La Francia allunga di 10 anni la vita delle sue centrali nucleari
L'annuncio del presidente Macron, che ha promesso la costruzione di altri 6 nuovi reattori. Ma la Corte dei conti solleva dubbi su tempi e costi
La Francia punta di nuovo con decisione sul nucleare annunciando la costruzione di sei nuovi Epr e l'avvio di uno studio per altri otto. "Accanto agli sforzi storici che intendiamo portare avanti sulle rinnovabili dobbiamo ricucire il filo con la grande avventura del nucleare civile in Francia", sottolinea il presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, che in passato era sembrato orientato più sulla strada di una riduzione del nucleare, salvo poi cambiare idea di recente e condurre una battaglia in Ue, finora vittoriosa, per far rientrare tale fonte nella tassonomia verde, e accedere ai sempre più lauti fondi di investimento green.
I costi dell'operazione
Una mossa necessaria, anche perché il piano del presidente (in piena corsa per la riconferma) è più che ambizioso e richiederà tanti soldi: la Corte dei conti di Parigi ha stimato che il piano dell'Edf (il gigante dell'energia francese che costruirà i 6 nuovi reattori) richiederà almeno 46 miliardi di euro. Senza contare i tempi: l'inizio del cantiere del primo Epr2 su sei annunciati "ci sarà nel 2028 per un avvio del primo reattore nel 2035". Ma anche qui la Corte dei conti ha sollevato qualche dubbio, sottolineando la “incertezza sulla capacità di costruire una nuova flotta di reattori in tempi ragionevoli e a costi ragionevoli”
Il motivo è che l'Epr2, per quanto aggiornato e migliorato, deriva sempre da quegli Epr che sono diventati un caso in Europa, tra ritardi anche decennali nella costruzione e spese lievitate fino a 7 volte le previsioni. Lo si è visto in Finlandia, ma anche e soprattutto nell'impianto dell'Edf a Flamanville in Francia, il cui terzo reattore comincerà a fornire energia 11 anni dopo quanto previsto in origine.
Il fallimento di Edf..
I tecnici dell'Edf giurano che i reattori Epr2 sono più semplici da costruire e non subiranno le stesse lungaggini e traversie. "Sei Epr2 saranno costruiti in Francia e avvieremo lo studio per altri otto Epr 2", ha annunciato Macron, comunicando nello stesso tempo il prolungamento della durata di vita delle centrali nucleari esistenti, che sono state costruite tra il 1978 e il 1999, e che dovrebbero godere di altri dieci anni di vita. "Chiaramente dove sarà possibile farlo in tutta sicurezza", ha aggiunto il capo dell'Eliseo. Dopo il disastro nucleare di Fukushima nel 2011, sottolinea Macron, "gli ultimi decenni sono stati segnati da molti dubbi sul tema del nucleare. La Francia non ha fatto la scelta di abbandonare il nucleare ma qualche dubbio c'è stato (anche dello stesso Macron, ndr). Ma ora è arrivato il momento giusto e sono riunite le condizioni per una rinascita del nucleare in tutta sicurezza".
"A chi dice che non abbiamo bisogno del nucleare - sottolinea Macron - dico di immaginare la Francia tra 30 anni: oggi abbiamo 8mila eoliche, è possibile raggiungere il numero di 40mila? E' possibile arrivare a 90 parchi eolici offshore quando nel nostro Paese ci abbiamo messo 10 anni per farne uno? La Francia senza il nucleare sarebbe totalmente dipendente e dovrebbe importare energia che emette Co2", ha ammonito, prima di promettere 50 parchi eolici offshore entro il 2050.
...e i fantasmi di Macron
La scelta di Belfort da parte di Macron non è stata casuale: come ricorda Politico, in questa area industriale c'è la fabbrica di componenti per i reattori nucleari che la francese Alstom vendette nel 2014 alla statunitense General electric. La vendita coincise più o meno con la nomina di Macron al ministero dell'Economia, e avrebbe dovuto salvaguardare i livelli occupazionali. Nei fatti, il passaggio di mano ha portato al taglio di centinaia di posti di lavoro, creando una polemica politica che ha inevitabilmente travolto il presidente.
A Belfort, Macron è arrivato subito dopo l'annuncio della decisione di Alstom di riacquistare la fabbrica dal gigante Usa. Una notizia che ha fatto gonfiare il petto al nazionalismo industriale transalpino e che il presidente spera possa cancellare una macchia che gli avversari politici hanno cavalcato in questi anni. Tanto più viste le imminenti elezioni.