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Martedì, 19 Marzo 2024
La misura

L'Europa ora teme il price cap sul gas: stabilità finanziaria a rischio

Il tetto scatterà a febbraio, ma gli esperti Ue avvertono: finora non ha avuto effetti sui prezzi e potrebbe comportare una crisi di liquidità

Il tetto al prezzo del gas è stato adottato dai governi dell'Unione europea per frenare i rincari delle bollette. Ma per gli esperti della stessa Ue potrebbe essere inutile allo scopo, e, quel che è peggio, comportare un'instabilità finanziaria che graverebbe sulle casse pubbliche. E sui contribuenti. È l'avvertimento lanciato da due enti europei, l'Agenzia Ue per la cooperazione fra i regolatori nazionali dell'energia (Acer), e l'Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (Esma). 

Il price cap

Il price cap entrerà in vigore a febbraio e, secondo l'accordo raggiunto a Bruxelles dopo mesi di estenuanti trattative (e a fronte della ferma opposizione di Germania Olanda) scatterà se i prezzi del gas scambiato al Ttf di Amsterdam (l'indice di riferimento per il gas del blocco) supereranno i 180 euro per megawattora per tre giorni. Attualmente, i prezzi viaggiano sui 70 euro per megawattora, lontanissimi dai picchi raggiunti in estate. Per qualche osservatore il merito di questo calo sarebbe proprio del price cap: è bastato minacciare il tetto per frenare le speculazioni e riportare gli operatori di mercato a più miti consigli. Ma per Acer e Esma, la misura, fortemente sostenuta dall'Italia, non avrebbe alcun merito sull'andamento dei prezzi, almeno finora.

Perché i prezzi calano

Stando ai rapporti preliminari delle due agenzie, pubblicati ieri, il tetto non ha avuto finora alcuna influenza sui mercati finanziari ed energetici. Il calo dei prezzi del gas di questi ultimi mesi, semmai, è dovuto a tendenze già presenti prima dell'adozione del regolamento che istituito il price cap: riduzione della domanda, inverno mite, stock pieni, reazione lenta dell'industria a fronte della riduzione dei prezzi. Acer ed Esma indicano comunque che finché il tetto non sarà operativo, è impossibile concludere con certezza il suo impatto sulle bollette.

I rischi per gli esperti Ue

Diverso invece il discorso sui rischi potenziali che si profilano all'orizzonte. L'Esma, per esempio, sostiene che che se i prezzi del gas si avvicinano al livello che farebbe scattare il limite, è probabile che i partecipanti al mercato cambino il loro comportamento per evitare di innescarlo o per prepararsi. "Mentre questo comportamento sembrerebbe razionale su base individuale, potrebbe innescare cambiamenti significativi e improvvisi del più ampio contesto di mercato, che potrebbero avere un impatto sul funzionamento ordinato dei mercati e, in definitiva, sulla stabilità finanziaria", scrive l'Esma. Anche l'Acer giunge alla stessa conclusione: gli operatori del mercato, per aggirare il tetto, potrebbero spostare le loro transazioni verso i cosiddetti contratti "over the counter" o su mercati del gas al di fuori dell'Ue. In altre parole, abbandonerebbero il Ttf, la borsa di Amsterdam, e si rivolgerebbero altrove, anche stipulando "contratti con maturità non coperte dal regolamento", ossia dal tetto, scrive sempre l'Acer.

Secondo le due agenzie Ue, uno dei maggiori rischi è che alla fine sul mercato europeo vi sia "una minore liquidità". Che, tradotto, vuol dire seri problemi per le società che vendono l'energia elettrica prodotta dal gas. Alcune, potrebbero minacciare di chiudere i battenti, come già successo in Germania e altri Paesi Ue durante questa crisi energetica. Berlino, per esempio, a dicembre ha stanziato 45,5 miliardi per salvare Uniper e Sefe (l'ex filiale tedesca di Gazprom). Soldi dei contribuenti a cui, stando ai rapporti di Esma e Acer, i governi Ue potrebbero dovere fare ricorso anche a causa del price cap.

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