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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Tecnologia

L'Europa punta sui chip: 50 miliardi per raddoppiare la produzione entro il 2030

A Bruxelles raggiunto l'accordo su fondi per la ricerca e aiuti di Stato. Germania e Francia guidano la corsa. In Italia, occhi sulla Sicilia

L'Europa rilancia la corsa ai microchip: a Bruxelles è stato raggiunto l'accordo tra governi, Commissione e Parlamento Ue per investire circa 50 miliardi di euro di fondi pubblici e privati che dovrebbero portare a raddoppiare la produzione attuale nel continente, oggi relegata al 9% di un mercato globale dominato dai Paesi asiatici e dagli Stati Uniti.

Ridurre la dipendenza

Prima la 'tempesta perfetta' durante la pandemia nel 2020, quando una seria di problemi tra Texas, Giappone e Taiwan, combinati con i lockdown, portarono a una carenza di forniture di semiconduttori che bloccò interi settori industriali, come quello automobilistico. Adesso, le nubi intorno a Taiwan, uno dei maggiori produttori mondiali di microchip. Fattori che hanno reso urgente per l'Europa rimettere mano al portafogli per crearsi una riserva made in Eu di questi componenti sempre più essenziali per la doppia transizione digitale e ecologica.

Il Chips act

Il cosiddetto Chips act lanciato da Bruxelles prevede una serie di misure intese a portare la quota dell'Ue nella catena del valore globale dei semiconduttori al 20% entro il 2030. Il pacchetto prevede l'allentamento delle regole sugli aiuti di Stato per consentire maggiori sovvenzioni governative per strutture avanzate di chip, un bilancio Ue dedicato alla ricerca e allo sviluppo di microchip, e strumenti per monitorare potenziali carenze di approvvigionamento.

"Questo ci consentirà di riequilibrare e proteggere le nostre catene di approvvigionamento, riducendo la nostra dipendenza collettiva dall'Asia", ha affermato il commissario per il mercato interno Thierry Breton. Da un punto di vista degli investimenti, l'Unione europea si impegna a versare 6,2 miliardi di euro in ricerca e sviluppo: di questi, poco più della metà, 3,3 miliardi, saranno ricavati dal bilancio Ue. Il resto proverrà dai fondi nazionali.

I nuovi impianti

La parte più corposa degli investimenti riguarderà invece la collaborazione tra governi e privati, che insieme dovrebbero stanziare nei prossimi anni un pacchetto complessivo da 43 miliardi. L'allentamento delle norme sugli aiuti di Stato è mirato a sbloccare le risorse dei Paesi Ue con più margini di bilancio, in primis Germania e Francia. Del resto è proprio in questi Stati membri che alcuni giganti internazionali dei chip come le statunitense Intel e GlobalFoundries, e l'italo-francese StMicroelectronics hanno annunciato la costruzione di nuove fabbriche.

Per Intel, per esempio, si parla di un maxi investimento da 17 miliardi nello stato tedesco di Sachsen-Anhalt. Anche la Tmsc, con sede a Taiwan, leader mondiale nella produzione di chip più avanzati, starebbe prendendo in considerazione un investimento in Europa, secondo quanto scrive Politico. In Italia, StMicroelectronics ha da poco annunciato un investimento da 292,5 milioni di euro nel centro di produzione grazie allo stanziamento di aiuti di Stato da Roma.

Il Chips act europeo è la risposta anche a l'iniziativa da 52 miliardi di dollari lanciata dagli Stati Uniti, dove sono già in fase avanzata i lavori per l'ampliamento degli impianti di produzione.

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