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Venerdì, 19 Aprile 2024
Crisi energetica / Francia

Oltre 3 milioni di italiani senza luce: perché la crisi del nucleare in Francia ci riguarda da vicino

Metà degli impianti sono fermi per manutenzioni, e i lavori di ripristino procedono a rilento. Bloccando anche l'export di elettricità verso i Paesi vicini

I lavori di riparazione di 3 dei 12 reattori spenti a maggio dopo la scoperta di preoccupanti crepe sono stati ultimati in questi giorni. Ma le buone notizie per il nucleare francese, un tempo punta d'orgoglio della potenza energetica transalpina, finiscono qui: il resto delle manutenzioni in corso sta prendendo più tempo di quanto preventivato, e le tensioni sindacali all'interno di Edf, il gigante di Stato dell'atomo, potrebbero aggiungere altre complicazioni alla produzione. L'azienda ha assicurato che entro il prossimo gennaio, tutti i reattori attualmente spenti per lavori, circa la metà dell'intero parco nucleare, torneranno attivi. Ma è un ottimismo che in pochi, in Francia, condividono. Nei prossimi mesi, i tagli all'elettricità immessa nelle rete "non sono esclusi", ha detto il gestore delle rete transalpina Rte nel suo ultimo rapporto, tanto più se l'inverno sarà particolarmente rigido e il piano di "sobrietà energetica" per ridurre i consumi privati lanciato da Macron non dovesse avere successo. Il che è una brutta notizia non solo per i francesi, ma anche per l'Italia.

Stretta sull'export

Già perché almeno fino a questo inverno, gli storici rifornimenti di elettricità della Francia ai suoi vicini sono pressoché annullati. Se fino al 2021, tra export e import, Parigi riversava su Italia, Svizzera, Spagna, Regno Unito e Paesi del Nord oltre 43 terawattora di elettricità, nel 2022 il saldo sarà negativo: da primo esportatore netto dell'Ue, il Paese transalpino è diventato un importatore netto. Gli ultimi dati di Rte certificano che questo trend vale anche per l'asse Parigi-Roma: fino all'anno scorso, abbiamo importato mediamente circa 18 TWh di elettricità dai cugini d'Oltralpe, più o meno la quantità di energia necessaria per soddisfare i consumi annuali di 3,5 milioni di italiani. Nel 2022, la bilancia tra import ed esport dovrebbe essere decisamente inferiore (ma sempre in positivo per noi). Cosa succederà se i reattori non tornano a pieno regime e l'impatto del freddo sui consumi dovesse superare anche i più generosi sforzi di sobrietà dei francesi?

elettricita francia export-2

Che tutto dipenda dal nucleare è palese: l'atomo ha soddisfatto mediamente il 70% dei consumi elettrici della Francia. Prima della pandemia, la produzione si aggirava in media sui 400 TWh all'anno, per il 2022, secondo Edf, dovrebbe raggiungere una forbice tra i 280 e 300 TWh. La causa sono problemi strutturali e finanziari che si trascinano da tempo, uniti a manutenzioni programmate che sono arrivate giusto nel pieno di una crisi energetica come quella che stiamo vivendo. 

La crisi nucleare

Che il parco nucleare transalpino fosse vecchio, lo si sapeva da anni. Ma a fine 2021 si è scoperto che anche i reattori più recenti non se la passavano bene: il primo allarme è arrivato dall'impianto di Civaux, dove i tecnici di Edf hanno riscontrato alcune crepe profonde 3 millimetri. Questo problema ha un nome, "corrosione da stress". Nonostante le piccole dimensioni del difetto, si tratta di "un fenomeno grave", perché situato all'interno del reattore, ha spiegato il presidente dell'Autorità per la sicurezza nucleare transalpina, Bernard Doroszczuk, durante un'audizione al Parlamento lo scorso maggio. Da qui, la decisione di fermare tutti i 12 reattori che sono stati costruiti sul modello di quello di Civaux in attesa di verifiche approfondite. "Il trattamento di queste anomalie richiederà diversi anni", aveva avvertito Doroszczuk. Ma evidentemente i tecnici di Edf hanno trovato un modo più rapido per farvi fronte, e i primi 3 reattori chiusi sono stati riparati in questi giorni. Per gli altri, si temono però tempi più lunghi. 

A complicare le cose lo stato delle casse di Edf: gravata di un debito che nel 2021 ha raggiunto i 42,3 miliardi di euro, a inizio marzo la società ha annunciato un calo di 26,2 miliardi di euro del margine operativo lordo per il 2022 dovuto da un lato all'aumento del volume di elettricità venduta a basso costo per "ragioni di Stato" (ossia per contrastare il rialzo dei prezzi del gas), e dall'altro, al calo della produzione nucleare per i reattori fermi, attualmente 23 su 56. In reatà, Edf si trascina anche investimenti non proprio virtuosi fatti nel passato, anche recente. Il caso più eclatante sono i nuovi reattori della centrale di Flamanville: lanciati nel 2006, dovevano essere pronti nel 2012 e costare 3,3 miliardi. Oggi, i lavori sono ancora in corso e il prezzo dell'operazione ha superato i 12 miliardi, quasi quattro volte la cifra preventivata inizialmente.

Dinanzi a questo quadro cupo, il presidente Macron ha deciso di intervenire: ha allungato di 10 anni la vita delle centrali più vecchie con una serie di manutenzioni straordinarie che graveranno sulla produzione anche nei prossimi anni, e ha annunciato 6 nuovi reattori. Il costo totale si aggirerebbe sui 100 miliardi secondo stime fatte da Edf e governo. Per la Corte dei conti transalpina e altri esperti di settore, gli investimenti necessari sarebbero in realtà ben più alti. A ogni modo, Macron vuole andare avanti e in questi giorni ha concretizzato l'intenzione, più volte annunciata negli anni, di riportare Edf interamente nelle mani dello Stato, mettendo alla porta i privati, che attualmente detengono il 16% delle azioni. Anche questa operazione ha un costo: 10 miliardi di euro. 

I rischi per l'inverno

Parliamo chiaramente di investimenti che riguarderanno il futuro dell'atomo francese. Nell'immediato, c'è da affrontare l'inverno. Parigi ha fatto il pieno di gas, ma perché la rete elettrica non entri in stato di allerta occorrono una serie di condizioni. Innanzitutto, le temperature non siano troppo rigide: 
“Per semplificare, ogni volta che la temperatura scende di un grado in inverno, sono necessari altri 2,5 GW (di potenza, ndr), ovvero circa 2 reattori nucleari - dice Emeric de Vigan della società di consulenza Kepler a Marianne - In passato, è stato stimato che la stato di allerta (in Francia, ndr) scatta quando le temperature scendono di 5 o 6 gradi al di sotto della media stagionale. Quest'anno, dato lo stato del parco (nucleare, ndr), c'è il rischio di problemi già con temperature di 2 gradi al di sotto il normale".

L'ultimo report di Rte conferma le preoccupazioni: nel documento, si citano anche le preoccupazioni per il rischio di non poter contare sul supporto dei vicini, come Germania o la stessa Italia, a causa dei problemi di approvvigionamento di gas. Ecco perché gli esperti di Rte invitano i francesi a ridurre i consumi elettrici di almeno il 5% in inverno. Nello scenario "più estremo", però, i tagli dovrebbero essere ben più sostenuti, anche del 15%. In questo scenario estremo, i flussi di elettricità verso l'Italia, già ridotti, potrebbero ridursi a zero. Non a caso, nelle scorse settimane, Repubblica aveva riportato la notizia, poi smentita, che la Francia potrebbe sospendere per due anni l'export energetico verso il nostro Paese. Forse non succederà, ma il rischio non è poi così lontano.

 

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