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Martedì, 23 Aprile 2024
La tempesta perfetta

L'incubo di una nuova crisi bancaria piomba sull'Ue: "Italia ratifichi Mes"

Il tonfo di diversi istituti europei preoccupa Bruxelles. Salta la conferenza finale del vertice, mentre l'Eurogruppo chiede al governo di Giorgia Meloni di sbloccare la riforma del meccanismo di stabilità

L'ordine è di professare tranquillità. Ma a Bruxelles l'incubo di una nuova crisi bancaria comincia a farsi strada: anche oggi, importanti istituti europei, come la Deutsche bank, hanno perso terreno in borsa, mentre i leader dei 27 Stati membri e i vertici di Bce e Eurogruppo si sono incontrati in occasione del summit Ue per fare il punto della situazione. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha deciso di annullare la consueta conferenza stampa di fine summit, in cui si sarebbe affrontato proprio il nodo banche. Una decisione che potrebbe essere il segno del nervosismo crescente intorno al futuro prossimo dell'economia del continente. Tanto più che diversi analisti avvertono sulle lacune ancora presenti nell'assetto europeo anticrisi, compreso il nuovo Mes, la versione aggiornata del meccanismo di stabilità che è ancora in stand by per la mancata ratifica da parte dell'Italia.

Pressioni sul Mes

Non è un caso che, al suo arrivo al summit, il presidente dell'Eurogruppo Pascal Donohoe abbia lanciato un chiaro messaggio alla premier Giorgia Meloni, da sempre un'avversaria senza se e senza me del Mes, accusato di essere la lunga mano dell'austerity: "È molto importante che andiamo avanti con la piena ratifica della riforma del Meccanismo europeo di stabilità", ha detto Donohoe. "Abbiamo bisogno di garantire che il Fondo di risoluzione unico abbia il sostegno necessario nel futuro, in particolare per il periodo dal 2024 in avanti, in modo da assicurare che se ci saranno difficoltà bancarie non chiediamo ai contribuenti nazionali di pagare", ha spiegato il presidente dell'Eurogruppo. "Nell'Ue abbiamo un quadro forte di risoluzione che affronta le difficoltà emergenti facendo tutto il possibile per proteggere i contribuenti. Per questo, uno dei prossimi passi che dobbiamo prendere è assicurare che il legame tra il Mes e il Fondo di risoluzione unico sia in funzione dal primo gennaio 2024", ha aggiunto.

Il fondo di risoluzione

Il Fondo di risoluzione unico è lo strumento creato dall'Ue dopo l'ultima grande crisi bancaria che rischiò di mandare in default un pezzo d'Europa, Italia compresa. Il succo di questo strumento è evitare che il peso di eventuali salvataggi bancari pesi sulle spalle dei bilanci pubblici degli Stati, e quindi dei contribuenti. A finanziare il fondo è esclusivamente il settore bancario europeo. Questo strumento, però, è strettamente connesso con il Mes: senza la ratifica della riforma, il Fondo di risoluzione unico non avrebbe "le spalle coperte", ossia non avrebbe un "paracadute" capace di rassicurare i mercati nel caso in cui il Fondo stesso (che a oggi ammonta intorno ai 66 miliardi) dovesse bastare a placare eventuali crisi. 

Depositi e Svb

Lo stallo sulla riforma del Mes, che sarebbe dovuta diventare operativa già a fine 2022, viene visto poi come una delle cause dei mancati progressi su altri strumenti anticrisi dell'Ue. La cosiddetta Unione bancaria, ossia l'insieme delle misure elaborate dall'Europa per non ritrovarsi di nuovo a leccarsi le ferite lasciate dalla crisi del debito sovrano del 2012, prevede anche la creazione dell'Edis, un fondo europeo che garantisca i depositi bancari dei risparmiatori. Anche questo doveva essere operativo già l'anno scorso, ma a giugno i ministri delle Finanze del blocco hanno di fatto sospeso i negoziati.

In tutto questo, anche sbloccando la riforma del Mes, gli analisti temono che il binomio fondo di risoluzione-meccanismo di stabilità possa risultare insufficiente. Una delle debolezze sarebbe legata al fatto che questo scudo protettivo non è stato ancora allargato alle banche di piccola e media dimensione. Lo ha sottolineato anche il presidente dell'Eurogruppo. In sostanza, un caso come quello di Svb, la banca regionale statunitense il cui crollo ha fatto scattare le turbolenze in corso (insieme a Credit Suisse), richiederebbe in Europa di nuovo l'esborso di soldi pubblici. 

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