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Venerdì, 29 Marzo 2024
Le conseguenze della guerra

Ora è la Germania a chiedere la solidarietà dell'Italia (e dell'Ue)

Da marzo, Berlino è in trattativa con Roma per un accordo di mutua assistenza sull'energia. Sullo sfondo lo stop alle forniture della Russia e il price cap di Draghi

Durante la crisi dei migranti, e ancora di più con quella del Covid-19, a Bruxelles i Paesi del Sud hanno cercato, e ottenuto, la solidarietà della Germania, non senza estenuanti negoziati politici e concessioni. Non è passato molto da quando i cosiddetti frugali guidati da Berlino si risolsero a mettere mano al portafogli e a dare il loro ok al Recovery fund. Adesso, però, le parti sembrano invertite: come scrivono i principali quotidiani tedeschi, la Germania chiede oggi la solidarietà del resto dell'Ue, anche dell'Italia. E la ragione è la sempre più preoccupante crisi del gas.

Le debolezze tedesche

Dinanzi alla minaccia di uno stop totale delle forniture dalla Russia, infatti, la Germania si sta scoprendo debole sul fronte della sicurezza energetica: gli unici approvvigionamenti diretti di gas arrivano dai giacimenti russi, mentre gli sforzi di assicurarsi più scorte possibili di gas naturale liquefatto si stanno scontrando con l'assenza di infrastrutture per il gnl (il primo terminale portuale tedesco è in fase di costruzione) e con i limiti di questo mercato. Anche la riduzione dei consumi da parte dell'industria non basteranno, se Mosca chiuderà i rubinetti: le imprese stanno facendo già il possibile, ma secondo uno studio del think tank Bruegel, senza il gas russo Berlino dovrà ridurre la sua domanda di gas entro la fine dell'anno di ben il 29%. Quasi il doppio della media Ue, e il triplo dell'Italia.  

Ecco perché il governo tedesco sta "lavorando alacremente per concordare accordi di solidarietà per un approvvigionamento sicuro di gas di emergenza", scrive il quotidiano Faz. "Vogliamo chiuderli con tutti i Paesi europei, nostri vicini diretti, ma anche oltre, come con l'Italia", ha detto il ministro dell'Economia Robert Habeck durante una visita in Repubblica Ceca e Austria. Questi accordi sono previsti da un regolamento che l'Unione europea ha deciso di mettere in campo nel 2018, sulla scorta dell'invasione russa in Crimea. Ma anche memore di quanto accaduto nel 2009 in Croazia.

Il precedente croato

Nel gennaio di quell'anno, la Russia aveva interrotto il transito del gas attraverso l'Ucraina e i governi europei sono stati presi dal panico. "Poiché tutti prestavano attenzione solo alla propria fornitura - racconta il quotidiano Handelsblatt - la Croazia è stata tagliata fuori. Il Paese ha chiuso fabbriche e centri commerciali per non mettere in pericolo l'approvvigionamento delle abitazioni private". Zagabria avrebbe potuto evitare il caos grazie al gas promesso dalla Francia: ma a quanto pare, bisognava passare dall'Italia, che in quel momento aveva limitato i flussi del suo collegamento verso la Slovenia, e da qui alla Croazia.

Il precedente spiega bene quanto il mercato energetico sia interconnesso, e quanto anche un singolo nodo della rete, unito agli egoismi nazionali, possa creare gravi strozzature per un singolo Paese. È quello che oggi teme la Germania. Del resto, dinanzi all'emergenza si pensa prima a casa propria: lo si è visto con lo scoppio del Covid, quando alcuni Stati (tra cui la stessa Germania) bloccarono l'invio di materiale sanitario a chi ne aveva in quel momento più bisogno, ossia l'Italia. Berlino vuole evitare uno smacco al contrario. 

La solidarietà

A oggi, senza la Russia, il Paese dipende dal funzionamento dei terminali gnl in Belgio e Francia e dal continuo flusso di gas proveniente da Norvegia, Paesi Bassi e Italia. Il problema è che anche questi Stati a loro volta dovranno fare i conti con una situazione di emergenza. La Francia, per esempio, ha dovuto rivedere al ribasso la sua produzione nucleare dopo che diverse centrali sono state chiuse per manutenzioni e guasti improvvisi, e potrebbe trovare difficile condividere le sue riserve di gas, sia per problemi di connessione ovest-est, sia perché tali riserve fanno per lo più affidamento sulle navi di gnl di cui adesso anche Berlino ha bisogno. Anche su fronte nord-est (Norvegia e Paesi Bassi) ci sono diversi rischi che potrebbero compromettere la ricerca di alternative da parte della Germania.

Ecco perché l'Italia sta diventando sempre più centrale: per quanto abbia il secondo tasso di dipendenza da Mosca dopo Berlino, negli anni il Belpaese ha saputo porre le basi per diversificare i suoi rifornimenti di gas: il nuovo Tap con l'Azerbaigian, l'aumento dei flussi dall'Algeria (che nel 2022 dovrebbero superare quelli dalla Russia anche senza stop alle forniture di Mosca), ma anche i diversi terminali gnl che stanno lavorando a pieno ritmo. Senza dimenticare la capacità di stoccaggio, seconda solo a quella tedesca. 

Inoltre, l'Italia è inserita negli unici due progetti di gasdotti inseriti dall'Ue nell'elenco delle opere infrastrutturali prioritarie (i Pic), ossia EastMed e Melita.  "Per quanto riguarda l'Italia, l'attività di diversificazione e stoccaggio (di gas, ndr) è piuttosto buona, anche migliore della media", ha detto il commissario Ue all'Economia, Paolo Gentiloni, presentando le ultime previsioni economiche sull'Eurozona, dove l'Italia è l'unico Paese con una stima di crescita in rialzo nel 2022. "La diversificazione delle fonti è una grande sfida, e l'Italia ha il grande vantaggio di avere più opzioni rispetto ad altri", ha aggiunto Gentiloni.

L'accordo con l'Italia

Come dicevamo, per impedire che sul gas si realizzino casi come quello della Croazia, l'Unione europea ha varato un regolamento che prevede la stipula di accordi di solidarietà bilaterali tra gli Stati membri. A oggi, però, tali accordi sono appena 7: la Germania ne ha in vigore 2 (Austria e Danimarca), l'Italia uno con la Slovenia. Stipulare un accordo di mutuo soccorso non è una passeggiata. L'industria tedesca si aspettava che Germania e Italia firmassero un accordo già a marzo, ma i negoziati per definire i dettagli si stanno prolungando. L'intesa definitiva dovrebbe arrivare in autunno.

Le lungaggini, però, non sembrano rassicurare il settore energetico tedesco.  "La vera paura che ho è che la solidarietà europea subisca uno stress significativo se non la risolviamo prima che la situazione si realizzi", ha detto Markus Krebber, amministratore delegato di Rwe, utility energetica tedesca. "Non sono così preoccupato dal fatto che non riusciamo a trovare un accordo, ma è meglio discutere delle procedure di emergenza quando hai ancora tempo e non quando la casa è in fiamme", ha aggiunto al Financial Times, senza specificare se riferisse a tutti i Paesi Ue o a uno in particolare.

Come ha sottolineato il ministro Habeck, l'accordo di solidarietà con l'Italia è importante per la futura sicurezza energetica di Berlino. Roma lo sa, e potrebbe giocarsi qualche carta a Bruxelles sui dossier che vedono Germania e Italia non proprio in linea. Uno, per esempio, è il tetto ai prezzi del gas, proposto da Draghi, ma stoppato dai governi tedesco e olandese. Ma c'è anche il cosiddetto Recovery fund 2.0, ossia nuovi eurobond per finanziare i contraccolpi dell'inflazione su imprese e famiglie. I negoziati sono aperti, e dipenderanno anche da se e come la Russia attuerà la sue stretta sul gas. Se le peggiori previsioni dovessero avverarsi, l'Italia potrà tirare acqua al proprio mulino, ma fino a un certo punto: la nostra manifattura è legata a quella tedesca, e se la produzione cala in Germania, i contraccolpi li pagheranno anche le imprese tricolore.  


 

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