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Mercoledì, 24 Aprile 2024
L'opposizione / Grecia

No alla riduzione del consumo di gas, si allarga il fronte dei contrari al piano Ue

Dopo la Spagna anche Grecia e Portogallo si oppongono al target del 15 percento e diversi altri governi sono perplessi per un intervento ritenuto vantaggioso per la Germania

Il piano della Commissione europea, che chiede agli Stati membri di ridurre i consumi di gas del 15 per cento, già a partire dal mese prossimo, non è stato accolto esattamente con una ovazione da parte dei governi degli Stati membri. Dopo il no della Spagna di ieri, altri due Paesi oggi hanno espresso pubblicamente la loro contrarietà, il Portogallo e la Grecia, e a quanto pare diversi altri esecutivi pure stanno mostrando perplessità.

Il Portogallo è "assolutamente contrario" alla proposta di Bruxelles, pensata per far fronte alla crisi causata dalla guerra in Ucraina e a possibili interruzioni delle forniture da parte della Russia di Vladimir Putin, perché è "sproporzionata" e "insostenibile", ha dichiarato il Segretario di Stato per l'Ambiente e l'Energia portoghese, Joao Galamba, parlando alla stampa nazionale. Il piano presentato ieri dalla Commissione Ue "non tiene conto delle differenze tra i Paesi" e "ignora che il Portogallo non ha interconnessioni con il resto d'Europa", ha evidenziato Galamba.

E anche Atene ha espresso, in via di principio, la sua contrarietà al pacchetto, ha affermato un portavoce del governo, nel giorno in cui l'autorità nazionale sull'energia ha reso pubblico il suo piano per far fronte a un eventuale taglio delle forniture russe. In precedenza il ministro dell'Energia Kostas Skrekas aveva ricordato che il 70% del gas naturale importato dalla Grecia viene utilizzato per generare elettricità, il che significa che eventuali tagli colpirebbero famiglie e imprese.

E i dubbi sulla proposta di regolamento si estenderebbero anche ad altri Paesi, come Olanda e Irlanda. Il taglio del 15 per cento a tutti è ritenuto essere vantaggioso solo per la Germania, la nazione che più avrebbe problemi in caso di una nuova (e magari definitiva) chiusura del flussi di Gazprom, flussi che proprio oggi sono ricominciati. E anche il meccanismo delle aste per incentivare il passaggio dal gas ad altre fonti energetiche con compensazioni pubbliche è una misura contenuta nel piano che il governo di Olaf Scholz aveva presentato a fine giugno.

Ma nel mirino dei Paesi scettici c'è anche il meccanismo che permette alla Commissione di dichiarare lo stato di allerta e che diverse capitali vorrebbero invece fosse a capo del Consiglio Ue. Nel testo sono previste alcune eccezioni al target del 15% per Spagna e Portogallo, motivate dal fatto che i due Paesi non sono connessi a livello energetico al resto dell'Ue e questa stessa deroga potrebbe essere richiesta anche da altre nazioni.

Dodici Stati membri hanno già visto le loro forniture di gas russe parzialmente o completamente tagliate. In risposta, l'Ue si è già impegnata a riempire le capacità di stoccaggio del gas almeno per l'80% prima del primo novembre, ma cresce la preoccupazione che sarà un compito difficile poiché la Russia fornisce il 40 per cento del gas importato dal blocco e quell'infrastruttura per ricevere il gas naturale liquefatto manca il gas da fonti alternative. Il nuovo piano di Bruxelles sarà sul tavolo di due riunioni degli ambasciatori dei 27 (Coreper), previste venerdì e lunedì, prima del Consiglio Affari Energia di martedì. Per la sua approvazione occorre la maggioranza qualificata, ovvero il sì del 55% dei Paesi membri dell'Ue e del 65% della popolazione europea rappresentata in Consiglio.

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