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Giovedì, 18 Aprile 2024
Economia Finlandia

"Cestiniamo il Prodotto interno lordo. È un indicatore tossico"

L'appello di un'eurodeputata finlandese del centro-destra nel corso di una conferenza "anti-Davos", che ricerca nuovi modelli economici per un benessere sostenibile

Rinunciare al prodotto interno lordo come indicatore di riferimento dell'economia di una nazione. Per la precisione "buttarlo nell'immondizia", dato che si tratta di un "indicatore tossico". L'affermazione non è il sunto di uno slogan studentesco ma l'appello lanciato da una parlamentare del Partito popolare europeo (Ppe) nel corso di una partecipatissima conferenza dedicata alla ricerca di modelli economici alternativi per guidare la transizione europea.

La crescita basata su un modello capitalistico mostra da anni i suoi limiti. Con la crisi ambientale in atto, la sua insostenibilità è diventata ancora più evidente: diseguaglianza economica, catastrofi climatiche, salute globale che si sta erodendo e salute mentale dei lavoratori sotto una pressione eccessiva. Professori universitari, attivisti, economisti, deputati si sono dati appuntamento a Bruxelles per discutere di questi temi nel corso di una tre giorni di dibattiti battezzata Beyond Growth (Oltre la crescita). I partecipanti ai panel sono stati concordi nel ritenere essenziale una svolta nelle decisioni di politica economica, che influenzano la società nel suo complesso, e determinate da parametri troppo semplificati, che non tengono della complessità delle esigenze umane.

Sul banco degli imputati è finito in primo luogo il Prodotto interno lordo. Contro il Pil si è scagliata con forza Sirpa Pietikäinen, deputata finlandese del Parlamento europeo (Ppe) e co-organizzatrice della conferenza. "Bisogna gettare nell'immondizia il Prodotto interno lordo. È un indicatore tossico", ha affermato l'europarlamentare, ricordando: "Il Pil è un indicatore simbolico. Ce ne sono degli altri. Abbiamo cinque anni per agire e dobbiamo cambiare il nostro modello di vita".

Calcoli errati

Vari gli interventi degli esperti sulla stessa linea, che hanno evidenziato la necessità di accettare la complessità degli indicatori per evitare gli inganni creati da dati univoci, che nel riassumere eccessivamente finiscono con l'ignorare elementi fondamentali. E hanno messo in guardia da veri e propri "errori" di previsione e valutazione. "La banca centrale statunitense ha creato miliardi di dollari che nelle previsioni avrebbero dovuto contribuire all'inflazione, ma in realtà non c'è stata inflazione. È necessario un altro modello per calcolare l'impatto della creazione di moneta", ha affermato Gaël Giraud, economista francese e direttore di ricerca presso il Centro nazionale per la ricerca scientifica (Cnrs).

L'esperto ha messo in luce come sia stato calcolato erroneamente anche l'impatto del riscaldamento globale. "Secondo alcuni economisti l'aumento delle temperature di oltre tre gradi provocherè danni pari ad una perdita di 'appena' il 10% del Pil globale. I politici credono si basano su queste proiezioni e credono non ci sarà alcun crollo economico, ma altri calcoli mostrano nelle stesse condizioni una diminuzione del 19% del Pil".

Oltre ad errori di calcolo si tratta di capire quali elementi, oltre quelli economici, vadano integrati in un indicatore più complesso. Robert Costanza, professore presso l'University college of London ed esperto in ecologia dei sistemi, ha detto: "Siamo invischiati in una dipendenza da questi indicatori. Per liberarcene la nostra società ha bisogno di una vera e propria terapia e per farlo abbiamo bisogno di una visione condivisa del benessere", ha sostenuto il docente, che si occupa dell'intersezione tra economia, ambiente e società. "Voglio citare la frase 'tutti i modelli sono sbagliati, ma alcuni modelli sono utili', per sottolineare che più capiamo come funzionano le dinamiche reali più siamo in grado di creare un modello che ci permetta di raggiungere un benessere sostenibile".

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