera. 

Sul nucleare, Berlino sta lanciando messaggi contrastanti: dopo aver rinviato lo spegnimento degli ultimi suoi reattori in seguito alla guerra in Ucraina e alla crisi energetica, il governo Scholz è sembrato meno rigido nell'opporsi alle richieste francesi. Ma adesso, è tornato a alzare il muro anti-atomo. Una mossa che potrebbe essere mirata a ottenere il via libera della Francia agli e-fuel.  

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